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A Montecarlo, così scrissero tutti i giornali d'Europa, ci fu uno dei più sensazionali concerti mai sentiti dall'inizio del '900. Non si fece altro che parlare per lunghe settimane della sublime musica di Micheal, il leggendario pianista fantasma, o il principe delle note, così alcuni lo etichettarono, e della sorprendente voce di Régine, inaspettata scoperta della musica lirica.

Da quel concerto, capace di sensibilizzare anche gli animi più spinosi, era ormai trascorso un mese. In villa Hofer c'erano refusi di neve ghiacciata, gennaio aveva chiuso i battenti, febbraio era da poco iniziato, il 1975 si prospettava un anno di grandi successi per Micheal. Ma lui non riuscì mai a curarsi di tutto quel vociferare intorno al suo dono. Di fatti, non appena rientrato dal tour, si concentrò esclusivamente sulla morte di sua madre le cui indagini erano terminate in un vicolo cieco.

Tutto il rancore covato, col tempo, era mutato in compassione. Le mancava molto. Benché quella donna avesse commesso molti sbagli quando era in vita, il ragazzo ammise che Esmeralda aveva avuto un cuore grande, seppure incapace di dimostrare affetto.

Il primo indiziato di Micheal fu Filippo Dimitri. Non gli piaceva affatto, non gli era mai piaciuto. Tenerlo in villa fu l'unico modo per poterlo avere sott'occhio e per poterne controllare i movimenti, per questo non lo aveva licenziato. Filippo, d'altro canto, continuava a fare il proprio comodo indisturbato. Senza sua moglie, Gustav restava un innocuo alcolizzato che abbaiava tanto e non mordeva affatto. Dimitri lo aveva capito sin da subito e se ne approfittò trascorrendo il tempo a oziare. C'era da dire che Mario riusciva in qualche modo a farlo lavorare, quando gli capitava a tiro. Con il guardiano c'era poco da scherzare.

A Micheal capitò più volte di notare Dimitri nella villa come se stesse cercando qualcosa. Era certo che stesse tramando alle spalle degli Hofer, perché quando si accorgeva di essere visto faceva il vago. Sorrideva, salutava e si allontanava. Accadde anche che una domenica, durante il percorso verso la messa, Micheal ebbe la sensazione di vederlo in compagnia di Dubois. Filippo Dimitri lo riconobbe, ma Bérard Dubois lo vide di profilo e non fu certo che fosse lui. Queste circostanze rafforzarono l'ipotesi che Filippo e Bérard avevano a che fare con il furto della tela e con la morte della signora Hofer.

Durante un pomeriggio, mentre Micheal era impegnato con il signor Zimmermann, Camilla si era staccata dallo studio per aiutare la madre con le faccende di casa Hofer. Stava ripiegando la biancheria nel lavatoio che si trovava al pian terreno, quando sentì dei rumori provenire dalla stanza accanto. La lavanderia era adiacente a un piccolo stanzino dove venivano sistemate scope spazzoloni e prodotti di pulizia per la casa. Camilla aveva sempre adorato quello stanzino in cui le saponette di Marsiglia emanavano un buon profumo. Si avvicinò. La porta era socchiusa. L'aprì lentamente e vi trovò Dimitri che cercava di spostare un vecchio armadietto pieno di pezze e stracci.

Dimitri si accorse subito di Camilla e con tono arrogante le domandò: «che vuoi tu?»

«Cosa ci fai qui?» domandò lei senza badare alla domanda di Filippo.

«Di che ti impicci ragazzina. Non sono affari che ti riguardano», rispose andandole incontro.

«Fino a prova contraria sono la compagna di Micheal Hofer. Credo che questo mi dia un po' di autorità per sapere cosa stai facendo qui, visto che non è il tuo posto», disse prontamente la ragazza.

«Ci siamo montate la testa a quanto pare. Togliti di mezzo, fammi uscire», la minacciò lui.

Camilla non si spostò di un solo passo. Intendeva sapere cosa ci facesse Dimitri in quella stanza e cosa stesse cercando. Filippo non rispose e tentò di spostare la ragazza. Lei, presa dal coraggio, lo spinse indietro e gl'intimò di rispondere alla sua domanda. Lui non si lasciò intimidire di certo da Camilla, anzi, si fermò con un sorriso infido sulle labbra, la guardò, e le disse: «ti sei fatta proprio una bella ragazza.»

La famiglia HoferDove le storie prendono vita. Scoprilo ora