7- Giuro che c'ho provato.

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«È DISGUSTOSO!» La schiaffeggiò in pieno volto, sfogando tutta la sua ira

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«È DISGUSTOSO!» La schiaffeggiò in pieno volto, sfogando tutta la sua ira.
Lord Voldemort non era più il giovane affascinante che possedeva una bellezza eterea. Gli occhi verdi e magnetici erano diventati due fessure scarlatte, emanavano sete di sangue ma soprattutto crudeltà. Il naso aveva preso la tipica forma serpentina ed infine, non aveva più i capelli. Aveva perso tutto ciò che conservava di umano.

«M-Mi...Mi dispiace...Padre...» I suoi singhiozzi echeggiavano in quella stanza buia e sconosciuta. Antartica non sapeva dove si trovasse, ma aveva tutta l'aria di essere una magione posseduta da persone ricche. Ma al contempo, era disabitata. C'erano solamente loro due. «Perdonami...Ti prego...» Implorò, invano, il suo perdono. Si accasciò sul pavimento, non riuscendo più a stare in piedi.

«Padre?» Le fece eco, con tono accusatorio. «Sembrerebbe che tu sia diventata la mia puttana, anziché mia figlia.» Si avvicinò a lei. Quando la raggiunse, si abbassò sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza. «Dovresti vergognarti...» L'afferrò per la radice dei capelli, costringendola ad alzare la testa. Voleva che sostenesse il suo sguardo.

Quelle parole facevano estremamente male. Erano una vera tortura, altro che Crucio.
«Me ne vergogno...» Rispose con la più profonda disperazione. «Mi dispiace...Mi dispiace...Mi dispiace...»

Antartica si svegliò di soprassalto lanciando un urlo.
Nella sala comune dei Serpeverde calò il silenzio. I Mangiamorte la fissavano attoniti, mentre Tom sembrava tra l'essere stizzito e perplesso. Antartica, non solo si era presentata alla riunione in pigiama, ma si era persino appisolata. L'incubo che aveva appena fatto l'aveva scossa; l'orrore le si era dipinto sul volto. Era impallidita, sudava freddo e non la smetteva di tremare. Balbettò delle scuse, poi scappò via con le lacrime agli occhi. Nessuno dei presenti osò dire qualcosa, anche perché li aveva lasciati in un profondo sgomento.

Il giorno dopo, a lezione di Trasfigurazione, Antartica sedeva da sola con il mento poggiato sul palmo della mano destra. Stava scarabocchiando distrattamente su un foglio.
Non si accorse che qualcuno si era seduto affianco a lei, finché non sentì i libri sbattere sul banco. Antartica trasalì e si voltò di scatto. Quando i suoi occhi smarriti incontrarono quelli verdi di Tom, sorrise raggiante. «Buongiorno!»

«Ciao.» Rispose, gelido.

«Sono cooosì contenta che ti sei seduto proprio accanto a me, Voldy.» I suoi occhi azzurri brillavano di felicità, ma ben presto Tom spense tutto quell'entusiasmo.

«Hm. Non c'erano posti liberi, quindi mi sono dovuto sedere per forza accanto a te.» Spiegò, mentre apriva con disinvoltura il libro.

Antartica lo guardò interdetta per un istante, ma poi gli sorrise nuovamente. «Ma io sono felice lo stesso.»

«Se lo dici tu.» Borbottò.
Si alzò un cicaleccio gioviale da parte degli studenti. Si stavano godendo quei pochi minuti di libertà, prima che iniziasse la lezione.
Antartica e Tom furono gli unici a rimanere in silenzio. Lei che continuava a disegnare, lui che leggeva un testo con poca attenzione. Ancor prima di accorgersene, si ritrovò a rivolgerle la parola. «Sembri meno chiacchierona del solito.» Disse. «Non che mi dispiaccia, ovvio.» Precisò.

Rise - Tom RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora