29.Capitolo

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Elisabhet 

Rimasi ancora per qualche secondo fuori ad osserva la casa che tutti ritenevano perfetta prima di entrare, lentamente inizia ad attraversare il cortile mentre  tutti i ricordi iniziavo ad riaffiorare, sentivo il cuore farsi sempre più pesante, la mani tremavano e le gambe sentivo che sarei potuta cadere da un momento all' altro, « non ti può accadere più nulla adesso » lo ripetei qualche altra volta prima di aprire la porta, la casa era cambiata, il corridoio era più luminoso era tutto in ordine, ero confusa ma avanzai di qualche passo per poi sentire la voce di Marlene chiamarmi « siamo in sala Elisabhet vieni » mi fermai capendo che c'era anche lui nella stanza e questo poteva essere troppo anche per me ma non volevo assolutamente dargliela vinta, feci diversi respiri per poi entrare e trovarlo seduto a capotavola con alla sua sinistra lei, rimasi immobile a guardarlo gli occhi, non riuscivo a staccare gli occhi, a muovermi era come i miei piedi fossero incollati al pavimento, il cuore batteva all' impazzata, sentivo il sudore scendere dalla linea della schiena, mi mossi solamente quando si alzò anche se lentamente « non voglio farti del male bambina mia » non gli credevo non potevo più farlo « dicevi sempre così...ma non era mai la verità » vidi nei suoi occhi passare un lampo di tristezza ma non avrei mai e poi mai provato pietà per lui, mi girai verso di lei « hai detto che dovevamo fare una riunione di famiglia ma non vedo gli altri » mi  sorrise calorosamente come se non ci fossimo mai allontanate o mi abbia appena rapita « stanno arrivando a minuti saranno qui » restammo per qualche momento in silenzio « perché non vieni a sederti di fianco a me » « no » gli risposi secca senza doverci pensare due volte, «  rispondi bene a papà Elisabhet » mi riprese come se fossi una bambina, assottigliai gli occhi « io rispondo come mi pare, non provare a darmi ordini ».
Pochi minuti dopo sentimmo il rumore di gomme stridere al di fuori della casa, molti passi veloci per poi aprire la porta, mi girai verso di loro « ciao » gli sorrisi debolmente, si avvicinarono velocemente « stai bene? » Micheal mi prese per controllare che stessi bene « si è tutto ok, tranquilli » subito dopo mi abbracciò, « mi sono spaventato così tanto piccola mia » me lo disse piano che lo potessi sentire solo io, « non devi, so cavarmela da sola » « sei mia sorella mi preoccuperò sempre da ora in poi » lo strinsi un po' più forte come per fargli capire che lo stavo ringraziando, stavo per staccarmi quando una mano mi avvicinò a se facendomi sbattere contro il suo petto, riconobbi subito il suo profumo era come respirare di nuovo «tatuato sto bene » mi strinse un po' più forte per poi abbassare la testa sulla mia spalla « sono venuto a casa tua, ma non ti ho trovato » un sorriso involontario mi spuntò sulla labbra al solo pensiero che fosse venuto « ti ho lasciato la finestra leggermente aperta » sentii il suo naso strofinarsi al collo « sto bene adesso ».
« Potete staccarvi adesso » la voce di Marcus era leggermente più alta rispetto al suo solito, ridemmo entrambi, mi girai per poi buttarmi tra le sue braccia, « ti ho trovata »  « si e non provare ad andare via o ti trovo io e ti uccido » gli dissi leggermente seria, per un' attimo rimase sconvolto per poi scoppiare a ridere, salutai anche Jacob e Tyler « ci dispiace così tanto per come ti abbiamo trattato » « shh va tutto bene è passato ok », dopo aver salutato tutti mi girai verso loro due che stavano ancora seduti al tavolo « che la riunione inizi » mi andai a sedere al lato opposto di mio padre per guardarlo negli occhi, dopo qualche secondo che mi ero seduta vedo Marcus andare in contro a lui per poi tirargli un pugno in pieno viso, Marlene urlò «  Marcus fermati »  ma nessuno faceva nulla, io mi guardavo la scena rimanendo composta, un altro pugno e lui cade per terra, gli sanguina il naso il volto è tumefatto, « COME HAI POTUTO » un calcio « SEI UN MOSTRO » era pieno di rabbia mentre lo colpiva mentre nostro padre non si muoveva incassava tutti i colpi « Marcus » la voce calma e gelida di Micheal lo fece interrompere , si avvicinò anche lui con tutti gli altri tranne Nathan , « ti sei divertito abbastanza, adesso tocca a noi » Tyler e Jacob furono i primi «  questo papà e per tutto il male che le hai fatto, per il bene che ti abbiamo voluto non sapendo quello che eri veramente » un pugno, un altro calcio per poi lasciare spazio all' ultimo probabilmente quello che gli avrebbe fatto più male, « ti prego smettetela » la sua voce era incrinata dal pinto « sta zitta Marlene, non puoi parlare adesso noi fare i conti dopo »  gli disse il modo sempre calmo, sia abbassò verso di lui prendendolo per i capelli « sai papà non ti colpirò lo hanno fatto già loro abbastanza ma so una cosa, io sono il tuo preferito il primogenito quello che amavi di più...ma adesso voglio mettere le cose in chiaro » si avvicinò ancora di più « io...non...sarò...MAI...più tuo figlio » non lo potevo vedere in faccia ma sapevo perfettamente che quello lo aveva ferito più di tutte le botte che aveva appena subito.
Micheal  si rialzò andandosi a sedere al posto di fianco al suo, alla sua destra con al suo fianco Marcus, mentre Tyler e Jacob erano vicino a lei, Nathan invece si andò a sedere su una delle poltrone che c' erano, « lui non fa parte della famiglia »  disse mentre tornava a sedersi « si invece ne fa parte » gli disse lei come per difenderlo, si girò verso di lei guardandola leggermente male « non è uno dei miei figli quindi non è della famiglia » lo guardò ma non gli rispose « lui rimane punto e basta » questa fu Micheal con guardo duro e voce profonda, lo guardò come per capire se poteva controbattere ma rimase in silenzio, « bene siete qui perché ho una notizia da darvi » « non potevi dircela a New York » gli risposi seccata, volevo già andarmene via « stai zitta Elisabhet » « Marlene parla bene a tua sorella »  « ma papà » scosse la testa per dirgli di no e fece il broncio, peggio dei bambini « il ballo si terrà qui e noi andremo » non potevo crede che ci ha portati qui per dirci questo « tu non stai bene » anche Marcus era sconvolto « non ho fitino...c'è anche un'ospite speciale » ci guardammo tutti non capendo di chi stesse parlando « Amelia » mi alzai di scatto « no, non ti azzardare a toccarla o ti uccido te lo giuro su mamma » si alzò anche lei « non nominare il suo nome » ma a parlare fu lui, mi guardava e sapevo perfettamente il motivo « giusto dopo che tu lai uccisa non si è più potuto dire il suo nome » sbattò le mani sul tavolo facendomi sobbalzare « NON dire più una cosa del genere » assottigliai gli occhi mentre si alzava, così mi alzai a mia volta « non pensare che urlano io abbia di nuovo paura di te » sorrise a questa parole per estrasse subito dopo una pistola « aspettavo solo questo papà» estrassi la mia per puntargliela alla fronte « cosa state facendo METTETELE GIÙ » « non preoccuparti Micheal è tutto apposto...rimanete seduti » gli disse senza staccare gli occhi da lui « davvero mi uccideresti bambina mia » non sentivo più nulla a queste parole « lo fatto già una volta, posso farlo ancora » nei suo occhi passo stupore « sei stata tu» gli sorrisi come facevo da bambina come se gli volessi ancora bene « come hai potuto » sembrava davvero addolorato, ma la sua domanda era così stupida «perché, davvero me lo stai chiedendo...mi hai picchiato per anni, mi hai violentata il giorno del mio fottuto compleanno, mi hai rinchiusa per due anni in una squallida cantina, MI VENDEVI PER FARTI DI DROGA...sai i tuoi amici cosa mi facevano » tutti mi guardavano sconvolti « ma sai la parte migliore papà, ero rimasta incinta » i suoi occhi si sbarrarono « cosa, no-non è possibile io-io ho » mi avvicinai « no eri ubriaco » avvicinò una mano quasi per toccarmi ma lo allontanai subito « dov'è adesso? » gli occhi mi si iniziarono ad inumidirsi « non è mai nato » sentivo l'intero corpo che formicolava, ne sentivo il bisogno così gli spari ad una gamba, Marlene urlò mentre lui non disse nulla, i miei fratelli erano pietrificati probabilmente per quello che le avevano sentito poco prima, nessuno mi guardava tranne Nathan.
Allungò una mano verso di me ne sa dirmi nulla ma il suo sguardo valeva più di mille parole, la presi, guardandolo per l'ultima volta « non chiamarmi più bambina mai, non lo sono più da tanto tempo » stavamo per incamminarci quando « dove andate? » stavo per rispondergli « non sono cazzi tuoi Marlene » ma lui mi precedette, per poi uscire da quella casa, « vieni ti porto un un posto » gli strinsi più forte la mano mentre lui mi seguiva senza dire nulla.

SPAZIO AUTRICE

Bhe che dire, dove stanno andando? Cosa stanno pensando i fratelli dopo queste confessioni.
Come sempre ditemi che ne pensate

A PART OF MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora