(Conductor Valery Gergiev. A concert in Thsinvale - Vitaly Grafov)
Lui è l'uomo
che affonda la carne esasperata nell'immensità d'un attimo di silenzio,
e lo riempie,
di inesauribile melodia.Oh vita a me cara, oggi ho assistito al compimento di un miracolo: sono stato travolto da una potenza mai vista; tale che anche il sudore - pregno della rivelazione che in cuore avevo - faticava ad abbandonare il corpo mio ancor tremante. Con lo sguardo intrappolato tra le sue mani, mi ha posseduto con la medesima violenza d'un coito d'amore. L'aria che a noi tutti, in quel momento, fungeva da banale sostentamento era divenuta densa ed una mania: l'ossessione vibrante che riempiva i polmoni miei, potessi io descriverla con parole umane, ora sarei poeta. Egli stregava i presenti con le sue movenza, ed ogni singola corda cantava per lui suoni celesti che infinitamente ancor riecheggiano tra questo mondo e le alte sfere; ho dunque forse torto, io, a parlar di redenzione? Pitagora m'assiste in questo pensiero: il suo è il mio medesimo e la musica che unisce i mondi, ora scorre nei miei lombi e nei pensieri, risciacquati dai peccati d'un vile mondano.
E subito, io mi sento parte del Tutto.
E in questo tutto vi erano raccontate storie di dolore e penitenza, che la sua foga permetteva di provare come se fatto proprio, quel sentimento, fosse stato dato da bere a gran sorsi, senza poterne essere dissetati. Così alle spalle dell'uomo, era visibile il respiro di un sentire che in quei suoni da lui - e solo da lui - guidati alla loro nascita, si svelava nella sua manifestazione più sublime. Ed eccolo il suo gesto, tagliare lo spazio con forza.Eccolo trionfare sul silenzio assordante d'una simile meraviglia, riecco il suono e l'anima del mondo, nuovamente l'estasi e la beatitudine dei miei sensi. Sono in cielo.
Eppure i piedi sembrano toccare ancora la terra e il grezzo fango, portandomi ad esclamare, con convinzione: miracolo! Posso vederle, ora, le anime che lui racconta bruciare in un inferno doloso ed una preghiera di resurrezione essere invocata senza ascolto; ed io piango per l'essere umano che in ginocchio, in segno pietoso, implora la nera Morte nel suo inghiottire indisturbato. Essa infatti è lì, a cibarsi beata del pasto migliore; ovvero (mi si permetta il pensiero) dell'innocenza, che nel suo più bel fiorire, vien recisa due volte: nel corpo del figlio e nel cuore del genitore.
Quanto ancora avrò il mio animo derubato? Preso senza permesso per esser eppur trattato come un dono che a me, e non da me, viene fatto. È il mio respiro che per primo prende il ritmo di quello di lui che osservo, e vive con quella stessa foga l'atto insieme di guida e servitore umile di un Arte maggiore;E l'Arte è ciò che lo muove,
l'espandersi del respiro unico
per braccia e mani
e la bocca palpitante
di un solo canto che conosce,
che da sempre amato
e amante
è quello d'Euterpe.
STAI LEGGENDO
Sulle labbra di Ate
Short StoryAte, spirito di delusione, infatuazione e follia cieca, inquietudine, mancanza di misura e rovina, sembra possedere ogni riga di queste brevi storie, stralci e visioni. Le infinite anime che vivono ogni singola parola da loro stesse dettate, rigetta...