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"Devi credere in chi vuoi diventare"

Il succo del frutto inizia a colare ai lati della mia bocca. È dolce con un retrogusto aspro. Un insieme di sapori che fanno danzare le pupille gustative. L'estasi si fa spazio sulla mia lingua e le mie iridi quasi non fanno il giro di tutto l'occhio.
Il silenzio è padrona nella natura. Non si sentono neanche i versi degli animali.
Gli unici rumori che riesco a sentire sono i morsi che do al frutto tra le mie mani, e lo scricchiolio del ramo su cui sono seduta.
La mia coda si muove all'impazzata per la felicità del momento; lo stesso che viene rovinato da delle urla che pian piano si fanno sempre più vicine.
All'inizio l'idea che qualcuno possa essere in pericolo mi balza in testa, ma successivamente quelle urla si trasformano in risate.
"Ti prendo!" Una vocina delicata e squillante è la prima che sento seguita poi da una più profonda e mascolina.
Salgo più in alto per nascondermi. Cerco di essere il più silenziosa possibile così da non essere scoperta e mi posiziono su un ramo dietro alla parte più spessa del tronco.
Le mie orecchie a punta si drizzano ad ogni passo che fanno gli sconosciuti.
Altre voci si aggiungono alla lista e capisco che sono più di due.
"Non allontanatevi troppo!" Un'altra voce femminile ma questa volta più matura, non da bambina come la prima.
Mi sporgo leggermente così da sbirciare la situazione.
Sono tutti Na'Vi come me. La loro pelle blu brilla tra i colori della Grande Madre. 
Non pensavo di essere così vicina ad un villaggio, oppure sono loro che sono troppo lontani.
"Sei mio!" La piccola si butta sul ragazzo e questo fa finta di essere stato colpito da una freccia per giocare. Tutti ridono e quasi mi contagiano. Ma devo fare silenzio, non posso farmi vedere.
Ma invano.
"Shh!" La ragazza zittisce tutti e il silenzio torna nell'atmosfera. Resto immobile e loro fanno lo stesso guardandosi intorno cercando di identificarmi.
Il ragazzo più alto prende in braccio la piccola e ordina al resto del gruppo di andarsene.
Qualcosa dentro di me dice di seguirli.
Senza pensarci due volte salto da un ramo all'altro silenziosamente. Il gruppo corre sempre più veloce ma riesco a stargli dietro.
Non ci vuole molto, infatti mi fermo appena arrivano al villaggio.
Tantissimi Na'Vi girovagano nello spazio circostante e potrebbero vedermi da un momento all'altro.
Intanto ho perso di vista il gruppetto.
Li cerco con lo sguardo ma è tutto confuso da quassù, inoltre rimango ammaliata dalla vista del villaggio. Devo cercare di avvicinarmi.
Riesco a scendere dall'albero e mi intrufolo in mezzo ai cespugli.
Osservo con attenzione i loro movimenti e i loro volti. Sono identici a me: potrei benissimo camuffarmi in uno di loro. Ma non voglio rischiare: capirebbero subito che non appartengo a questo clan. Ho fatto una vita diversa dalla loro, ho usanze differenti per quanto possano essere poco percettibili da uno che proviene da fuori; ma non per un componente dello stesso clan. Loro sentono se sono una di loro.
Mi sposto più in là così da poter curiosare in tutto e per tutto: alcuni dondolano tra un ramo e l'altro, altri si prendono cura dei figli piccoli ed altri ancora affilano le proprie lance.
Noto anche delle ragazze acconciarsi i capelli a vicenda ridendo e parlando di stupidaggini da giovani Na'Vi. Come dovrei fare io alla mia età ma d'altronde non sono destinata a stare in compagnia.

Senza rendermene conto mi ritrovo a studiare il villaggio più di quanto pensassi. Si sta facendo buio e dovrei rifugiarmi da qualche parte al più presto, ma qualcosa mi trattiene lì.
Improvvisamente tutti i Na'Vi cominciano a seguire una sola strada ed io faccio lo stesso rimanendo nascosta.
Si fermano ai piedi di un albero maestoso che quasi mi toglie il fiato. Ogni giorno vengo sorpresa dalle bellezze della Grande Madre.
Rimango a bocca aperta finché il ronzio delle voci del clan smette all'improvviso.
Sono tutti in cerchio e seduti disposti ordinatamente in file.
I miei occhi si posano sullo spazio vuoto al centro e successivamente sul gruppo di ragazzi che ho visto giocare quando ancora splendeva la luce.
Sono tranquilli e non euforici come prima. Soprattutto il più grande che dimostra fermezza e serietà in un momento che sembrerebbe di preghiera e accoglienza verso il grande capo.
Iniziano tutti a cantare e ad intonare una melodia a dir poco armoniosa per le mie orecchie. Grazie a queste voci angeliche inizio a sentirmi in pace con me stessa e faccio un respiro profondo per assorbire l'atmosfera magica che si sta creando in questo momento.
Finché un dolore lancinante non pervade la mia nuca.

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