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Era passato un mese. Tra partite ufficiali, eventi e allenamenti che lo portavano allo sfinimento, Atsumu non vedeva Asami da un mese.

Sentiva la sua assenza, come se gli mancasse il respiro in continuazione. Forse un concetto un esagerato, considerando che solo una volta avevano avuto un vero appuntamento... (anche se probabilmente lei non lo avrebbe mai considerato come tale), ma per Atsumu quello era bastato per fargli capire che avrebbe voluto passare innumerevoli giornate insieme a lei.

A tavola, nella mensa comune del palazzo dei MSBY, ad Osaka, seguiva in tempo reale ogni partita del torneo primaverile femminile dal suo cellulare.

Ogni scusa era buona per mettere le cuffie e guardare la partita, saltellando sul posto di tanto in tanto quando vedeva un'azione emozionante.

<<Da quando mangia con le cuffie? È strano non sentire le sue battute a tavola>> commentò sottovoce il capitano della squadra, un po' preoccupato per quello strano atteggiamento.

<<Oh>> gli rispose Shoyo con il boccone pieno di riso <<mi ricorda tanto Asami. Spesso a tavola mangia con le cuffie...>> sorrise, ingoiando l'ultimo boccone.

Bokuto scrutò con la coda dell'occhio quello che stava guardando il biondino, per poi avvicinarsi alla combriccola e bisbigliare << Sta guardando il torneo primaverile femminile. Anche io a volte lo guardo, ci sono certe schicciatrici..>> fece un sorriso da ebete.

<<Tu lo guardi perché cerchi una creatura simile a te per accoppiarti>> tagliò corto Sakusa << Quello...>> indicò con gli occhi Atsumu <<...lo fa per una ragione ben diversa>>

Sorprendentemente Shoyo per la prima volta capì di cosa stesse parlando il suo compagno <<Giusto. Natsu mi ha detto che sono arrivate in semifinale. Se vincono questa partita...saranno in finale e potranno vincere il torneo>>

Gli occhi Atsumu non si staccarono un solo istante dal cellulare, nemmeno quando gli caddero le bacchette dalle dita.

Trattenne il respiro.

Quella sarebbe stata l'ultima azione per la squadra di Asami, dopodiché avrebbero vinto la semifinale.

Dopo vari passaggi, finalmente la inquadrarono e poté vedere il suo studio meticoloso delle avversarie. I suoi occhi non erano mai fissi su un punto, sembrava che stesse consultando centinaia di opportunità di vittoria.

Come aveva imparato nelle ultime settimane, quello era anche un modo per confondere le nemiche, che non avrebbero mai conosciuto la sua pista.

Un sorriso smagliante si allargò sul volto di Atsumu quando Asami eseguì un alzata veloce e perfetta, quasi impercettibile all'occhio umano, ma non impossibile al suo occhio esperto da setter.

E così, regalando un'ottima occasione alla sua schiacciatrice, la Niiyama vinse le semifinali.

<<HANNO VINTO>> urlò facendo saltare tutta la sua cena in aria. <<ADESSO SONO IN FINALE>> la sua euforia improvvisa contagiò anche Shoyo e Bokuto, che iniziarono a fare la danza della felicità intorno al tavolo, sotto lo sguardo schifato di Sakusa.

Quella stessa sera, sotto il cielo roseo degli alberi di sakura e con il vento delicato della primavera, Asami non aveva tanta voglia di festeggiare, nonostante lo meritasse più di chiunque altro.

Aveva detto alle sue amiche che sarebbe tornata nel loro hotel a Tokyo, in cui alloggiavano, più tardi...solo il tempo di fare una passeggiata e schiarire le idee in vista della finale.

C'erano tante cose che la spaventarono quella sera. La finale, la vittoria, la fine della scuola, la sua prossima carriera e poi...c'era il suo cuore. In quell'ultimo mese l'aveva messo così tanto da parte, che la voce interiore l'aveva dimenticata completamente.

Forse era un bene, ma ogni volta che rimaneva da sola con la sua musica, quei pensieri tornavano e quel senso incompreso cresceva in lei.

Come l'avrebbe potuto definire? Non era semplicemente un magone, ma anche ripudio per se stessa. Per tanti anni non aveva sognato altro che quella vita.

Una carriera in crescita, la sua squadra in finale e l'appoggio della persona che tanto amava.

O forse no! O forse ne provava solo così tanta ammirazione da farle credere di non essere in grado di amare qualcun'altro .

Ma lei sapeva solo cosa significasse amare la pallavolo. Perché per il resto l'amore era ancora un concetto troppo misterioso per lei.

L'amore di un'amicizia, di una fratellanza lo conosceva benissimo, ma l'amore di una coppia? Come si amava veramente qualcuno?

Spinse la porta di un negozietto. Le sue gambe l'avevano portata li, spinta dallo stomaco che comandava al posto del cervello, fuso da quei pensieri.

<<Asami, che ci fai qui?>>

Quando sentì la voce di Osamu, finalmente alzò lo sguardo. Ah già, la sua fame l'aveva portata in quel delizioso negozietto di onigiri.

<<Ho un po' di fame>> sorrise timidamente, accomodandosi davanti al bancone <<mi trovavo di passaggio e non ho resistito>>

Un piccolo sorriso comparve sulla bocca del gemello di Atsumu. Era anche piuttosto silenzioso rispetto al biondino e la lasciò ancora un po' a combattere con i suoi stessi pensieri.

<<Ecco qui>> glieli servì davanti agli occhi <<Questa sera offro io. Hai vinto le semifinali, quindi considerala come un regalo>>

Ammirata da quel gesto, lo ringraziò chinando il capo e iniziò a mangiare, nuovamente assorta dal silenzio.

<<Osamu giusto?>> la sua bocca iniziò a parlare, senza che il cervello glielo stesse permettendo. <<Una volta tu e tuo fratello giocavate insieme a pallavolo!>>

<<Si...che tempi>> sbuffò con un pizzico di ironia. Osamu si accorse che Asami non alzata la testa dai suoi onigiri. Forse non era esattamente quella la domanda che voleva fargli.

<<Stai aspettando qualcuno?>> le chiese appoggiandosi al bancone <<O magari vorresti vedere qualcuno?>>

Incredula, Asami sgranò gli occhi, sicura che il riso le sarebbe andato di traverso da un momento all'altro.<<Cosa? No io sono venuta solo->>

<<Non c'è bisogno che ti giustifichi. Non avrò proseguito con la pallavolo come Atsumu, ma tra i due sono quello che ha ereditato il dono dell'ascolto interiore e presumo sia una cosa molto importante>> sorrise, cercando di rassicurarla. Poco dopo alzò lo sguardo verso la sua porta, il campanello era suonano e tornò a lavorare, lasciando Asami ancora perplessa.

<<Ma che sorpresa! Che coincidenza trovarti qui>>

Un tono ironico, che Asami avrebbe riconosciuto facilmente. Atsumu Miya si sedette affianco a lei, dopo un mese che non si vedevano.

Che strana sensazione che provò appena i loro occhi si incrociarono. Un battito al cuore saltato, le mani che iniziavano a tremare e gli occhi, che non la smettevano di bruciare.

<<Avevo fame e sono venuta qui>> rispose, tornando a guardare il fondo del suo piatto.

<< Anche io vengo qui dopo una partita. Bella o brutta che sia, questo posto mi rincuora, per questo non porto mai nessuno con me>>

Asami pensò di aver sentito male. Allora lei? O le minacce di Osamu nel non portare nessuno nel suo negozio? <<Cosa?>> gli chiese.

<<Si hai capito bene>> annuì sorridendo il biondo <<Non porto mai nessuno qui. Ti ricordi ancora quella volta? Quando ti invitai dopo che tu entrasti a far parte dell' élite? Ecco tu sei stata la prima ragazza ad entrare qui>> si avvicinò un po' più a lei, dopo essersi accertato che suo fratello non potesse guardarli <<La cosa di portare ragazze non era vero. Mio fratello esagera a volte con queste cose>>

Frastornata da quello che le aveva detto e il cervello che non la smetteva di litigare con il cuore, il colorito di Asami diventò più evidente. Iniziava a sentire un po' caldo. <<Non-non mi importano le tue storie amorose. Sei pur sempre un rivale>> non si accorse che stesse balbettando.

Sguardo furbo da volpe e Atsumu continuò a farla sentire piccola piccola sotto il suo sguardo. Ma non era minaccioso, sotto quegli occhi che la studiavano, ci vedeva solo tanta protezione.

Rosso passionale  ᯾ Atsumu x readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora