LA BALLATA DI BARTOLOMEO (L'ULTIMA LETTERA)

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Ciao, sono Bartolomeo Bartolini e ho venticinque anni,
Scrivo dal mio bagno e sto per suicidarmi.
Oggi è il quattordici Luglio del sessantasette,
L'anno delle urla alle orecchie di chi non sente,
Non disperate e non piangete
Se di me troverete
Solo un volto bianco
E il sangue asciutto delle mie vene
Ma pensate che un ragazzo è morto per la libertà
Così che voi urliate la rivoluzione e mai la pietà.

Il modo ci ha intrappolati.
Siamo pesci nella rete,
- Ma infondo siamo vivi,
Fino a qui tutto bene - direte.
Restiamo inermi nella stanza degli specchi,
Incantati da ologrammi, sfamati da schermi.

"Non mi appartiene questo mondo"
Pensavo tra le lenzuola,
"Che respira aria di piombo
In un mare di stagnola,
Siamo ipnotizzati da una voce sarcastica,
Soffocati in un gorgoglio velenoso di plastica".

E quante volte ho pensato
"Forse è meglio morire
Che stare qui a soffrire,
Da una goccia di sangue
Che schiarisce in pallore
O fare due salti,
Salutare il balcone".

Sono diventato quello che volevano loro,
Quei luridi ciarpami che si ungono nell'oro.
Ora sono in bagno,
Resto solo, seduto.
Almeno voi lasciate al mondo
Un sottile eco di futuro,
Conservate in uno scrigno d'osso
Il sorriso spezzato d'ogni uomo caduto,
Io qui vi lascio solo un pavimento rosso,
Un'anima di vetro e un saluto.

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