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"Non sarò mai come te..."

Cerco di dimenarmi ma il dolore alla testa è troppo forte. Chiunque sia il Na'Vi che mi sta tirando la treccia continua a stringere la presa e mi minaccia ti tagliarla con un pugnale.
"Muoviti!" Ringhia spingendomi verso il centro del villaggio in cui si sta tenendo la cerimonia.
Tutti gli occhi si posano su di me e come se non lo fossi già, sento la mia diversità farsi sempre più grande. I canti cessano all'improvviso.
Soffio e mostro i denti cercando di intimorire l'uomo dietro di me, ma pare non funzionare.
Anzi, il Na'Vi stringe e tira ancora di più la treccia. Un urlo soffocato esce dalle mie labbra e come d'istinto poso lo sguardo su uno dei ragazzi del gruppo. Mi guarda anche lui curioso di sapere la mia provenienza e posso percepire un pizzico di preoccupazione per il mio destino imminente.
Un probabile destino imminente.
Mi ci vorrebbe un miracolo per liberarmi.
"Tu chi sei? Da dove vieni?"
Un altro Na'Vi si fa spazio tra il resto degli abitanti ed è l'unico che ha chiesto qualcosa sulla mia provenienza. Intuisco sia il capo clan da come si atteggia.
Una donna lo affianca. Bellissima ed elegante nei suoi movimenti.
"Parlerò se chiedi al tuo scagnozzo di liberarmi..." Dico ancora sofferente. Il capo clan fa cenno al Na'Vi dietro di me di lasciarmi andare ed obbedisce senza chiedere spiegazioni.
Vengo spinta a terra ma riesco a cadere sulle mani. Il dolore cessa e posso dire di esserne sollevata.
"Mi chiamo Stxeli, e vengo da ovunque." Alzo il viso guardandolo dritto negli occhi. Qualche treccina sul mio viso ma questa non interrompe il contatto.
"Da ovunque?" Annuisco alzandomi in piedi per essere più al suo livello.
"È Toruk Makto, abbi rispetto!" Vengo spinta una seconda volta dal guerriero che mi ha preso in ostaggio, ma questa volta riesco a prendere equilibrio e non cadere.
Toruk Makto. Quindi esiste davvero. La sua storia è sempre stata tramandata a voce tra generazioni: mia nonna me la raccontava prima di dormire. Ma non pensavo di poterlo mai vedere.
Rimango in silenzio e poso lo sguardo sul ragazzo ancora una volta. Questa volta è solo curioso. La preoccupazione l'ha abbandonato.
"MaJake..." Quella che suppongo sia la compagna di Toruk Makto attira l'attenzione e fa un cenno verso di me. Non capisca cosa voglia. Ma poi guardo il capo clan, il quale ha uno sguardo quasi sconvolto.
Mi si avvicina e la sua altezza incombe sulla mia. Sento il giudizio bruciarmi la pelle, e non solo il suo appena prende la mia mano e la alza per mostrarla al resto del villaggio.
I bisbiglii si alzano nel silenzio. E il ragazzo del gruppo mi guarda stupito. Non so perché ma è l'unico di cui mi incuriosisce la reazione.
"Portatela via"
Una mano mi afferra il braccio facendomi male. Il ragazzo sembra sul punto di alzarsi e interrompere il tutto.
Dovrei iniziare a realizzare che non sarò più libera come prima.
Vengo allontanata e portata in una tenda improvvisata apposta per me.
Resto da sola per un po'. Le guardie controllano l'entrata e non posso nemmeno provare ad uscire perché mi hanno tolto tutte le armi. Chissà dove le avranno messe.
"La prossima volta impari a seguire degli stupidi ragazzini..." Dico tra me prima di essere interrotta dal capo clan seguito dalla sua compagna.
Entra velocemente, come se non volesse perdere tempo e parlarmi il prima possibile. Come se il mondo potesse finire in qualsiasi momento e che io sia l'unica salvezza. Anche se nessuno ha mai avuto bisogno di me.
Si accovaccia davanti a me per essere allo stesso livello.
"Dimmi chi sei veramente" Il suo tono è fermo, pretenzioso, come se ordinarlo riuscisse a tirar fuori qualsiasi informazione lui voglia.
Se le avessi non sarei qui.
"Sono Stxeli e vengo da ovunque" Ripeto scandendo le parole. C'è un po' di ironia nella mia frase ma dopotutto sono fatta di quella roba.
Ed è per questo che girovago per tutta Pandora come un cucciolo impaurito e smarrito.
Toruk Makto sembra non apprezzare e per questo si fa avanti la sua compagna; la stessa che è stata in disparte fino adesso.
"Cosa significa ovunque?"
"Sono quella che la gente chiama reietta, uno scarto. Vivo con la Grande Madre e lei vive con me. Sono una figlia della natura"
Non credo siano soddisfatti della mia risposta. Forse vogliono qualcosa di più, eppure è tutto quello che ho da dire.
Il capo clan sospira profondamente e prende la mia mano mostrandomela.
"Tu hai cinque dita come me" Mi mostra la sua e noto solo ora che ha ragione.
Quindi non sono l'unica?
"Da dove vieni?" Ripete ancora quella stramaledetta domanda. Sta aumentando il mio odio verso di lei. Perché hanno bisogno di saperlo così tanto?
"Te l'ho già detto!" Mi libero dalla presa del capo clan e questi sembra ormai esaurito dalla conversazione.
Cederà prima o poi.
Vedo che si avvicina alla sua compagna e si dicono qualcosa, ma non riesco a capire cosa. Hanno il tono di voce troppo basso.
Quando si rigira, mi guarda ancora e resta in silenzio.
La sua compagna esce dalla tenda ma lui rimane dentro con me.
Forse ho esagerato ad essere così sbruffona. Forse dovrei imparare a comportarmi per evitare altri guai. Ma è inevitabile, fa parte del mio essere, eppure in questo momento sto rimpiangendo ogni scelta della mia vita.

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