(Warmth of the Sun - Ron Hicks)
Oggi ti ho cercato tra le frasche estive, quelle del nostro giardino;
subito ero lì con te,
che parlottavi stanco, trascinato
con il tuo fiato di tabacco amaro
rivolto a me, e a me soltanto,
e così, io ti ho guardato.Non ho tempo e voglia di odiarti. Ricordi? Quanto abbiamo riso, anche solo sognato un viaggio, o sere folli tra i vicoli di un paese qui vicino. E nonostante tutto, per quei momenti ho continuato a cantare il tuo amore, con esso la tua passione smisurata, e quei miei strani umori; anche ora, ora che la tua voce - quanto il tuo cuore - appare lontana, riecheggiante tra i miei ricordi offuscati ma viva, con la sua buffa e infantile delicatezza.
Mi manchi, forse. Esso è un fardello; non sono mai riuscita a leggere tra le righe delle richieste, volontà, del mio animo, e nelle mani di questo mi sento stupida, pari al più assennato burattino (lui, dannato) che spinto mi spinge al limite della pazzia per un uomo, non so ancora se d'amore o profondissimo odio.
Quindi eccomi a scongiurarti: aiutami a dimenticarti o ad amarti perpetuamente, e la tua sicurezza sarà che mai cadrò nel vile desiderio di altri - altre labbra sconosciute appoggiate alle mie. Lo prometto, e tu credimi, oh mia dannazione. Stringimi forte e poi allontanati bruscamente (forse sono fuori di me), ritrovami, e portami via tra le tue braccia in un posto a questo lontano, dove potremmo leggere alla luce di un nuovo mattino, appena sorto su due amanti in cima ad un colle solitario. E il giorno passerà così, nel ricordo di un breve smarrimento, alleviato dal nuovo amore, che già vedo così vivo nei tuoi occhi; forse, anche un po' nei miei.
La vedi in cielo? La luna che osservo, a cui tanto somiglio, e solo tu conosci la ragione, solo tu, Amor mio, conosci il demone mio che è animo e sentimento; e lo hai già voluto per te una volta.
Desideralo ancora, e lo riavrai, puro e senza macchia, libero da ogni ossessiva mania, da ogni inutile lacrima.Ma ora sei qui, che ti stavo cercando, dove ci incontravamo una volta, dove il sole non bruciava mai abbastanza. Eppur io non ho il coraggio di avvicinarmi a te. Parlo a me sola, è la mia mente a pronunciare flebile queste confuse parole, e a pochi passi da me mi trattiene la visione del tuo sorriso ancora stanco (forse a causa mia?). Perdonami, ti ho tormentato.
Vorrei solo perdermi nella felicità di un tuo lunghissimo bacio. Ma sono qui a guardarti, estasiata dalla bellezza dei tuoi occhi alla fievole luce della luna lontana, e piena. Non puoi non vedermi, non riconoscere quello stesso profumo che avevi così ardentemente desiderato - almeno una volta forse - nella calda solitudine del tuo letto.
Invece tu ti accorgi di me, ti sporgi:-Vieni?
E' già calata un po' sera. Forse avrei dovuto avvicinarmi prontamente, ancor prima della tua richiesta, o forse correre via. Annuisco, e nel mentre la mia mano incontra la tua.
Ora, finalmente posso continuare a pensarti, assaporando il fumo del tuo vizio ma tu, tu non mi rivolgi lo sguardo; ed io, credo di amarti.
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Sulle labbra di Ate
Short StoryAte, spirito di delusione, infatuazione e follia cieca, inquietudine, mancanza di misura e rovina, sembra possedere ogni riga di queste brevi storie, stralci e visioni. Le infinite anime che vivono ogni singola parola da loro stesse dettate, rigetta...