1- Mentre il desiderio arde, la ragione tace.

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𝑾𝒉𝒆𝒏 𝒊𝒔 𝒂 𝒎𝒐𝒏𝒔𝒕𝒆𝒓 𝒏𝒐𝒕 𝒂 𝒎𝒐𝒏𝒔𝒕𝒆𝒓?
𝑶𝒉... 𝒘𝒉𝒆𝒏 𝒚𝒐𝒖 𝒍𝒐𝒗𝒆 𝒊𝒕.

 𝒘𝒉𝒆𝒏 𝒚𝒐𝒖 𝒍𝒐𝒗𝒆 𝒊𝒕

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1942 Quinto anno.

L'accogliente ed elegante Sala Comune dei Serpeverde era silenziosa, fatta eccezione del pigro scoppiettare del camino.
Dalle ampie e strette vetrate sottomarine filtrava una luce verdognola che irradiava la stanza, dandole quel piacevole tocco caratteristico. Ma la sua essenza era possibile apprezzarla in totale solitudine, un pò come tutte le cose.

Era tarda notte e Tom Riddle sedeva tranquillo su una comoda poltrona in pelle nera. La postura rigida e composta, l'espressione accigliata e spazientita perché i Mangiamorte erano di un minuto di ritardo.
Altri non apparteneva che a sè stesso, ma provava qualcosa di lievemente simile quando si trovava ad Hogwarts. Quella era la sua casa. L'unica che avesse mai avuto.
A volte ci dimentichiamo che egli, prima di diventare il più grande Mago Oscuro di tutti i tempi, prima di tutto, è stato un ragazzo. Un adolescente, all'apparenza, come tutti gli altri. Amato e venerato sia dai suoi coetanei, che dagli insegnanti.
Lui, con il suo eccezionale carisma era in grado di incantare chiunque, indipendentemente dal sesso. 
Sprigionava un'aura sensuale, virile, che sapeva di proibito.
Un adone vanesio, consapevole del suo fascino, non si faceva scrupoli ad utilizzarlo a proprio vantaggio.

I capelli corvini gli incorniciavano i tratti aristocratici del viso di porcellana.
Era crudelmente bello Riddle, con gli occhi verdi come muschio di fiume, le labbra carnose e rosse come petali di rosa.
Egli era avvolto da un magnetismo oscuro che attraeva a sé le sue vittime e in un attimo si ritrovavano a fare tutto ciò che voleva; burattini senza più il libero arbitrio.

Da un pò di tempo a quella parte, gli capitava spesso di sentirsi pedinato, come un'ombra che lo seguiva ovunque andasse.
Aveva ordinato ai suoi Mangiamorte di tenere gli occhi aperti e di risolvere il problema, ma nessuno sembrava notare qualcosa di strano. Certo, magari a seguirlo erano le solite ammiratrici che si appostavano fuori alle classi dove Tom aveva lezione.
Ma lui non ne era del tutto convinto. Non quella volta.
Sentiva di star diventando pazzo, giorno dopo giorno la sua paranoia sembrava crescere a dismisura.

Decise che era diventato un problema serio da quando gli stava costando la concentrazione per lo studio. Non poteva rischiare che i suoi voti si abbassassero; persino i professori si erano accorti della sua inquietudine da quando lo coglievano impreparato durante le lezioni. La perdita d'appetito e il sonno erano superflui, come se i bisogni umani gli recassero noia.

Sul tavolino di vetro, di fronte a lui, giaceva un bicchiere di Acquaviola. Per ingannare ulteriormente l'attesa decise di berne un sorso, ma il bicchiere non arrivò neanche a sfiorargli le labbra. All'improvviso  qualcuno lo fece volare via.

Appena il bicchiere toccò il pavimento esplose in mille frammenti di vetro, il tonfo echeggiò in tutta la stanza, mentre il liquido si espanse a macchia d'olio sul tappeto. Tom serrò la mascella e alzò i suoi occhi di ghiaccio sulla colpevole affianco a lui: era una ragazza minuta dalle lunghe trecce blu cobalto (Tom non aveva mai visto una ragazza con quel colore di capelli) la pelle marmorea, le labbra piene, carnose, erano deturpate da un curioso cerchietto di metallo e i suoi occhi erano profondi come l'oceano.

Rise - Tom RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora