<<ora che ho chiarito con i nonni mi sento molto più tranquilla>> dissi sorseggiando il mio caffè seduta in un tavolino di un bar insieme a bill.
<<sai che c'è? dovresti venire al nostro tour>>
esclamò d'un tratto il ragazzo, facendomi leggermente spalancare gli occhi.
<<dici sul serio?>>
<<si, potresti assistere ai nostri concerti e farci anche da manager>> spiegò il ragazzo sorridendomi.
ricambiai il sorriso in segno di approvazione e chiesi quando saremmo dovuti partire.
<<oggi alle 17>> rispose con non chalance.
<<cosa?! è letteralmente tra 2 ore!>> mi alzai di scatto prendendo la mia roba.
sarei dovuta tornare a casa a preparare le valige se avessi voluto farcela in tempo.qualche ora dopo mi ritrovai davanti la stazione centrale di berlino insieme ai miei amici, in attesa del treno che ci avrebbe portati a parigi.
ai nonni avevo semplicemente detto la verità, non mi andava più di mentirgli.
nonostante qualche lamentela sul fatto che non conoscessero i miei amici, mi lasciarono andare senza farsi troppi problemi.
salimmo sul treno nemmeno una decina di minuti dopo, e dopo lunghe e stancati ore di viaggio arrivammo a destinazione.
durante il tragitto mi addormentai sulla spalla di tom inconsapevolmente, me ne accorsi solamente quando sentii delle labbra poggiarsi sulla mia fronte.
aprii gli occhi di scatto e lo riconobbi subito.
riconoscevo il suo profumo.
mi feci scappare un piccolo sorrisetto e chiusi nuovamente gli occhi, per poi riaddormentarmi in quella stessa esatta posizione.
<<c'è un problema>> esclamò bill tornando dalla reception dell'hotel dove avremmo dovuto alloggiare.
<<la nostra agenzia ha prenotato solamente 4 stanze, quindi ellie dovrai dormire con qualcuno>> spiegò bill.
sospirai esausta, dopo tutte quelle ore di viaggio l'ultima cosa che mi serviva era non avere una stanza tutta per me.
<<quindi? con chi vuoi dormire?>> chiese gustav.
<<è inutile chiederglielo, è ovvio che dormirà con tom>> esclamò georg ridacchiando.
io e il ragazzo alzammo contemporaneamente gli occhi al cielo.
bill annuì come se nulla fosse e a quel punto capii che avrei dovuto veramente condividere la camera con tom.
come se la situazione che si era creata non fosse già abbastanza.
<<forse è meglio se andiamo>> disse il sottoscritto prendendo le valigie da terra, per poi aprire la porta della nostra stanza.
lasciai un bacio sulla guancia ai ragazzi e mi diressi dentro la camera dove avremmo dormito.
era molto grande, contava di un letto a mezza piazza, un bagno con vasca per due e una grande finestra che dava sulla torre Eiffel.
non avevo mai visto una cosa del genere.
tutta la stanchezza che avevo accumulato sparì
di colpo e mi fiondai davanti la porta-finestra.
<<è stupendo!>> esclamai invitando il ragazzo a raggiungermi.
egli fece come da me chiesto e si affacciò al mio fianco, sorridendo alla vista del mio sorriso ancora incredulo, come se fossi una bambina che era stata appena portata a disneyland.
in effetti per me quella vista era qualcosa che non mi sarei mai aspettata di vedere.
in brasile non avevamo molti soldi, e se ce li avevamo venivano spesi in alcohol e droga da mio padre.
ma dopotutto non ero così differente da lui.
tirai fuori dalla tasca dei jeans una bustina d'erba, lasciando il ragazzo di fianco a me notevolmente sorpreso.
<<io ti amo cazzo!>> esclamò togliendomi dalle mano quella bustina, per poi rientrare in stanza per cercare delle cartine e carta filtro.
una volta trovato tutto, ci sedemmo sul balcone e il ragazzo iniziò a rollare.
<<pensavo che fossi una figlia di papà>> scherzò tom.
<<beh...in effetti lo sono>> feci spallucce.
<<a me non sembra...le figlie di papà non si fanno le canne>> disse facendo un tiro, per poi fissarmi negli occhi.
<<beh, le figlie di mio padre si>> dissi alzando gli occhi al cielo sarcasticamente.
<<che intendi?>> chiese.
<<penseresti che io sia strana se ti dicessi che mio padre è un alcolizzato ed un drogato?>> risi.
<<no, rende solo la tua storia più interessante>> rispose guardandomi intensamente.
rimasi sorpresa notando la sua serietà nel pronunciare quelle parole.
se fino ad un momento prima ero tranquilla adesso mi sentivo sotto pressione, nonostante stessi fumando.
<<la mia storia non è per niente interessante fidati>> feci un'altra tiro con l'intento di rilassarmi.
<<lascia giudicare agli altri>> rispose incitandomi a raccontare della mia vita prima di trasferirmi a berlino.
<<d'accordo,da dove comincio...sono nata a san paolo, da una madre che posso dire di non aver mai conosciuto e da un padre tossico.
ho anche un fratellino di 13 anni, si chiama carl ed è in affidamento>> dissi tutto d'un fiato.
<<cazzo ellie, mi dispiace>> sussurrò il ragazzo sorridendomi con compassione.
adesso provava pure compassione per me.
probabilmente gli sembravo una poverina capitata in una famiglia decadente, senza speranza di un futuro.
era ancora più probabile che in quel momento si stesse chiedendo cosa ci stesse facendo con me, ed era più che plausibile.
dopotutto era il chitarrista di una delle band più famose dell'europa, perché avrebbe dovuto perdere tempo con una come me.
interruppi i mie pensieri non appena sentii una presenza circondarmi il corpo.
tom mi stava davvero abbracciando?
ci misi un po' a ricambiare la stretta, forse per la sorpresa o forse perché improvvisamente le farfalle nello stomaco erano tornate.
appena ci staccammo rimanemmo a fissarci per qualche secondo.
<<grazie>> dissi, arrossendo leggermente.
grazie?! chi è che direbbe grazie? mi maledii mentalmente per averlo fatto, dopo aver notato da parte del ragazzo una risatina imbarazzata.
<<sei troppo bella per avere un passato del genere, meriti di meglio>> accennò sorridendomi.
rimasi a bocca aperta nel sentire le sue parole.
nessuno me lo aveva mai detto prima, e il solo fatto che fosse stato tom kaulitz a pronunciare quelle parole mi fece arrossire ancora di più.
l'atmosfera che si era creata era più che piacevole.
le luci erano completamente spente e l'unica cosa ad illuminare i nostri volti erano le luci della torre eiffel che potevano essere visibili da ogni angolo della città.
mi sedetti poggiando la schiena sul muro e involontariamente feci sfiorare le nostre mani, provocando un brivido da parte di entrambi.
sentii lentamente la sua mano poggiarsi sulla mia, e successivamente, ma molto più lentamente, incrociarla.
mi irrigidii all'istante, ma stetti in silenzio e decisi di godermi il momento,
non avendo comunque il minimo coraggio di girare il mio volto verso il suo.
mi voltai solamente quando sentii qualcuno chiamarci dal balconcino accanto, rivelando le figure dei 3 ragazzi che si sbracciavano pur di attirare la nostra attenzione.
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something going on||tom kaulitz
Romanceellie viene costretta a trasferisi a berlino dai nonni a causa dei servizi sociali, dove non si sarebbe mai aspettata di conoscere qualcuno di così simile quanto differente a lei.