Capitolo 14 - Porte

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Sbadigliai, mentre sistemavo la mia borsa a tracolla accanto alla scrivania, nonostante avessi dormito come un sasso la notte precedente, mi sentivo già stanca. Mi sedetti sulla sedia, massaggiandomi il collo, anche se non ne avevo voglia, dovevo iniziare a lavorare. A furia di pensare il mio cervello è collassato. Pensai, ancora confusa sul da farsi con il dottor Cullen. Dovevo parlargli, volevo parlargli, ma non avevo la più pallida idea di come approcciarlo. Incontrarlo significava anche dover spiegare perché lo avevo pedinato per mezza Port Angeles.

 E non facevo propriamente i salti di gioia all'idea.

Sospirai e guardi l'ingresso del mio ufficio, per fortuna quella mattina Charlie sarebbe passato ad aiutarmi a sistemare la porta. Mi piegai per prendere la mia agenda, nell'ultimo cassetto della scrivania, ma il quaderno sembrava essersi incastrato. Sentii qualcuno bussare contro lo stipite della porta. -Oh grandioso, ti stavo proprio aspettando!- dissi a Charlie senza alzare la testa, piegandomi ancora di più, mentre cercavo di liberare il quaderno dalle grinfie della scrivania.

-Davvero?- sentii un respiro fresco sul mio collo scoperto, una voce profonda nelle mie orecchie. Mi tirai su di scatto, con l'agenda stretta nelle mani e mi trovai il viso di Carlisle Cullen a pochi millimetri dal mio. 

-AH!- 

Esclamai presa completamente di sorpresa, ci mancò poco perché non cadessi a gambe all'aria.

 Cosa ci faceva nel mio ufficio? Dimmi che non è qui per parlare di ieri. 

Carlisle sorrise sfacciatamente divertito dalla mia reazione, ma fece qualche passo indietro, permettendomi di tornare a respirare.

 -Scusami, non volevo spaventarti, sono venuto qui per aggiustare la porta- disse alzando il braccio destro, aveva in mano una piccola cassetta degli attrezzi nera. -Te l'avevo promesso-

Esultai mentalmente, non era venuto per parlare.

-E vorrei parlare con te, Dalia, di quanto è successo ieri...-

Porca puttana.

Mi alzai in piedi, nervosa, e mi diressi verso la porta, appoggiata precariamente al muro del mio ufficio, dandogli le spalle e chiusi gli occhi per qualche secondo. 

Era il momento di comportarmi da adulta.

-Di cosa dovremmo parlare, mi scusi?- chiesi facendo la finta tonta.

Magari mi sarei comportata da adulta responsabile un'altra volta, oggi potevo fare la passiva-aggressiva.

Carlisle si avvicinò, incurante della totale invasione della mio spazio personale, con un solo passo all'indietro mi sarei trovata a sbattere contro il suo petto. Per un momento fui tentata di lasciarmi cadere contro di lui. Per assaporare ciò che avevo più volte sognato, ma mi ripresi velocemente. Dovevo ricordarmi come mi aveva trattato.

-Dalia... Ti prego, smettila di darmi del lei- 

La sua era una supplica sincera. Carlisle poggiò la fronte sulla mia nuca e io sentii il mio cuore accartocciarsi. Chiusi gli occhi, non potevo resistere a quel contatto e alla sua voce così dolorosamente dispiaciuta. 

-Sei stato tu...- mormorai con un filo di voce. Le sue mani si posarono sui miei fianchi e mi spinse contro il suo corpo. Fu come se un milione di spine si conficcassero sulla mia pelle. Sospirai piano e un brivido caldo mi attraversò, potevo sentire la mia schiena premuta contro il suo corpo granitico. 

-Lo so- mi rispose e Il suo respiro si fece più lento. Resistetti al desiderio di voltarmi e baciarlo, anche se ci volle tutto il mio autocontrollo. 

-Che cosa vuoi da me Carlisle?- Mi staccai dalla sua presa, facendo un passo avanti e mi voltai verso di lui, per affrontarlo occhi negli occhi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 07, 2023 ⏰

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