La famiglia Hofer

15.

Si guardò intorno. La villa era un totale subbuglio e nessuno della servitù si stava più preoccupando di seguire quelle regole che sua madre aveva sempre imposto con rigidità. Il ritorno di Camilla gli fece aprire gli occhi. Per Micheal era giunta l'ora di riportare l'ordine e impiegò del tempo per riuscire a rimettere in riga tutti. Giacché era ancora molto giovane e nessuno sembrava ascoltarlo, agli inizi di ottobre li richiamò e parlò con loro molto chiaramente:

«Non sarò severo come mia madre, ma siete qui per lavorare. Signor Dimitri il giardino è trascurato. Entro due settimane lo voglio sistemato, la piscina pulita e la prego di prepararla per l'inverno. La villa è altrettanto in disordine. È vero che in questo periodo c'è stata molta confusione e che siete tutti scossi per la brutta vicenda accaduta in casa Hofer, ma adesso vi chiedo di rimboccarvi le maniche e di portare nuovamente questa villa allo splendore di un tempo. Chi di voi non è d'accordo se ne può andare. Mi preoccuperò io stesso di far saldare ogni conto. Chi decide di restare è pregato di rispettare le regole della casa. Chi verrà sorpreso a non fare niente durante le ore di lavoro sarà mandato via. Signora Elvira, la prego, desidero parlarle. Mi segua. Voi tutti potete andare.»

Quelle parole non furono dette al vento. Micheal aveva lo stesso carisma della madre. A metà ottobre la villa Hofer era di nuovo splendente come un tempo e Micheal non dovette più riprendere nessuno della servitù, la quale aveva capito molto bene che il ragazzo aveva la stessa tempra di Esmeralda.

Il diciotto ottobre, accompagnato da una volante della polizia, tornò nella villa il signor Hofer rilasciato per insufficienza di prove. Gli avvocati erano riusciti per questo a fargli ottenere gli arresti domiciliari.

Il periodo di prigione per Gustav Hofer fu il colpo di grazia. Ne uscì sconfitto. Smise di mandare giù bicchieri stracolmi di whisky per attaccarsi direttamente alla bottiglia. Elvira ogni tanto ci provava a togliergliela dalle mani, ma questi si ribellava come un toro imbizzarrito, urlava, diventava violento e cedeva soltanto quando l'alcol lo metteva al tappeto. Da allora, con i baffi neri lunghi fino a coprirgli le labbra, la barba incolta e i capelli sudici che gli penzolavano davanti agli occhi, Gustav non fece altro che gironzolare per la villa in compagnia della sua bottiglia, insultando la servitù e sputando veleno contro chiunque tentasse di farlo ragionare.

Micheal, invece, accompagnato da Camilla, iniziò a recarsi ogni domenica al duomo di Bressanone, nella piazza principale, per ascoltare la messa. Quella fu un'abitudine a cui non volle rinunciare, perché era stata la prima e unica volta in cui la madre aveva ceduto a una sua richiesta.

Dolcemente adagiata nella conca della valle isarco, la città di Bressanone sorge alla confluenza dei fiumi Isarco e Rienza. Attraverso pittoresche stradine si giungeva a piazza Duomo, dove l'imponente chiesa di Santa Maria Assunta e San Cassiano, con le alte torri gemelle a dare il benvenuto, era il principale luogo di culto e l'unico che Micheal, durante la sua infanzia, era riuscito a visitare.

Le prime tracce del Duomo risalivano al X secolo, quando era una chiesa in stile ottoniano, andata distrutta nel 1174 a seguito di un incendio. In seguito, fu eretto il duomo in stile romanico, realizzato a croce latina con tre navate, tre absidi e due campanili. Ma quel duomo non era il frutto del restauro eseguito nel 1174, poiché un altro incendio lo distrusse nel 1234. Quella che stava ammirando era la ristrutturazione avvenuta tra il 1745 e il 1754 in stile barocco.

Micheal era caduto molte volte e, altrettante, si era rimesso in piedi con nuovi pensieri. In quell'istante si sentì imponente come quel Duomo.

All'interno, sontuosamente decorato con vari tipi di marmo pregiato, vi era stato posto il grande organo che contava più di tremila canne: il ragazzo, sin dalla prima volta, provò un brivido sentendolo suonare, e quella emozione lo pervadeva tutte le volte.