CAPITOLO 3

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Sono le dieci del mattino e come ogni giorno, da un po' di tempo a questa parte, sono rinchiusa tra le quattro mura della mia adorata sala prove. Ho provato un paio di volte a mettere la musica per lavorare a qualche pezzo nuovo, ma è da ieri sera che ho un pensiero fisso nella testa, il fatto che molto probabilmente dovrò ballare durante la festa per la vittoria dello scudetto allo Stadio.
Se avessi potuto ieri avrei strozzato Giacomo, ancora mi chiedo come gli è saltato in mente di fare a mio padre e al presidente una proposta del genere,  so che potrebbe essere una grande occasione per me ma la cosa mi spaventa parecchio, non tanto per la quantità di persone che saranno presenti all'interno dello stadio, ho già ballato dinanzi ad un pubblico e so come ci si sente, a spaventarmi sono le telecamere e i giornalisti che di sicuro coglieranno la palla al balzo per scrivere articoli sul mio conto e sul fatto che sono "la figlia di...", cosa che mi darebbe terribilmente fastidio.
Decido di mettere da parte questi pensieri per un attimo e di andarmi a prendere un caffè alle macchinette per darmi una svegliata così, dopo aver preso il cellulare e qualche moneta, esco dalla sala prove e mi dirigo verso i distributori.
Per raggiungerli passo accanto al parcheggio, dove stranamente ci sono parcheggiate più macchine del solito, quando arrivo nei pressi del campo do un'occhiata al suo interno guardando attraverso la recinzione che lo circonda.
<<Lara sei qui, ti stavo cercando>>
Mio padre mi si affianca e, proprio come me, inizia a guardare i ragazzi intenti ad allenarsi.
<<Sono venuta a prendere un caffè alle macchinette, perché mi cercavi?>>
Ribatto per poi incamminarmi verso il distributore del caffè mentre rigiro le monete nella mano destra.
<<Poco fa sono arrivati Aurelio ed Edoardo, sono in ufficio ora e vogliono parlare con te per quanto riguarda la tua esibizione alla festa>>
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo, penso ad eventuali piani di fuga per evitare questo incontro ma poi mi ricordo che non sono in un film d'azione e che devo per forza affrontare i De Laurentiis.

Dopo aver bevuto il caffè che alla fine mi è stato offerto da papà, insieme raggiungiamo l'ufficio. Quando varchiamo l'entrata, il presidente e suo figlio sono seduti attorno al tavolo ovale, posizionato al centro della stanza e appena ci vedono si alzano.
<<Buongiorno signorina>>
Mi saluta Aurelio, cosa che poco dopo fa anche suo figlio stringendomi la mano. Dopo i saluti e qualche chiacchiera preliminare, prendiamo posto anche io e papà e diamo inizio alla riunione che spero si concluderà con "Giada non ballerà".
<<Devo ammettere che ieri il nostro Raspadori ha avuto davvero un'ottima idea, una ballerina durante la serata era proprio quello che ci mancava>>
Inizia a parlare il presidente, tenendo le mani giunte sul tavolo e spostando lo sguardo da me all'allenatore seduto al mio fianco.
<<Questi sono i nomi dei possibili cantanti invitati alla serata>>
Fa scivolare un foglio verso di me con sopra stampati una decina di nomi, alcuni contrassegnati da una "X" rossa.
<<Quelli con la X sono gli artisti che abbiamo già contattato e ci hanno dato conferma>>
Do una rilettura veloce alla lista, per capire chi ha confermato la presenza alla serata, tra questi quelli che mi colpiscono particolarmente sono Geolier e Clementino.
<<Perché qui c'è un punto interrogativo?>>
Domando curiosa, indicando sul foglio il punto interrogativo al quale mi riferisco che sostituisce il nome di un probabile cantante, contrassegnato anch'esso da una X.
<<È una sorpresa, non posso ancora dire nulla>>
Risponde l'uomo seduto di fronte a me.
<<Ma tornando a noi, con quale cantante vorresti esibirti?>>
La sua domanda mi spiazza, sia perché non ne ho la minima idea sia perché non vorrei esibirmi, così trovo le parole giuste da pronunciare e rispondo.
<<Io la ringrazio davvero, ma non credo di poter accettare>>
Stupito dalla mia improvvisa risposta, guarda per un attimo mio padre e suo figlio, per poi tornare con lo sguardo su di me.
<<Potrebbe essere una grande occasione per te, sarà una serata fantastica e memorabile>>
Prova a convincermi l'uomo per poi lasciare la parola a suo figlio Edoardo.
<<Io non ti ho mai vista ballare, così come mio padre, ma il mister qui presente ci parla spesso di te e di quanto tempo passi chiusa in sala prove a ballare. Non sprecare questa occasione, pensaci bene>>
Ascolto le sue parole attentamente, talmente tanto che mi sembra di sentirlo parlare a rallentatore, poi mi volto verso mio padre che mi guarda come per dire "Accetta".
<<Quanto tempo ho per pensarci?>>
I due De Laurentiis si guardano e sorridono, come se avessi detto un'eresia.
<<Non c'è tempo in realtà, i ragazzi potrebbero portare a casa lo scudetto quando meno ce lo aspettiamo, hai tempo fino a stasera>>
Mi informa il presidente, facendo nascere dentro di me un'improvvisa voglia di dire di "no", ma prima di affrettare la cosa vorrei parlarne con papà.
<<Va bene, allora entro stasera prenderò una decisione>>

A riunione terminata saluto i due De Laurentiis ed esco dall'ufficio accompagnata da mio padre. Arriviamo fuori al campo e prima di tornare in sala prove, mio padre mi ferma.
<<Cosa ti spaventa così tanto?>>
Mi conosce fin troppo bene e sa quanto amo il mio lavoro e che non è da me rifiutare certe proposte.
<<Il modo in cui potrei essere etichettata>>
Dico schietta e sincera, mettendo le braccia conserte e tenendo gli occhi  puntati per terra.
<<Etichettata? Che intendi dire?>>
<<Quella sera sarà pieno di fotografi, giornalisti e occhi indiscreti, non voglio che la gente pensi che sono lì solo perché sono tua figlia o altro>>
Inizio ad agitarmi e so che le cose che ho appena detto potrebbero ferire mio padre, ma credo di non essermi mai trovata così tanto in difficoltà.
<<Tesoro guardami>>
Mette le mani sulle mie spalle mentre io alzo lo sguardo verso di lui.
<<Tu sei una ballerina bravissima, ami il tuo lavoro e non puoi lasciare che quattro chiacchiere sul tuo conto ti tarpino le ali. Sai quante cose mi sono sentito dire in tutti questi anni da giornalisti o anche tifosi? Eppure sono qui a fare quello che mi piace>>
Non so come ci riesce, ma le sue parole mi arrivano dritte al cuore.
<<So quanto in certe occasioni questo cognome possa pesare, specialmente ora che siamo vicini alla vittoria dello scudetto e tutti hanno da ridire su tutto, ma non lasciarti sfuggire questa occasione. Fallo per te stessa e anche un po' per me, pensaci>>
Finisce di parlare e mi lascia un bacio sulla fronte per poi stringermi tra le sue braccia. Avevo bisogno di questo, di conforto e di sentirmi capita e il fatto che sia riuscito a capirmi con un solo sguardo mi riempie il cuore di gioia.
<<Va bene, lo farò>>
Mi stacco dall'abbraccio e lo guardo negli occhi, come ha detto lui non posso pensare troppo a quello che pensano gli altri e poi si, voglio farlo un po' per lui e soprattutto per me.
<<Sicura?>>
Annuisco alla sua domanda, facendo comparire sul mio viso un sorriso sereno.
<<Tutto sommato non è stato difficile convincerti>>
<<Si, ma avvisa il presidente o potrei cambiare idea>>
Scherziamo, lasciando spazio ad una fragorosa risata.

Tornata in sala prove mi rimetto all'opera e visto che non voglio perdere tempo, do un'occhiata alle canzoni di Geolier. Noto che una delle ultime canzoni con più ascolti è "Come vuoi", così collego il telefono alla cassa e faccio partire il pezzo.
È una canzone abbastanza ballabile e il ritornello non mi dispiace affatto, non so se durante la serata canterà questa canzone ma onde evitare ritardi, iniziò a provare qualche passo.
Passo un paio di orette a lavorare sulla parte iniziale, cercando di coordinare al meglio passi e musica, ma mentre sono intenta a costruire nuovi movimenti per il ritornello, mi accorgo di una presenza sotto l'arco della porta che avevo precedentemente lasciato aperta per fare passare un po' d'aria.
<<Cavolo, mi hai spaventata>>
Porto una mano al petto per lo spavento e abbasso il capo verso il parquet.
<<Scusa, non volevo spaventarti>>
Il capitano della squadra entra nella sala, tenendosi a debita distanza da me con le braccia conserte.
<<Che ci fai qui, non dovresti allenarti>>
Gli chiedo, andando verso il mio cellulare per stoppare la musica.
<<Pausa pranzo, è l'una meno un quarto>>
Mi informa, facendo spostare il mio sguardo sull'orologio appeso alla parete.
<<Sono andato in macchina a prendere una cosa e ho sentito la musica, così ho pensato di passare>>
Continua facendo scivolare le mani nelle tasche del pantalone della tuta. Io e Giovanni non abbiamo mai parlato molto, ci siamo sempre e solo limitati a dirci "buongiorno" e "buonasera", vederlo qui è una cosa insolita.
<<Va bene, ma la prossima volta bussa >>
Gli dico facendo comparire sul suo volto un sorriso compiaciuto.
<<Ballerai alla festa?>>
Mi domanda, tenendo gli occhi agganciati ai miei.
<<Si>>
Rispondo, poggiando il cellulare sulla cassa per poi avvicinarmi a lui.
<<Hai fatto la scelta giusta e poi sei brava a ballare>>
Le sue parole mi fanno sorridere ma mi lasciano anche confusa per qualche secondo.
<<Come fai a dirlo se mi hai vista solo ora, per di più non stavo nemmeno ballando stavo solo costruendo alcuni movimenti>>
Lo vedo fare un passo in avanti mentre sul suo volto continua ad essere presente quel sorriso compiaciuto
<<Chi ha detto che ti ho vista solo ora?>>
Risponde, questa volta indietreggiando e raggiungendo la porta ma prima di andarsene si volta verso di me per salutarmi con un cenno della mano.


SPAZIO AUTRICE
Finalmente si sono incontrati, ma cosa succederà?
(Chiedo scusa per eventuali errori)

PASSO A DUE - Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora