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Nel giugno del 1972 Micheal concluse i suoi studi con eccellenti voti e tutti concordarono pienamente sul fatto che il ragazzo aveva un dono per l'arte. Compose musica sublime e dipinse quadri che suo padre vantava con tutti gli amici. Micheal era diventato l'orgoglio di sua madre convinta che, proteggerlo dal mondo esterno, avesse influito a fargli uscire quel talento straordinario. Il ragazzo restava indifferente a tutti quegli elogi: in testa aveva soltanto un forte desiderio di libertà.

Giunti alle vacanze estive, in previsione del grande evento organizzato dalla madre per festeggiare il suo ventunesimo compleanno, Micheal venne a sapere che Camilla sarebbe partita per un viaggio di mesi e che non l'avrebbe vista per tutta l'estate.

«Micheal», disse dopo aver fatto l'amore sotto le fronde delle querce, dei faggi e delle farnie, «ti amo.»

«Ho la sensazione che ci stiamo allontanando. Cosa ti fa pensare che mi ami?»

La freddezza di Micheal gelò Camilla. Non era sua intenzione farlo, ma fu la sola cosa che riuscì a dirle. Lei esitò, spiazzata da quella domanda. Forse era fuori luogo in quel momento, ma evidentemente covava dubbi riguardo i sentimenti che nutriva per lui. Lei, difatti, non lo biasimò per aver squarciato quel momento magico con tanta freddezza. Anzi, lo capì e si sentì in colpa. Pensò che in fondo avesse ragione e volle dargli una risposta: «fuori la vita è diversa da qui. Ci sono molte persone, si fanno tanti incontri; non è come vivere recintato in queste mura e vedere le solite persone tutti i santi giorni. Credevo che uscire mi potesse aiutare a liberarmi di te, a smetterla di tormentarmi, lo ammetto. Ho creduto di potermi chiarire una volta per tutte che l'amore provato per te dipendesse dal fatto che era solo te che conoscevo. Ma ora che posso confrontarti con tante altre persone, mi accorgo quanto tu sia davvero speciale. Quando ti vedo mi sento felice come con nessun'altra persona là fuori. È difficile da spiegare, non so se riesco a farti capire cosa sto provando.»

Micheal non rispose. Aveva creduto che Camilla lo avesse dimenticato.

Lei continuò a parlare, mentre Micheal, silenzioso, ascoltava accarezzandole i capelli: «quando le tue labbra sfiorano le mie mi sento felice. Fare l'amore con te mi rende felice. Parlare con te mi rende felice. Sentirti suonare il pianoforte, di nascosto, fuori dallo studio, mi rende felice. Sogno il giorno in cui potrai suonarlo soltanto per me, ma il timore che non potremo mai amarci liberamente mi sta uccidendo.»

Si voltò e lo guardò negli occhi. Quelli di Camilla luccicavano commossi. In quelli di Micheal si rispecchiava il volto di Camilla che continuò dicendo: «il tuo nome là fuori è fama. Parlano di te. Tutti conoscono il grande talento nascosto in questa villa. Anche questo mi uccide.»

Camilla, mantenendo un tono di voce dolce, continuò: «come fai a resistere? Come riesci ancora a nasconderti? Anche queste domande mi uccidono. Agli inizi del mese andrò a New York da alcuni zii, passerò tutta l'estate lì.»

«Non aspetterai neanche il mio compleanno?»

«Non saprei sopportare l'idea di non potermi avvicinare a te e poterti dire quanto ti amo. Il tempo passa in fretta, ritornerò presto. Ma vorrei che tu pensassi alle mie parole, Micheal. Se non mi ami dimmelo ora affinché io possa rifarmi una vita. Al contrario, se mi ami, allora è bene che tu sappia che al mio ritorno o il nostro amore sarà vissuto alla luce del giorno oppure...»

Micheal la interruppe dicendole che per lei provava molto amore e le promise che al suo rientro non si sarebbero più dovuti nascondere. Non gli importò nulla del ragazzo con la moto, non le domandò se avesse avuto altri uomini. Camilla era lì con lui nonostante tutte le difficoltà. Lui voleva soltanto lei al suo fianco e non ebbe alcun dubbio nel prometterle che al suo rientro le cose sarebbero cambiate.

La famiglia HoferDove le storie prendono vita. Scoprilo ora