CAPITOLO 7

1.3K 43 7
                                    

La notte mi è sembrata interminabile e per riuscire a prendere sonno le ho provate davvero tutte, contare le pecore, guardare qualche video ASMR che di solito hanno sempre un certo effetto su di me e per finire ho provato a mettere le cuffie con della musica rilassante, ma è stato tutto inutile. Ho riposato giusto un paio d'ore e a rendere la cosa evidente ci pensano le borse che ho sotto gli occhi.
Vado in bagno e lavo il viso con dell'acqua ghiacciata, mio padre invece appena può esce dalla stanza per raggiungere l'area ristoro per fare colazione, cosa che poco dopo faccio anche io. Non appena arrivo punto lo sguardo verso il tavolo dov'ero seduta ieri sera, per vedere se riesco a scorgere mio padre, ma non è lì, così a piccoli passi avanzo verso il bancone sul quale sono distribuiti dolci di qualsiasi tipo e diverse pietanze per consumare una gustosa colazione all'inglese.
<<Buongiorno tesoro>>
Mio padre si affianca a me e lascia un bacio sulla mia guancia destra, tra le mani stringe un piatto con dentro uova strapazzate e una fetta di pane ai cinque cereali e se lo conosco bene, al tavolo si farà portare un bel bicchiere di spremuta d'arancia.
<<Buongiorno papà>>
Ricambio il saluto, mettendo nel piatto preso poco prima una fetta di dolce al cioccolato.
<<Stamattina sei corso via senza nemmeno salutarmi, è successo qualcosa?>>
Domando tenendo gli occhi puntati sul cibo che ho di fronte.
<<Ho parlato con il presidente di una faccenda delicata>>
<<Che faccenda?>>
Ribatto curiosa.
<<Appena sarà tutto ufficiale te ne parlerò, ora non è il caso>>
Mentre sto per aprire bocca, Victor lo chiama dal suo tavolo facendolo allontanare da me.
<<Si prospetta una giornata meravigliosa>>
Dico tra me e me ironica prima di avviarmi verso il tavolo per poter consumare la mia colazione. Addento il pezzo di dolce e mando giù qualche sorso di succo ai frutti rossi, nel fare questo mi guardo intorno e mi rendo conto di essere sola, attorno a me ci sono ragazzi che parlano felici, ridono, scherzano, persino gli adulti si tengono compagnia scambiando battutine sarcastiche e aneddoti strani, compreso mio padre che invece di passare un po' di tempo con me parla con il presidente di cose che, a detta sua, non devono importarmi per il momento.

Non appena finisco di mangiare, mi alzo e poso il piatto sporco su una sorta di rullo trasportatore che porta le stoviglie sporche direttamente in cucina. Senza dire niente a nessuno, visto che qui sembrano non essersi neppure accorti della mia presenza, lascio l'area ristoro per tornare in camera.
Premo il pulsante per far scendere l'ascensore più volte, ma niente, nemmeno lei oggi è dalla mia parte così prendo le scale.
<<Buongiorno>>
Alzo lo sguardo dai gradini e inaspettatamente vedo Giovanni a pochi passi da me, bello come il sole.
<<Ciao>>
Provo a proseguire verso la stanza, ma la sua mano prende la mia, bloccandomi.
<<Scusami per ieri>>
Mi volto nella sua direzione, questa volta sono io ad essere qualche gradino più sopra rispetto a lui.
<<Non devi chiedermi scusa e poi, come ti ho detto anche ieri, per me possiamo chiuderla qui con le lezioni>>
Abbassa per un attimo il capo e sale di un gradino, avvicinandosi a me.
<<Ormai manca poco al compleanno di mia madre, al massimo potremmo ridurre gli incontri, potremmo vederci una volta a settimana>>
Propone lui guardandomi negli occhi e non so per quale motivo, ma io ci sprofondo totalmente.
<<Se a Clarissa va bene, allora ok>>
Rispondo senza pensarci due volte.
<<Non pensare a Clarissa, a lei penso io>>
Continua a guardarmi mentre io alzo gli occhi al cielo stupita dal suo atteggiamento.
<<Come puoi comportarti così con lei? È la tua ragazza cavolo e a quanto ho capito non apprezza molto il fatto che noi ci vediamo per provare>>
Metto le braccia conserte e tengo lo sguardo fisso su di lui, anche se più il tempo passa più diventa difficile, cosa mi sta succedendo?!
<<Io non la amo più>>
Confessa, spiazzandomi ancora una volta.
<<Credo che chiuderò con lei non appena torniamo a Napoli, ma davvero, a questo ci penso io>>
Continua serio, scendendo di un gradino.
<<D'accordo, allora quando vorrai e se vorrai mi ritroverai sempre rinchiusa in quella sala prove>>
Le parole mi escono fuori accompagnate da un filo di nervosismo, forse per il fatto che ho dormito poco o per la giornata iniziata decisamente col piede sbagliato.
<<Va tutto bene?>>
Chiede il riccio di fronte a me, ammorbidendo lo sguardo che fino a qualche secondo fa era serio e duro.
<<Si, scusami, ora devo andare a sistemare la valigia>>
Sbotto per poi scappare via e rinchiudermi in stanza. Poggio la schiena alla porta e metto le mani nei capelli quasi in segno di disperazione, con in testa un solo desiderio, urlare.

Una volta rientrati a Napoli, siamo tornati alla vita di tutti i giorni, io in sala prove presa dalle coreografie e mio padre ad allenare la squadra.
Sono passati tre giorni dalla partita contro la Juventus e non sento Giovanni da allora, non si è nemmeno presentato per le prove, cosa che da un lato mi rincuora, forse ha chiarito con Clarissa e ha capito che non venire qui è la cosa migliore da fare, ma dall'altro devo ammettere che la sua compagnia un po' mi manca.
Passo tutto il pomeriggio a provare e con grande sorpresa, finisco di coreografare le canzoni di Geolier. Mi avvicino allo stereo per fermare la musica e butto l'occhio sul display del cellulare, ho alcuni messaggi non letti, uno di questi è da parte di Giovanni.
Strabuzzo gli occhi nel leggere il suo nome, ma non esito un secondo per leggere il contenuto del messaggio:

"Ciao, sei in sala prove?"

Rispondo con un semplice "si" e dopo qualche minuto sento qualcuno bussare alla porta. Ripongo il telefono sulla panca e corro ad aprire, ritrovandomi davanti l'autore del messaggio.
<<È un po' tardi per provare>>
Dico seria poggiando una mano sul fianco, mentre con l'altra tengo la maniglia della porta.
<<Non sono qui per provare>>
La sua risposta mi lascia perplessa per qualche istante.
<<Ieri io e Clarissa abbiamo rotto>>
Deglutisco nel sentire la notizia e abbasso lo sguardo per qualche secondo.
<<Mi dispiace, come stai? E lei?>>
Domando a raffica senza pensare troppo.
<<Io bene, lei non l'ha presa benissimo>>
So che non dovrei pensarlo, ma mi dispiace un sacco per lei e ancora una volta mi sento in parte responsabile, ma dopotutto se Giovanni non prova più gli stessi sentimenti per lei non posso colpevolizzarmi così tanto.
<<Comunque sono qui per invitarti a casa mia>>
I sensi di colpa che ribollivano in me svaniscono in tempo zero e vengono sostituiti dalla sorpresa, dovuta alla sua richiesta.
<<Casa tua?>>
Domando come se non avessi capito quello che ha appena detto.
<<Si, dato che ora è tardi potremmo provare a casa mia, ho un salone abbastanza spazioso>>
Scherza mordendosi il labbro inferiore e facendo spuntare un mezzo sorrisetto sul viso, connubio che mi manda in orbita per qualche secondo.
<<Hem...va bene, il tempo di darmi una sistemata e ci sono>>
Lo vedo sorridere e senza dire nulla sparisce dalla mia visuale, io invece comincio ad avere dei ripensamenti riguardo la mia risposta al suo invito.

SPAZIO AUTRICE
Primo invito a casa del capitano, cosa succederà?🤔
(Chiedo scusa per eventuali errori)

PASSO A DUE - Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora