la mattina seguente venni svegliata dall'insistente luce che filtrava dalla finestra.
mi rigirai tra le coperte notando che tom era improvvisamente sparito.
fu un bene, perché dopo quella sera non avevo nemmeno il coraggio di guardarlo in faccia.
mi alzai con calma e andai in bagno.
mi morsi il labbro quando notai diversi succhiotti sparsi sul mio collo e tentai in tutti i modi di nasconderli, con scarsi risultati.
a quel punto sperai solamente che nessuno li notasse.
sussultai appena sentii la porta della stanza aprirsi, rivelando tom già con lo zaino in spalla.
<<dobbiamo andare>> disse distrattamente, permettendomi di osservarlo in tutta la sua bellezza.
avvampai alla vista dei succhiotti violacei che ricoprivano il suo collo.
non pensavo di poter essere capace di fare una cosa del genere.
si vedeva come anche lui cercava di nasconderli con la felpa.
<<dove?>> domandai uscendo dal bagno.
<<abbiamo un'intervista. se non vuoi venire puoi restare>> disse appoggiato allo stipite della porta, intento ad aprire la maniglia.
okay, era ancora incazzato con me per la storia di ieri.
<<vengo>> dissi solamente per poi prendere la mia roba e uscire dalla stanza prima di lui.
arrivammo in poco tempo al luogo dell'intervista.
mi sentivo fuori luogo, avrei dovuto aspettarli fuori dall'edificio tutto il tempo.
era chiaro che non mi avrebbero fatto entrare con loro.
ne approfittai per farmi un giro della città.
entrai in un caffè non molto lontano e con i soldi che mi aveva dato bill, riuscii ad assaggiare cibi mai provati prima.
<<ellen?>> sobbalzai non appena sentii pronunciare il mio nome.
mi girai di scatto e notai una figura a me familiare, ma di cui non riuscii subito a riconoscere l'identità.
<<sono io, rafe! ti ricordi?>> chiese il ragazzo avvicinandosi a me.
spalancai gli occhi, dovevo ancora assicurarmi che quella fosse la realtà e non solamente una delle mie visioni.
rafe.
il ragazzo che avevo amato per più di un anno e per cui forse provavo ancora qualcosa.
era da mesi ormai che non lo vedevo.
<<che ci fai qui?>> domandai abbracciandolo.
<<che ci fai tu qui?>> chiese di rimando, ricambiando l'abbraccio.
<<sono con dei miei amici in vacanza>> mentii, in parte.
<<davvero? io sono qui per il lavoro di mio padre. tornerò in brasile tra 10 giorni>> esclamò sorridendo.
il suo aspetto non era per niente cambiato.
anzi, sembrava del tutto migliorato.
come se fosse ritornato il rafe di prima, il ragazzo gentile, educato e sorridente di una volta.
<<oh, beh, io non credo che tornerò in brasile...>> dissi titubante.
<<come? perché?>> il suo sorriso si spense.
<<voglio dire, prima o poi tornerò...o almeno quando ritroveranno mio padre>> spiegai.
<<è sparito un'altra volta?!>> chiese quasi incazzato.
perché d'un tratto gli interessava così tanto?
<<già...>> annuii.
<<cazzo, mi dispiace stellina>> sussurrò abbracciandomi di nuovo.
rimasi sorpresa udendo quel nome.
era il modo in cui mi chiamava quando stavamo insieme, e questo mi fece solamente venire un nodo allo stomaco.
mi staccai dall'abbraccio nel momento in cui sentii nuovamente udire il mio nome.
<<ellie?>> esclamò bill confuso.
<ei ragazzi!>> esclamai imbarazzata, allontanandomi il più possibile da rafe.
<<chi sono quelli?>> chiese il sottoscritto guardando male i ragazzi.
<<sono i miei amici>> dissi fermamente guardandolo negli occhi.
non gli avrei mai permesso di avvicinarsi a loro, sapevo bene quanto rafe fosse una persona gelosa.
<<ora devo andare>> dissi abbassando lo sguardo.
<<d'accordo stellina, ci vediamo>> sussurrò lasciandomi un bacio sulla fronte, per poi uscire dalla caffetteria squadrando male ancora una volta i miei amici.
doveva smetterla di chiamarmi in quel modo.
<<stellina?>> chiese disgustato tom.
<<già, chi era quel tipo?>> domandò gustav.
<<un mio amico>> sospirai.
non volevo che sapessero di rafe.
la situazione si sarebbe complicata ancora una volta e dopotutto tra me e lui era finita.
nonostante per qualche strano motivo rimanevo ancora ipnotizzata nell' osservare il suo volto perfetto, contornato da due grandi occhi azzurri e dai suoi morbidi capelli dorati.
ma dovevo smetterla di pensarci, era passato ormai troppo tempo.
<<allora com'è andata l'intervista?>> chiesi cambiando argomento.
<<è stata magnifica, ci hanno accolto benissimo>> esclamò bill sfoggiando uno dei suoi sorrisi più belli.
era così carino.
<<in realtà non è stato nulla di che, come sempre bill stai esagerando>> esordì tom.
<<eddai tom, torna dalla tua ragazza!>> scherzò georg lasciandomi confusa.
<<quale ragazza?>> chiesi incuriosita.
<<hanno visto te e tom in giro e adesso tutti pensano che state insieme>> spiegò gustav.
<<cosa? gli avete detto che non è così,giusto?>> chiesi sorpresa.
<<veramente il coglione qui accanto a te ha detto proprio il contrario>> disse tom riferendosi a georg.
alzai gli occhi al cielo portandomi una mano sulla fronte.
<<sei proprio un coglione>> dissi roteando gli occhi.
decidemmo successivamente di tornare all'hotel per riposarci, poiché quella sera ci sarebbe stato il primo concerto del tour.
<<cazzo, sei una vampira!>> esclamò tom dal bagno, cercando di coprire i succhiotti da me provocatigli la sera precedente.
sembrava che con il passare delle ore fosse finalmente tornato in se.
non sembrava più arrabbiato, e questo mi rasserenò parecchio.
<<nemmeno tu scherzi>> contrabattei
avvicinandomi a lui, per confrontare i nostri colli allo specchio.
venni distratta da una notifica sul mio telefono.
e come mi aspettavo, si trattava di rafe.
"vorrei uscire con te, stellina"
"non so rafe, che ci guadagno?" scherzai.
"tu vieni, domani alle 17 in punto alla caffetteria di oggi"
lasciai il visualizzato, non sapevo davvero come rispondere.
ero felice, ma allo stesso tempo la mia mente continuava a ripetermi di starne alla larga.
<<chi era?>> chiese tom.
<<mia nonna>> mentii uscendo dal bagno.
si erano fatte le 19 e tra meno di due ore ci sarebbe stato il concerto.
dovevo assolutamente trovare qualcosa da mettermi per la serata.
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something going on||tom kaulitz
Romanceellie viene costretta a trasferisi a berlino dai nonni a causa dei servizi sociali, dove non si sarebbe mai aspettata di conoscere qualcuno di così simile quanto differente a lei.