prima di leggere il capitolo vi informo che da ora aggiornerò ogni 15 stelline, buona lettura🫶🏻
<<sono lieto di dare il benvenuto sul palco ai tokio hotel!>> esclamò il presentatore, seguito da una lunga serie di urla e schiamazzi da parte dei fan.
non ero mai stata ad un concerto prima d'ora, era un'esperienza del tutto nuova.
non ero abituata a vedere così tanta gente nello stesso posto e a dirla tutta mi sentivo un po' claustrofobica.
ma era il concerto dei miei amici, dovevo resistere ed essere fiera di loro.
mi era stato assegnato il posto davanti il palco, quello per cui di solito si arriva a pagare più di 200 euro.
mi sentivo come una vip ad essere lì senza aver speso nemmeno un centesimo.
potevo sentire le voci strillanti delle fan che adulavano e lanciavano la qualsiasi a bill e tom, sicuramente i più corteggiati del gruppo.
mi dispiaceva un po' per gustav e georg.
dopo una decina di minuti, i ragazzi iniziarono a suonare.
l'ultima volta che li avevo ascoltati fu al sound, nonché la prima volta che li vidi.
non feci altro che guardare tom, che concentrato a schitarrare sulle note di "by your side, era mille volte più attraente.
non appena la canzone fu finita, notai tra la folla lo sguardo di tom cercarmi.
cercai di avvicinarmi il più possibile a lui, nell'intento di capire cosa volesse dirmi, e
rimasi spiazzata quando mi chiese di salire sul palco, cosa che rifiutai prontamente.
ma una volta aver sentito la folla sussultare e applaudire, decisi di farmi coraggio, e con l'aiuto della sicurezza salii su quel palco.
mi sentivo felice, come se tutto il mondo stesse improvvisamente rivolgendo l'attenzione su di me.
purtroppo anche negativamente, a causa delle fan ingelosite che potevo udire urlarmi contro dal palco.
decisi comunque di ignorarle e ci unimmo in un abbraccio di gruppo, che mi fece sentire subito a mio agio.
<<è stato un successo!>> esclamò bill mentre eravamo intenti a correre sotto la pioggia sul retro dello stadio.
<<era la prima volta che salivi su un palco?>> chiese gustav ridendo.
<<sicuramente non lo faccio di mestiere, quindi si, gustav>> scherzai anche io.
ero ormai fradicia dalla testa ai piedi e stavamo ancora cercando un posto dove ripararci.
alla fine ci sedemmo su degli scalini di un locale abbandonato da tempo.
a parigi le temperature erano basse, e dire che tremavo dal freddo era poco.
tom lo notò e mi circondò con le sue braccia, facendomi appoggiare la testa sulla sua spalla.
per un attimo chiusi gli occhi.
per qualche motivo mi sentivo al sicuro, mi stavo completamente rilassando.
pensai che sarei potuta stare tra le sue braccia per ore intere.
ma in quel momento pensavo anche nello stare tra le braccia di rafe.
ero una ragazza davvero confusa, me lo dicevano spesso.
dovevo cercare di eliminare quel pensiero intrusivo a tutti i costi.
<<sono stanco, voglio tornare in hotel>> le parole di georg mi fecero ritornare alla realtà.
<<già, anch'io>> contestò bill alzandosi dal gradino.
<<okay, vengo con voi>> aggiunse gustav raggiungendo i ragazzi, che erano ormai sulla strada di ritorno per l'hotel.
e così rimanemmo io e tom, da soli.
pioveva ancora molto forte, e decisi di sistemarmi meglio sulla sua spalla.
<<che farai una volta tornata in brasile?>> chiese d'un tratto il moro.
<<non so se ci tornerò mai>> sospirai.
<<sei triste?>> chiese abbassando il volto verso il mio, non facendo per poco sfiorare i nostri nasi.
<<un po'. li c'è tutta la mia vita, ma ora che vi ho conosciuti,voglio quasi restare a berlino>> scherzai.
riuscii a sentire le sue labbra sorridere, cosa che di conseguenza feci anch'io.
<<come torniamo in hotel?>> chiesi non appena notai un lampo, seguito da un forte tuono.
<<semplice, non torniamo>> rispose il ragazzo accendendosi una sigaretta.
<<sei pazzo? ci daranno per dispersi>>
<<ellen, rilassati>> mi porse una sigaretta.
<<tu pensi troppo>> aggiunse.
non dissi una parola e gli presi l'accendino dalle gambe, per poi successivamente accenderci la sigaretta.
<<se tornerò in brasile verrai con me>> azzardai.
<<e dove starò?>> chiese divertito.
<<vivrai a casa mia, insieme a me e mio fratello>> fantasticai.
<<siete minorenni, la polizia non vi lascerà scampo>> disse.
<<tu tra un anno farai 18 anni. ci sarai tu a tenerci custodia>> dissi alzando lo sguardo verso di lui.
rimasi involontariamente incantata dalle sue labbra.
era ipnotizzante il modo in cui giocava con il suo piercing cercando di trattenere un sorriso.
forse quelle labbra volevo baciarle.
per quel motivo decisi di avvicinarmi cautamente a lui.
poggiai delicatamente una mano sulla sua guancia, lasciandolo sorpreso.
rimanemmo a fissarci per pochi secondi, che in quella situazione sembrarono durare anni.
poggiò delicatamente le mani sui miei fianchi, facendomi sussultare al contatto tra i nostri corpi.
azzerammo lentamente le nostre distanze, fino a far sfiorare le nostre labbra.
potevo sentire i nostri respiri coordinarsi.
stava davvero per succedere?
chiusi gli occhi e senza rendermene conto le nostre labbra si unirono in un bacio che forse aspettavamo da troppo.
un bacio che si alterò non appena il ragazzo picchiettò con la lingua tra i miei denti per chiedermi l'accesso, che ovviamente gli diedi.
ci alzammo lentamente in piedi e iniziammo a muoverci facendo attenzione a dove mettevamo i piedi.
finii con le spalle al muro e le sue mani finirono sul mio sedere.
ci staccammo dal bacio e senza nemmeno avere il tempo per riprendere fiato, tom iniziò a togliermi la felpa, lasciandomi in canottiera.
si fiondò sul mio collo e iniziò a pizzicarlo con i denti, facendomi ansimare dal piacere.
il mio collo sarebbe presto diventato un tutt'uno con tutti i succhiotti che mi aveva provocato in quei giorni.
tornammo a baciarci, questa volta più passionalmente, quando venimmo interrotti da una forte luce di una torcia.
<<voi ragazzini! questo non è un posto per pomiciare!>> ci sgridò un guardiano.
io e il ragazzo ci guardammo e scoppiammo a ridere, per poi scappare via mano per mano.
mi sentivo quasi in un film.
entrammo in una gelateria, erano quasi le 2 di notte ma decidemmo comunque di ordinare due frappé alla fragola.
<<è stato pazzesco!>> risi riferendomi al vecchio di poco prima.
<<già, dovremmo farlo più spesso>> disse il ragazzo con un ghigno, facendomi improvvisamente arrossire.
degustammo le nostre bevande e uscimmo fuori dal locale.
<<sei sicuro di non voler tornare in hotel?>> chiesi cercando di riscaldarmi con le braccia.
ero rimasta in canottiera, sotto la pioggia e bagnata fradicia.
mi sarei sicuramente ammalata.
<<già...tieni>> disse dolcemente porgendomi la sua giacca.
<<e tu?>> chiesi notando che fosse rimasto a maniche corte.
<<sto bene, non preoccuparti>> rispose accennando un sorriso.
per la prima volta non avevo pensato a bill, non avevo pensato a rafe e a nessun'altro.
avevo imparato a godermi il momento, proprio come mi aveva insegnato tom.
rimasi a fissarlo mentre con il telefono cercava di chiamare un taxi.
era stata una delle serate più belle di sempre.
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something going on||tom kaulitz
Romanceellie viene costretta a trasferisi a berlino dai nonni a causa dei servizi sociali, dove non si sarebbe mai aspettata di conoscere qualcuno di così simile quanto differente a lei.