È il 12 maggio e sono in compagnia della mia piccola valigia nel bel mezzo dell'aeroporto di Capodichino.
Di tanto in tanto do un'occhiata al tabellone con tutti gli orari dei singoli voli e per smorzare la tensione perdo un po' di tempo con un giochino sul cellulare.
Nei giorni precedenti, non ho fatto altro che provare per l'esibizione di domani e oltre a me, almeno da quanto ho potuto capire guardando il video che mi è stato mandato della coreografia, ci saranno altri tre ballerini, due ragazzi e una ragazza.
Ho spulciato un po' i loro social e devo ammettere che hanno una grinta e uno stile che invidio molto, nulla a che vedere con il mio, infatti spero possano insegnarmi qualcosa in queste poche ore di permanenza a Liverpool.Sono le tre del pomeriggio e del mio accompagnatore non c'è nemmeno l'ombra, il che mi rende ancora più agitata.
Prendo il cellulare tra le mani e provo a chiamarlo per capire quanto ci vorrà ancora prima che lui arrivi, ma nel momento in cui porto il telefono vicino l'orecchio, riesco a intravederlo in lontananza.
Alzo una mano in aria per farmi vedere e quando Giovanni la nota, corre nella mia direzione. Si, alla fine ad accompagnarmi sarà lui, anche se all'inizio non ero d'accordo visto che il 14 ci sarà la partita contro il Monza e dovremmo fare avanti e indietro, ma lui ha insistito, spinto anche un po' da mio padre.
<<Scusa per il ritardo, ma il taxi è rimasto bloccato nel traffico>>
Non so come ci riesce, ma è perfetto anche adesso, nonostante abbia fatto le corse per arrivare qui in tempo.
<<Non preoccuparti, ma ora andiamo altrimenti finiremo per perdere il volo>>
Senza dargli ne un bacio, ne altro, mi catapulto ai controlli generali e dopo averli superati tutti ci dirigiamo verso il nostro aereo. Alcune persone si accorgono della sua presenza e iniziano a chiedergli foto e autografi, attorno a noi si crea una calca di persone assurda, cosa che per un attimo mi lascia esterrefatta.
Mi sento un po' un pesce fuori d'acqua, anche se in molti non esitato a pormi, anzi a porci, domande un po' scomode, come: "Siete fidanzati?", "Che fine ha fatto Clarissa?", "Da quanto state insieme".
Mi sono sentita senza fiato, metaforicamente parlando, ho ripreso a respirare solo una volta saliti sull'aereo.Ci sediamo ai nostri posti e ascoltiamo attenti le spiegazioni della hostess per quanto riguarda uscite e l'allacciamento delle cinture.
Quando decolliamo il mio sguardo scivola tra le case sotto di noi, che diventano sempre più piccole e le nuvole bianche che sovrastano l'azzurro del cielo.
Mi perdo tra i pensieri e le domande che ci sono state fatte poco fa mi risuonano nella testa come una melodia proibita.
<<Che hai?>>
Mi domanda Giovanni stringendo la mia mano.
<<Niente, ho solo un po' di ansia per domani>>
Rispondo guardandolo a stento, mentendo spudoratamente.
<<Non sei credibile sai...>>
Si, lo so fin troppo bene.
<<Perché?>>
Ribatto, questa volta guardandolo negli occhi.
<<Hai cambiato espressione da quando siamo stati assaliti da tutta quella gente>>
Resto in silenzio sotto il suo sguardo indagatorio, poi continua.
<<Sii sincera con me>>
Faccio un respiro profondo e inizio a parlare.
<<Le domande su noi, su Clarissa, mi hanno mandata in tilt>>
Ci guardiamo negli occhi e riesco a percepire un filo di tensione tra di noi, anche se non so precisamente a cosa sia dovuto.
<<Cosa siamo noi? Fidanzati? Amici con benefici? Amici e basta?>>
Sbotto, anche se l'ultima delle mie volontà è prendermela con lui.
<<Tu cosa vorresti che fossimo?>>
Deglutisco a quella domanda, insomma non spetta solo a me questa decisione, dovremmo decidere insieme.
<<Non lo so, so solo che quando sto con te sto bene>>
Dico sincera guardandolo negli occhi e lui, senza dire nulla, mette un braccio sulle mie spalle, facendomi finire il viso sul suo petto.
<<Io voglio stare con te>>
Sussurra prima di lasciare un bacio sulla mia nuca.
<<Anche io>>
Confermo ciò che ha appena detto e mi perdo tra le sue braccia e il suo profumo che mi arriva dritto al cuore.Dopo tre ore di volo e qualche bacio con Giovanni, arriviamo a Londra. Ad aspettarci all'uscita dell'aeroporto, c'è un signore tutto vestito, tra le mani stringe un cartello con su scritto "Giada Eurovision", così faccio segno al mio accompagnatore si seguirmi e lo raggiungiamo.
Ci presentiamo e dopo aver scambiato due chiacchiere, prende i nostri bagagli e li trasferisce sul minivan dai vetri oscurati, anch'esso tutto nero.
<<Prego, salite>>
Ci dice in lingua inglese e noi seguiamo i suoi ordini.
Durante il tragitto percorriamo diverse strade contornate da palazzine molto caratteristiche, le classiche abitazioni che si vedono nei film americani, poi l'autista prende una strada secondaria che, a detta sua, ci farà arrivare prima a destinazione.
Dopo un paio di ore, forse anche qualcosa in più, arriviamo all'esterno dell'albergo che ci ospiterà per queste due sere. Io e Gio scendiamo dal veicolo e prendiamo le nostre cose, ma prima di raggiungere l'interno della strattura, quest'ultimo lascia una mancia all'autista.Entriamo nell'hotel e la hall che ci accoglie è meravigliosa, le pareti sono rivestite da un parato floreale, aui toni aranciati e al centro è posizionata quella che dovrebbe essere la reception. Negli angoli ci sono posizionati alcuni tavolini con dei divanetti e sul lato destro un enorme bancone in marmo, funge da bar.
<<Che meraviglia>>
Esclamo improvvisamente, investita da un'ondata di stupore e Giovanni sembra condividere il mio pensieroso.
<<Salve, come posso aiutarvi>>
Una ragazza dai capelli biondi e boccolosi coglie la nostra attenzione, facendo avvicinare al bancone della reception.
<<Salve, siamo qui per gli Eurovision>>
Rispondo posizionando la valigia tra le mie gambe.
<<Perfetto, avrei bisogno dei vostri documenti>>
Dice la bionda squadrando prima me poi Giovanni.
<<Ecco a lei>>
Le dico poggiando la carta d'identità sul bancone, cosa che poco dopo fa anche il ragazzo alla mia sinistra.
Lo guardo per un attimo e quando si accorge del mio sguardo su di lui, si volta verso di me e mi sorride, facendo scivolare una suo braccio dietro la mia schiena, avvolgendomi il fianco con la sua possente mano.
<<Bene, chi di voi è l'accompagnatore?>>
La ragazza dinanzi a noi ci restituisce i documenti e torna a nuovamente a squadrarci.
<<Io>>
Risponde Gio restando attaccato a me.
<<Deve compilare questo modulo>>
Continua lei e devo ammettere che non mi sta andando tanto a genio il modo in cui lo guarda, proprio per niente.
<<Per caso lei ha un'email di conferma da mostrarmi, è una formalità, ma ci serve giusto per verificare il tutto>>
Stavolta si rivolge a me, provo a non fuominarla con lo sguardo e inizio a cercare l'email che mi è stata mandata ieri sera, contenente tutto il programma delle giornate.
<<Perfetto>>
Si limita a dire per poi digitare qualcosa sulla tastiera del computer. Nel mentre Giovanni finisce di riempire il modulo e torna al mio fianco, nella stessa posizione di prima.
<<Questa è la chiave della vostra stanza, la 410, dentro troverete un piccolo fascicolo con tutti gli orari delle prove e degli eventuali incontri. La colazione invece si potrà consumare dalle 7:00 alle 10:30 in quella sala lì>>
Ci informa, indicando con un dito una porta dall'altra parte della hall.
<<Grazie>>
Diciamo quasi all'unisono io e Giovanni, prima di prendere i bagagli e raggiungere l'ascensore.Arriviamo in camera e resto a bocca aperta quando noto una vasca idromassaggio nel bel mezzo della stanza, a pochi metri dal letto.
È tutto bianco per la maggior parte, compresi cuscini e tende, gli unici tocchi di colore sono alcuni vasi e qualche decorazione in tinta rossa laccata.
Mentre mi guardo intorno le mani di Gio mi stringono da dietro, facendomi sussultare per qualche istante.
<<Qualcosa mi dice che saranno due notti impegnative sai>>
Lascia un bacio sul mio collo e nelle sue parole percepisco un non so che di perverso.
<<Ah sì?>>
Mi volto verso di lui, ritrovandomi a pochi millimetri di distanza dalle sue labbra.
<<Si>>
Risponde lui, avvicinandosi ancora di più.
<<Non così in fretta mio caro, prima devo controllare gli orari che avrò in questi giorni>>
Mi allontano da lui e prendo il fascicoletto citato prima dalla biondina al piano terra. Do un'occhiata veloce e noto subito che oggi ho tutto libero, il duro lavoro arriverà domani, a partire dalle otto del mattino.
<<Per tua fortuna oggi sono libera, ma domani sarò molto impegnata>>
Ripongo il fascicolo su uno dei comodini e torno a concentrare la mia attenzione su di lui.
<<Allora godiamoci questa giornata, potremmo ordinare una cena in camera, fare un bel bagno nella vasca idromassaggio...>>
Mi sta mangiando con gli occhi e non posso negare il fatto che io sto facendo lo stesso con lui.SPAZIO AUTRICE
Questo capitolo è solo un'introduzione verso quello che succederà nei due giorni agli Eurovision, ma ho una comunicazione importante da fare...🥁🥁🥁Rullo di tamburi🥁🥁🥁
CI SARÀ UN SEQUEL DI "PASSO A DUE"!!! (E non vedo l'ora di iniziare a scrivere questa seconda parte della storia, ho già tutto in testa).
Come sempre chiedo scusa se non sto aggiornando più ogni giorno o comunque spesso, ma le cose da fare sono tante e appena ho un po' di tempo libero ne approfitto per scrivere un po', ma ci tengo comunque a dirvi grazie per il sostegno, sapere che questa storia vi sta coinvolgendo e piacendo è davvero bello, quindi grazie infinite❤️
(Chiedo scusa per eventuali errori)
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PASSO A DUE - Giovanni Di Lorenzo
FanfictionGiada, ballerina di 25 anni, passa la maggior parte delle sue giornate chiusa in sala prove. La cosa più importante per lei è sempre stata la musica, compagna fedele della sua vita fin da quando era bambina. Suo padre, Luciano Spalletti, l'ha sempr...