this must ends

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<<ci vediamo dopo ragazzi>> esclamai uscendo dalla porta dell'hotel, diretta verso la caffetteria dove io e rafe ci saremmo dovuti incontrare.
avevo mentito ai miei amici ancora una volta, gli avevo detto che sarei andata a fare shopping nelle vicinanze.
alla fine, io e tom avevamo dormito nel vecchio locale abbandonato ed eravamo rientrati verso le 5 del mattino.
nessuno si era accorto di niente.
per quanto invece riguardava quello che era successo, ero felice e scossa allo stesso tempo.
ma sentii una strana sensazione allo stomaco non appena feci ingresso nella caffetteria, rivelando il ragazzo dai capelli biondi seduto su un tavolino a sorseggiare il suo caffè.
<<ei>> esclamai avvicinandomi a lui.
non sapevo nemmeno perché ci stessi andando, oramai avevo smesso di ragionare.
<<ei, siediti>> mi sorrise.
<<d'accordo rafe, perché siamo qui?>> sospirai poggiando la borsa sul tavolo.
<<rilassati. volevo solamente uscire con te>> rispose con non chalance.
ordinai un frappé e dei macaron alla fragola, che arrivarono all'istante.
<<dimmi un po', come sta tuo fratello?>> chiese, lasciandomi sorpresa.
<<non c'è male, dice che verrà presto a trovarmi>> risposi.
<<invece tua madre?>> aggiunsi.
<<è in ospedale...la malattia è peggiorata>> disse incupendosi.
mi dispiaceva davvero per sua madre.
janet, così si chiamava, era stata la prima ad accogliermi nella sua famiglia.
si era sempre presa cura di me quando mio padre tornava a casa ubriaco.
fu distruttivo anche per me quando le venne diagnosticata la leucemia.
dentro di me sapevo che la sua vita non sarebbe durata a lungo.
<<cavolo, mi dispiace>> sussurrai poggiandogli una mano sulla spalla.
eravamo intanto usciti dalla caffetteria, e stavamo girovagando per le vie di parigi intenti a trovare un luogo dove sederci.
<<sta tranquilla>> disse sorridendo debolmente, per poi prendere la mia mano e lentamente incrociarla con la sua.
mi irrigidii a quel contatto inaspettato.
cosa stava cercando di fare?
non ci sarei cascata un'altra volta.
cercai di allontanarmi, ma il ragazzo lo notò e si decise a dire una cosa che non mi sarei mai aspettata di risentire.
<<ti voglio, ellen>> confessò.
arrossii notevolmente, cosa che purtroppo lo fece sorridere.
ci mancava solo che pensasse che volessi tornare con lui.
era vero, avevo ancora un debole per lui, ma non avevo ancora del tutto abbandonato la mia parte razionale del cervello, quella che mi diceva di stargli alla larga.
ma evidentemente non la avevo abbandonata per poco, perché non appena il biondo si fiondò sulle mie labbra, non ebbi la minima intenzione di staccarmi.
successe tutto così velocemente che non ci pensai due volte a portare le braccia attorno al suo collo, e lui attorno al mio di dietro.
improvvisamente nella mia mente apparve l'immagine della sera prima, e mentre baciavo le labbra di rafe, immaginavo che fossero quelle di tom.
strano, non è vero?
rafe si staccò dalle mie labbra dopo un tempo indefinito, per poi finire sul mio collo iniziando a lasciarmi una piccola scia di umidi baci.
dopo qualche secondo però, si staccò.
<<cosa sono quei segni?>> chiese riferendosi ai succhiotti.
spalancai gli occhi, essendomi dimenticata di coprirli.
<<ehm...>>
<<ellen, parla>> disse freddo.
ecco, ci mancava solo che si incazzasse.
odiavo questo lato di lui.
forse era proprio il motivo per cui lo avevo lasciato.
era geloso e possessivo, dopotutto era scontato che fossi andata con qualcun altro in quell'arco di tempo.
<<ma secondo te cosa sono rafe? a volte fai domande così stupide cazzo>>
mi innervosii, quella domanda mi aveva messa sotto pressione.
<<di chi sono?>> continuò impassibile.
<<ma che importa?>> chiesi incrociando le braccia sotto il seno.
<<ti ho fatto una domanda ellen>> disse alterandosi.
<<me li ha fatti tom, un mio amico, okay?!>> urlai.
<<ah quindi da adesso gli amici si fanno i succhiotti?>> chiese sarcasticamente.
alzai gli occhi al cielo, non sapevo più come giustificarmi ormai.
ma la vera domanda era, perché dovevo giustificarmi?
forse avevo una tremenda paura di come rafe avrebbe potuto reagire.
i miei pensieri vennero però interrotti da qualcuno che si mise fra noi.
<<ellie?>> chiese colui che si rivelò essere georg.
<<ei, ehm che ci fai qui?>> chiesi imbarazzata.
diedi una piccola occhiata a rafe,riuscendo a notare il suo sguardo assassino.
<<sarebbe lui tom?>> chiese a denti stretti.
<<okay,basta rafe>> esclamai portando una mano sul suo petto, per evitare che avanzasse verso il mio amico.
<<ora devo andare>> aggiunsi, freddamente.
il biondo annuii sorridendo amaramente, probabilmente deluso dalla mia scelta.
decisi di non pensarci e iniziai a camminare accanto a georg, diretta probabilmente verso l'hotel.
<<vorrei sapere chi era quel tipo>> disse d'un tratto il ragazzo, inarcando un sopracciglio.
<<d'accordo...è il mio ex. ma non dirlo a nessuno>> sospirai.
sapevo di non potermi fidare di georg.
era sempre stato un pettegolo.
ma non potevo mentirgli ancora.
una volta arrivati in hotel mi fiondai verso la mia stanza, trovando tom a petto nudo sul letto.
non che non lo avessi mai visto in quel modo, ma arrossii leggermente a quella vista.
mi sdraiai accanto a lui, riuscendo solo a mormorare un <<ciao>>.
<<ei>> mi sorrise.
<<vieni>> aggiunse in seguito, per poi allargare il braccio in modo che potessi mettermi comoda tra le sue braccia.
apprezzavo il modo in cui potesse essere così dolce a volte, nonostante fosse sempre stato considerato il ragazzo "stronzo" della band.
io non lo vedevo in quel modo, nonostante avesse anche lui un bel caratterino.
<<non hai comprato niente?>> chiese.
<<ehm, non c'era nulla di carino>> mi inventai sul momento.
<<d'accordo...stasera suoni con me>>cambiò argomento, girando la testa verso di me.
<<in che senso?>>
<<c'è n'è solo uno. sali sul palco e suoni con me>> sorrise.
<<ma io non so suonare>> risi.
<<ti insegnerò io>> mormorò giocando con il suo piercing.
era così carino.
rimanemmo a fissarci per svariati secondi, fin quando le nostre labbra si unirono in un lungo bacio.
un bacio che non andò oltre, ma che fu altrettanto intenso e passionale.
questo mi faceva piacere, perché mi faceva capire che non c'erano secondi fini.
mi accoccolai sulla sua spalla e lasciai un bacio sul suo collo, per poi finire per addormentarmi tra le sue braccia, ancora una volta.

something going on||tom kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora