<<coraggio, suona>> mi incitò la poliziotta dopo avermi scortata sul portico di casa dei miei nonni.
alzai gli occhi al cielo e premetti quel campanello.
<<ellie!>> esclamò mia nonna stritolandomi.
<<nonna, che piacere vederti!>> dissi con un minimo di finzione.
<<salve signora collins, agente di polizia-disse la donna mostrando il suo distintivo-la ringrazio per essersi offerta di ospitare sua nipote, la saluto>> disse poi incamminandosi verso la sua auto.
<<coraggio cara, entra>> esclamò mia nonna.
era una villetta molto graziosa, ornata da edere e fiori selvatici che indicavano che la casa fosse datata.
non persi tempo a salutare mio nonno, e mi fiondai nella mia stanza.
era anche essa molto spaziosa, contava di letto matrimoniale e una grande finestra che dava su un parco giochi abbastanza frequentato.
decisi di prendere il telefono, e scorrendo tra le storie, vidi un annuncio.
"serata al sound alle 23! non mancate"
il sound. una delle discoteche più conosciute e pericolose di berlino.
come potevo non andarci?
mi sarei passata il tempo o magari avrei trovato degli amici.
incoraggiata da questi pensieri, cercai nella mia valigia qualcosa che avrei potuto mettere per la serata.
scelsi un vestito nero corto a maniche lunghe, infilai i miei orecchini e la mia collana a stella e degli stivali.
ma non sarei mai potuta uscire dalla porta di ingresso.
i nonni pensavano stessi dormendo e non potevo di certo presentarmi davanti alla porta dicendo "scusatemi cari nonnini, ma sto andando in una delle discoteche più pericolose del mondo da sola, di notte e in una città in cui sono stata solo 3 volte>>
aprii con uno scatto la finestra, e con un salto veloce atterrai perfettamente a terra.
il sound non distava molto da casa dei nonni, così lo raggiunsi circa in 10 minuti.
appena entrata l'atmosfera era decisamente caotica, tra gente che ballava, che si faceva, che beveva e chi più ne ha più ne metta.
non esitai a dirigermi verso il bancone dei drink.
<<un ultraviolet per favore>> dissi distrattamente.
<<ecco a te>> disse una ragazza qualche anno più grande di me, che faceva da barista.
<<è la tua prima volta qui?>> chiese alzando il tono di voce per farsi sentire tra tutto quel frastuono.
<<già, si nota?>>
<<non molto, è solo che non ti avevo mai vista da queste parti>> spiegò lei.
<<comunque mi chiamo juliet>> aggiunse sorridendo.
<<ellen, piacere mi->> non feci in tempo a completare la frase che venimmo interrotte da una voce al microfono.
<<buonasera a tutti, sono lieto di annunciarvi l'arrivo dei tokio hotel!>> urla e schiamazzi riempirono immediatamente la sala.
fissai juliet confusa, ma lei mi prese per il braccio e ci avvicinammo al palco.
<<chi sono i tokio hotel?>> domandai in preda alla confusione.
<<tu sei davvero strana! come fai a non conoscerli?>> chiese ridacchiando.
non risposi, mi limitai a sorriderle imbarazzata.
scoprii che fossero una band e fui costretta da juliet ad ascoltare tutte le loro canzoni.
non erano niente male.
una volta finito quel piccolo concerto, decisi di andare in bagno a darmi una rinfrescata.
bussai, ma nessuno rispose, nonostante la porta fosse chiusa a chiave.
bussai un'altra volta.
<<un momento!>> rispose scortesemente un ragazzo da dentro il bagno.
alzai gli occhi al cielo, e ormai stanca dell'attesa, bussai più violentemente.
mi aprì una ragazza, che si avvicinò pericolosamente a me.
<<non vedi che abbiamo da fare?>> mi rispose con arroganza.
vidi poi uscire dal bagno un ragazzo moro, dai lunghi dreads raccolti in una coda, la cintura ancora slacciata,occhi nocciola e a dirla tutta, fottutamente bello.
<<okay hailey, basta così>> disse il ragazzo afferrandola per il polso.
<<che fai la difendi?!>> esclamò lei offesa.
<<ho detto basta>> disse fermamente, mollando la presa.
la ragazza, offesa, corse via.
<<dovresti dire alla tua ragazza di calmarsi>> dissi alzando gli occhi cielo.
<<non è la mia ragazza...senti mi dispiace, e beh ecco, se vuoi ancora andare in bagno la porta è aperta>>
decisi di ignorarlo, ed entrai in bagno sospirando.
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something going on||tom kaulitz
Romanceellie viene costretta a trasferisi a berlino dai nonni a causa dei servizi sociali, dove non si sarebbe mai aspettata di conoscere qualcuno di così simile quanto differente a lei.