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La neve cadeva dolcemente, in quel freddo dicembre a Miyagi, ma non avrebbe terminato la sua corsa , finché non avesse ascoltato le ultime note della canzone.

Con il cappuccio della felpa alzato e il filo delle cuffie agganciato alla maglietta che indossava sotto, continuava a correre, lasciandosi trasportare dalle parole.

I suoi respiri diventarono nuvole nell'aria gelida del quartiere. Il cielo grigio rifletteva la melodia malinconica di un ricordo da lasciar andare e stimolava le sue gambe a correre più velocemente.
Si fermò per riprendere fiato. A furia di inalare tanta aria fredda, i suoi polmoni congelati le chiedevano pietà.

Il ponte le regalò la vista sulle montagne innevate, coprivano completamente la poca luce del sole, che lottava per farsi notare.
Un sole che voleva combattere, per raggiungerla e riscaldare un cuore ormai abituato alle temperature invernali.

Un cuore raffreddato era difficile da recuperare. Il suo calore l'aveva affidato a qualcuno a cui non importava molto del suo amore, anzi l'aveva schiacciato con una tale facilità da renderlo poltiglia.
Ora il suo cuore freddo, rimarginava le ferite dei ricordi di un amore non corrisposto, ma ancora vivo nel suo inconscio.

Le parole si dispersero nell'aria, come i suoi sbuffi che si cristallizzavano. Quando il freddo si attaccò alle sue gambe, spingendola via da quel ponte, Asami rinunciò a malincuore a quel paesaggio.
Dove una volta la terra splendeva alla luce del sole, ora era diventata un manto bianco e candido, su cui Asami non voleva passare per non rovinare il perfetto letto di neve che si era creato.

Eppure se fosse stata una giornata diversa, se non si fosse svegliata con un magone in gola, forse avrebbe portato lì la sua migliore amica, per divertirsi a fare buffi pupazzi di neve.
Lasciò la tranquillità delle campagne alle spalle, per tornare nella città dove tutto si muoveva velocemente. Neanche la neve aveva fermato il traffico giornaliero.

La sua corsa iniziò a rallentare, passando ad una semplice camminata veloce. Ora che le strade diventavano più chiare e la musica terminava, ritornò alla solita realtà che pullulava di rumori di motori, voci di persone e pianti di bambini.

Quando svoltò a destra, liberandosi dalla strada rumorosa, fece un sospiro di sollievo, come se fosse contenta di vedere le solite case a schiera tra le quali risaltava una casa, la sua casa.

Si fermò ad osservare i balconi curati e decorati da grandi vasi fioriti. Sembrava che in quella giornata grigia, solo il rosso delle rose riuscisse a dare un po' di colore a quel tempo.

Era tarda mattinata quando Asami decise di non tornare ancora a casa. Aveva voglia di passare del tempo con Natsu, la sua vicina di casa che conosceva da quando era nata.

Era anche la sua migliore amica, confidente e una grande compagna di avventure e viaggi. Le loro famiglie avevano sempre organizzato lunghe gite insieme, facendo in modo che tra loro nascesse questo rapporto di totale fiducia reciproca.

La porta della sua amica vicina, aveva qualcosa che la sua non aveva. Un piccolo stemma attaccato, i cui colori arancioni, contrastati con il grigio della porta, risaltavano la scritta \"FAMIGLIA HINATA\".

Ormai entrava in quella casa da quando aveva poco più di tre anni, eppure invidiava il loro spirito di famiglia sempre unito.
Come al solito la porta era aperta, poteva entrare ed uscite a proprio piacimento, senza che nessuno le dicesse nulla.

Chiuse la porta alle sue spalle e liberò un sospiro, che questa volta non si trasformò in aria fredda. Anzi, quella casa era così calda che i suoi polmoni si riscaldarono.

Quando tolse le cuffie, lasciandole appese alla felpa, abbassò il cappuccio e si tolse le scarpe ricoperte di neve.

Sentì un gran vociare provenire dal soggiorno e si chiese se Natsu avesse già invitato la squadra di pallavolo a guardare un film, come era solita fare.
Ma quando varcò la porta scorrevole del soggiorno, il vociare si fermò e un gruppetto di ragazzi con la felpa nera e oro, la guardarono come se fosse un alieno oppure la prima ragazza che incontravano nella loro vita.

<<ASAMIIII>>

Una chioma arancione la prese per le gambe, alzandola al di sopra della sua testa. Non che ci volesse molto a superare il metro e settant'uno di Shoyo , considerando che giocava in una squadra di spilungoni muscolosi.

<<Shoyo!>> lo abbracciò affettuosamente, come aveva sempre fatto da quando era solo una bambina <<Ma cosa ci fai qui? Natsu aveva detto che saresti tornato solo nel weekend!>> i suoi occhi tornarono ad avere una luce che si era persa man mano che correva e adesso, tra le braccia del battitore opposto, sentiva di poter superare ogni pensiero gelido con il suo affetto fraterno.

La mise a terra e le scompigliò i capelli, trattandola esattamente come la sua sorellina, nonostante tra i due non ci fosse molta differenza di altezza.
In fondo al salotto, qualcuno tossì e i due si voltarono vedendo l'intera squadra curiosa di conoscere la nuova arrivata.

<<HINATAAA...chi è lei? La tua ragazza?>> gli occhi di Bokuto si illuminarono, correndo verso di loro e con le mani sui fianchi fece sentire Asami una formichina, in confronto alla sua altezza e muscolatura.

<<Si Shoyo...>> sorrise Atsumu, comodamente seduto sul divano, con le gambe appoggiate sul tavolino <<...perchè non lo hai detto prima?>>

<<Oh cosa?>> Shoyo e Asami scambiarono un solo sguardo, per poi iniziare a ridere come dei matti, tanto da finire con le lacrime agli occhi <<Avete frainteso. Lei è Asami Fukame, la mia vicina di casa e migliore amica di mia sorella. Ci conosciamo da quando eravamo piccoli...praticamente è come se fosse mia sorella>>

<<Già, già...>> annuì Asami, asciugandosi le lacrime <<Ahh...voi giocatori di grandi squadre mi fate sempre ridere>> tirò una pacca sulla spalla di Shoyo nel silenzio generale.

Quella risata risuonò piuttosto finta ai giocatori della MSBY Black Jackal o forse era solo Atsumu a pensarlo; gli altri due compagni che si erano presentati a casa Hinata, non sembravano prestare molta attenzione al suo tono di voce. Specialmente Sakusa, che se stava appoggiato al muro in un angolino della stanza, senza proferire parola...come se ritenesse tutti loro dei viscidi insetti schifosi.

Quando Asami si congedò con un breve inchino, salendo le scale velocemente per raggiungere Natsu in camera, i quattro amici ripresero la loro partita a carte. Anzi, i tre amici ripresero la partita a carte, Sakusa li osservava da lontano.

<<Carina la tua sorellina >> un ghignò si formò sulle labbra di Atsumu che lanciò la successiva carta in mezzo al tavolo.

<<Ma non è la mia sorellina>> gli rispose Shoyo, prendendo la carta appena lanciata dal suo compagno <<E' un anno più grande di Natsu, è del terzo anno ed entrambe frequentano il liceo femminile Niiyama>>

Nella mente del biondo colorato si formarono delle battute da fare, qualcosa da dire e che i suoi compagni si aspettavano di sentire, ma rimase semplicemente in silenzio, concentrandosi sui quattro di cuori, i tre di picche che teneva in mano.

Rosso passionale  ᯾ Atsumu x readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora