37.Capitolo

450 6 5
                                    

Anonimo

La guardo mentre è ancora priva di coscienza, è legata alla sedia così che non possa scappare « qualcuno ti ha visto? » « no, signore » non potevo non notare alcuni graffi sul braccio del mio amico « vedo che si è difesa » sorrisi leggermente, avevo capito subito che era una ragazza forte ma adesso ne ero sicuro, mi spostai da davanti lei e andai verso la porta di uscita seguito da lui « allora sei pronto per quello che devi fare oggi? » mi annuì convinto « bene » mi andai a sedere sul divano in pelle, « portamela viva e senza nessun graffio » « si, signore » e poi andò via, presi un bicchiere di scotch dal piccolo frigo posto al lato, « questa notte verrà ricordata da tutti quanti » risi e buttai tutto in gola sentendo un leggero bruciore « sarai mia Elisabhet Marlene Clay ».
Dopo qualche minuto si svegliò sembrava confusa, provò quasi subito a slegarsi ma con pochi risultati, mi veniva da ridere ma mi trattenevo, non poteva vedermi ero dietro in un angolo della stanza seduto ad osservarla, « EII » iniziò a urlare ma non c' era nessuno che poteva sentirla tranne me, « c' è qualcuno che mi sente?! » era davvero carina anche quando si agitava soprattutto quando dormiva nel suo letto, « ciao » gli dissi rimanendo sempre di spalle « ma cosa? chi cazzo è ? » questa volta risi ad alta voce, « non è divertente » « oh invece si, anche molto » provò a slegarsi di nuovo ma si stava solamente facendo del male da sola, « smettila, ti stai solamente facendo male » non mi ascoltava continuava a dimenarsi, mi alzai bloccandogli le mani « ho detto che devi smetterla » « ti preoccupi per me? » tolsi subito le mani « non ci pensare nemmeno, per me non vali niente » rise di gusto « sei solamente patetico, non ti fai nemmeno vedere in faccia » non sapeva di cosa parlava « sta zitta ragazzina, non sai con chi stai parlando » notai che sorrideva « non ne sarei così sicura » mi stava iniziando a innervosire, lentamente mi misi davanti a lei, mi guardava ma non era spaventata.
« Finalmente ti fai vedere » le sorrisi « ciao Amelia » il suo volto cambiò in poco tempo, aggrottò le sopracciglia facendole venire venire una piccola ruga in mezzo alla fronte « come fai a conoscere il mio nome? » mi avvicinai a lei «  vedi Amelia » marcai il suo nome « io so tante cose su di te e sulla tua amica Elisabhet » feci una piccola pausa prima di riprendere a parlare « sei qui solamente perché mi servi solamente per farla venire qui » il suo sguardo divenne preoccupato « non farle del male, non ti avvicinare » risi « infatti non sarò io a farlo ma un mio caro amico, almeno lui la porterà qui e poi si vedrà » non era felice di quello che gli stavo dicendo ma ormai avevo iniziato a parlare, « siediti » mi disse in tono semi preoccupata, avevo iniziato adesso avrei continuato « perché se vuoi lei hai preso me? » non capivo se stesse dicendo veramente, « per lei sei come una sorella, più dei lei veri fratelli, sei la persona più importante per lei » mi guardava mentre cercava di capire « cosa le farò il tuo amico? » « perché lo vuoi sapere? » « perché sono curiosa e voglio sapere perché sono legata a questa sedia » le sorrisi divertito « non le farà niente, almeno che io sappia » « perché la vuoi? » risi leggermente a questa domanda « perché io e lei abbiamo una questione in sospeso...mi fa strano che tu non la sappia ».
Il telefono mi vibrò facendomi distrarre dalla conversazione, « chi è? » mi chiese curiosa ma non le risposi mi alzai e uscii dalla stanza lasciandola nuovamente da sola, chiamai subito il mio amico « devi fare attenzione è protetta ci sono i suoi fratelli e Nathan » non mi rispose « pronto? » dopo qualche secondo mi rispose « eccomi sono qui » « dove cazzo sei? » « sono in macchina » non potevo crederci « hai capito cosa ti ho detto » « si ho capito » sentii ansimare, e la sua voce era affannata « stai scopando mentre sei in chiamata » non mi rispondeva e capii che avevo ragione « sei veramente un coglione » riattaccai la chiamata quando sentii la ragazza che urlava ancora più forte.
Passarono diverse prima che rientrai nella stanza, il suo sguardo puntò subito me e poi l'acqua e poi puntarono il vassoio con l'acqua che tenevo delle mani,  « hai fame piccola » « cosa vuoi fare imboccarmi » facendomi intendere delle corde che la tenevano stretta, « forse si sai...sarebbe anche eccitante » il suo volto era serio quando provo di emozioni ma potevo intravede paura e preoccupazione nei suoi occhi « non avere paura » abbassò lo guardo per alzarlo subito dopo « infatti non ne ho » 
mi avvicinai a lei posando il vassoio sulla sedia che era rimasta davanti a lei, « voglio fidarmi quindi ti slegherò dalle corde ma ti avverto al primo movimento brusco ti uccido Amelia hai capito? » andai dietro di lei tirando fuori il piccolo coltellino che tenevo nella tasca posteriore, aspettai una sua risposta ma non arrivava « allora hai capito mh » annuì lentamente, mi abbassai e lentamente tagliai le corde, non appena finii si portò subito le mani in avanti massaggiandosi i polsi , erano rossi e aveva dei segni evidenti « ti fanno male » non mi rispose « Amelia non voglio farti del male, non sei tu il mio obbiettivo adesso mangia io mi siedo qui » le passai il vassoio e mi seddi davanti a lei come le avevo detto.
Mangiò e bevve tutto quello che le avevo portato, un piccolo sorriso mi spuntò sul volto « perché sorridi » smisi subito e lei scoppiò a ridere, dopo qualche minuto smise « come ti chiami? ancora non me l'ho hai detto » mi piaceva, ed è simpatica « Mirko » si alzò di scatto allontanandosi da me « s-sei t-tu » non capivo di cosa stava parlando « sei stato tu...sei tu l ' uomo di cui lei mi parlava » non poteva avergli raccontato « non so di cosa parli » mi avvicinai ma lei si allontanò ancora di più arrivando quasi a toccare il muro, « ERA SOLO UNA BAMBINA » lei sapeva, sapeva quello che avevo fatto molti anni prima, è vero era solo una bambina ma era così bella, proprio come adesso, presi il coltellino dalla tasca avvicinandomi a lei « Amelia...non dovevi- NON DOVEVI » sentivo tutta la rabbia attraversarmi il corpo e scoreermi dentro, mi avvicinai più velocemente possibile colpendola sul viso facendola cadere e poi un calcio « non-non farlo » mi abbassai prendendola per i capelli, « invece sì devo farlo » le bloccai la testa mentre con l'altra mano posavo lentamente il coltello sulla sua gola, aveva paura era terrorizzata « aspetta aspetta devi dirle una cosa ti prego » « dimmi » fece un respiro profondo « dille che non è colpa sua, che non poteva saperlo » le lacrime iniziarono a scorrergli su tutto il viso mentre io la guardavo impassibile « di anche a Aiden che lo amo e che non cambierà mai nulla » aspettai qualche minuto per capire se doveva ancora dire qualcosa ma non era così, piangeva solamente ma senza urlare, lo faceva in silenzio « spero che andrai in un bel posto Amelia » dopo queste parole chiuse gli occhi e io affondai la lama nel suo collo facendolo arrivare al lato opposto, dandole una morte rapida così da non farla soffrire, dopo pochi secondi una lacrima scese rapida sulla mia guancia.

SPAZIO AUTRICE

Bene ragazzi questo capito avrà sempre un posto nel mio cuore, come le parole di Amelia per Elisabhet e Aiden.
Spero che anche per voi sia così, cosa succederà adesso ad Elisabhet e Aiden?

A PART OF MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora