17.Capitolo

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Nathan

«Tatuato non andare via, resta » sono state le ultime cose che mi ha detto prima di addormentarsi tra le mie braccia, era ricoperta di sangue con alcuni lividi sul volto, appena l'avevo vista volevo uccidere chiunque l' avesse toccata non sapevo il motivo ma nessuno doveva farle del male se io ero ancora vivo, le accarezzavo i capelli mentre gli altri parlavano tra di loro «cosa dobbiamo fare ha ucciso due persone » sembravano sconvolti « alla terza gli ha inciso qualcosa sullo stomaco » sorrisi guardandola, sei davvero una ragazza forte piccola rossa.
« Nathan ci sei? » sinceramente non li stavo minimamente ascoltando «che c'è?»Micheal prese a parlarmi «dobbiamo parlarle e chiarire perché così non può andare avanti » non capivo perché chiedessero a me «penso che dovete decidere voi cosa volte fare se scegliete di parlare dovrete riuscire a mettervi nei suoi panni cosa che non avete mai fatto »« non è vero noi ci abbiamo provato «davvero Tyler tu come ti sentiresti sei i tuoi fratelli e la tua gemella ti abbandonassero per dieci anni senza farsi più sentire, voi non sapete cosa  avrà passato in tutti gli anni che è stata da sola»  non penso che si siano mai accorti delle cicatrici che porta o del significato di alcuni tatuaggi, nessuno disse più nulla quando due ragazzi entrarono in casa portandosi via i cadaveri probabilmente deve essere lei il capo, devo dire che ne sono sorpreso ci sono così tante storie sul loro capo.
Prese ad agitarsi probabilmente per il casino che stavano facendo «ei teste di cazzo fate meno rumore » mi guardarono male ma non mi risposero continuarono a fare quello per cui erano stati chiamati «portala a letto » alzai lo sguardo per capire chi avesse parlate e vidi Marcus avvicinarsi come se volesse prenderla ma  non volevo la toccasse perciò mi alzai io e la portai nella sua stanza anche se  ancora tutta sporca, mentre stavo per allontanarmi iniziò a parlare , «no per favore non farlo» stava iniziando ad alzare la voce come se stesse parlando con qualcuno, salirono tutti preoccupati « ma cosa sta » non fece in tempo a parlare che si sentì un urlo terrorizzato in tutta la casa «NO TI PREGO...no no no no» continuava a ripeterlo e a muoversi come per scappare da qualcosa mi avvicinai a lei chiamandola per farla svegliare, stava iniziando a piangere a dimenarsi se la toccavo non sapevo cosa fare odio sentirmi impotente.
Provarono anche i fratelli a calmarla ma con scari risultati «perché non venite a prendermi perché mi state lasciando in questo inferno » credo che si riferisse ai fratelli, erano tutti immobili con le lacrime agli occhi, « cosa le è successo in quella casa » Micheal diede un calcio alla porta così tanto forte da farla svegliare di soprassalto, si avvicinò subito  ma lei sembrava non essere presente, continuava a guardarsi attorno respirava a fatica, «Micheal...» « sono qui piccola mia sono qui, non vado via, non vado » posò gli occhi su lui e sembrò risvegliarsi, si allontanò di scattò da come se fosse stata bruciata « Elisabhet calmati » sta volta era Marcus a parlarle «andate via » era ancora scossa e nessuno l'avrebbe lasciata da sola, «Jacob scrivi alla ragazze e digli di tornare a casa » odia quando gli do un ordine ma non mi importava adesso contava solamente lei.
« Perché siete qui? » < perché noi siamo i tuoi fratelli ecco perché  » iniziò a ridere come se non ci credesse e avessero appena detto una battuta «i miei fratelli...non ci sono MAI stati» « perché fai così perché non ci vuoi ? » il suo sguardo cambiò e tutta la rabbia che teneva dentro stava per uscire e avrebbe probabilmente ferito tutti, «io ho vissuto per anni con un mostro, mentre voi eravate qui felici a crescere una sorella a rifarvi una famiglia dimenticandovi che ne avevate un'altra » nessuno sapeva cosa dire fino  a quando non arrivarono le mie sorelle con Marlene «vuoi sapere il perché, tu non sei nessuno per noi sei solamente una ragazza con l'ho stesso sangue, ma vuoi sapere la parte migliore» si stava avvicinando a lei «papà ha fatto bene a farti quello che ti ha fatto»Elisabhet le saltò addosso tirandole un pugno in faccia così forte   romperle il naso «sei  una puttana Marlene io ti uccido » nessuno poteva fermarla e io non l' ho avrei fatto questa volta.
Jacob e Tyler provarono a prenderla da dietro per le braccia la lei li atterò entrambi stessa cosa per Marcus e Micheal era una macchina « ti prego fermati » sta volta era mia sorella a parlare, « andiamo Elisabhet sai fare solo questo, uccidimi fallo » se continuava a provocarla sarebbe successo davvero «vuoi che ti uccida Marlene... bene ma mi divertirò a farlo» le tirò un colpo così forte da farla svenire, non sapevo cosa volesse farle ma probabilmente niente di buono  «Elisabhet» la chiamai in modo molto calmo facendola girare mentre me ne stavo appoggiato alla porta «fermati non ne vale la pena» ci guardavamo negli occhi mentre Emily  andava da Marl, «perché dovrei fermarmi , non ho nulla da perdere e adesso ha superato il limite» mi avvicinai arrivandole a un palmo dal viso « vuoi farle del male vero lo  vedo nei  tuoi occhi ma vedo anche che non vuoi sei combattuta, dentro di te c'è una guerra e adesso sta vincendo la parte cattiva di te» non abbassava gli occhi nemmeno per un secondo.
« Loro vogliono sapere Nathan e se sapessero la odierebbero e questo sarebbe ancora più doloroso per loro» finalmente capì perché non vuole parlargli, lei non vuole ferire i fratelli «ma se loro vogliono sapere raccontagli sono abbastanza grandi per decidere cosa fare dopo la tua storia ma soprattutto devi essere tu a essere pronta per il dopo» cera confusione nei suoi occhi così l' avvicinai a me stringendola mentre lei cercava di capire cosa fare, chiusi gli occhi restando in quella posizione per qualche minuto finché non si stacco girandosi verso i fratelli «portatela via e andatevene anche voi, aveva ragione lei io non sono nulla per voi e va bene così dimenticatevi di me e riprendete le vostre vite» restava sempre vicino a me come se si sentisse protetta e io non mi staccai, « non puoi dire sul serio Elly»  Marcus non voleva questo come gli altri ma se lei non era pronta loro non possono obbligarla « non siete pronti a sentire la mia storia, avete la vostra famiglia avete altre due sorelle e un fratello eravate felici finché non arrivassi io... ho sbagliato a venire pensando di poter essere una famiglia» avevano tutti gli occhi lucidi «non è vero rimani rimani con  noi non andartene, non importa se non ci racconti prenditi tutto il tempo ma resta».
Si girò verso di me come per volere una risposta ma io non potevo dargliela era una sua decisione, mi abbassi « la decisione è tua piccola rossa »rimase in silenzio con lo sguardo fisso in punto prima di cadere sul pavimento avendo le convulsioni, la presi prima che sbattesse la testa « ei ei va tutto bene» non sapevo cosa fare, provarono ad avvicinarli « non vi avvicinare adesso basta andate tutti via rimango io con lei avete già fatto troppo per oggi e parlate con Marlene»  erano preoccupati ma sapevano che avevo ragione e in poco tempo rimasi solo con lei, dopo qualche minuto si calmo ma rimase staiata sul pavimento senza muoversi o parlare.
«Mi ha violentato per sei anni» fu la prima  cosa che disse mentre io mi giravo verso di lei per vere se piangeva ma non c'era nessuna emozione, io rimasi in silenzio non c'erano parole per quello che le aveva fatto e probabilmente non era nemmeno l' unica « Marlene sa tutto quello che mi ha fatto dal giorno in cui è andata via le mandavo una lettera ogni anno sperando che lei venisse a riprendermi portandomi via da quell' inferno... ma non accadde mai» continuava a guardare il soffitto mentre parlava ma io non potevo toglierle gli occhi di dosso,« non si sente nemmeno in colpa per non aver fatto nulla anzi è contente per quello che è successo, loro vedono come la cattiva perché uccido le persone ma nemmeno lei è buona» avvicinai le dita della mano alla sua senza prenderla, era solamente un gesto per farle capire che ero lì.
Ma io non sono così non potevo provare nulla io le uso le ragazze ci vado a letto ma non ci costruisco nulla di serio « devo andare » mi alzai lasciandola lì a guardare il soffitto, ogni gradino che scendevo sentivo il cuore più pesante ma non potevo più rimanere, salì in macchina ma non partii aspetta qualche minuto per vedere se usciva o faceva qualcosa di stupido, non accadde nulla così presi il telefono e chiamai Micheal «sono uscito da casa sua era stesa sul pavimento a guardare il sfitto» non gli diedi il tempo di rispondere che attaccai il telefono, continuavano a tornarmi in mente le parole che mi aveva detto "mi ha violentato per sei anni" come può un padre fare una cosa del genere alla propria figlia " Marlene sa tutto" dio se me la fossi trovata davanti non so cosa poteva accadere, pensavo di conoscerla  ma evidentemente non era così.
Il telefono prese a squillare « capo abbiamo un problema deve venire subito qui» « cosa sta succedendo Elia?» «i Night» « sto arrivando» feci inversione andando verso il Blue il nostro bar, in meno di dieci minuti ero già lì non potendo credere ai miei occhi, davanti a me c'era un corpo di un uomo con inciso sullo stomaco " la prossima sarai tu" sapevo chi era il colpevole e anche chi chi si riferiva, sarebbe stato un bagno di sangue se venivano convolte tutte e due le gang ma adesso non le importava più nulla se non la sua vendetta.

SPAZIO AUTRICE 

Elisabhet ha raccontato qualcosa sul suo passato a Nathan, la sua vendetta si sta facedo sempre più vicina. Mentre il nostro Nathan crede che non possa provare niente verso di lei ma chissa cosa accadr

A PART OF MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora