chapter 28 - the prison

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"Il motivo per cui fa così male separarsi è perché le nostre anime sono collegate"
-Nicholas Sparks

Y/N'S POV

Dove diamine sono? Fu la prima domanda che mi venne in mente appena mi svegliai.
La stanza attorno a me era piccola, senza niente all'interno e con una piccola finestra che filtrava qualche luce di sole che illuminava la stanza.
Potevo sentire le mie caviglie e i miei polsi legati con una corda.

Cercai di slegarmi i polsi con i denti ma non ci riuscii, così provai a chiedere aiuto.
<<C'è qualcuno?! Aiuto! Qualcuno mi sente??>> ripetei più volte a squarciagola ma nel profondo sapevo che nessuno mi avrebbe sentito.

Ma chi diavolo poteva rinchiudermi? Io non avevo nemici, o forse si...

<<È inutile che urli ragazzina, nessuno verrà in tuo aiuto>>

Avrei tanto voluto rispondergli "che cazzo vuoi tu?" ma notando fosse un mangiamorte decisi di rimanere in silenzio, la situazione era già grave a quel punto.

Lo fissai con uno sguardo freddo, mi si avvicinò a passi lenti e io indietreggiai strisciando per terra contro il muro dietro di me nonostante fossi già molto vicina ad esso.
Si accovacciò sulle sue gambe e il suo viso era davanti al mio, viso per modo di dire dato che indossava la maschera dei mangiamorte.

Cercò di avvicinarmi la mano posandola sulla guancia ma subito mi scansai girando la testa dalla parte opposta.
<<Uh uh la ragazza è scontrosa>> ridacchiò come se ci fosse qualcosa di divertente in tutto ciò.

Che cazzo hai da ridere senza faccia?

<<Come ti chiami?>> rimasi zitta distogliendo lo sguardo, ma probabilmente a lui questo non piacque perché mi prese dal mento con forza costringendomi a guardarlo, sembrava abbastanza incazzato
<<Sai che bisogna obbedire qui tesoro>> si alzò in piedi allontanandosi <<Altrimenti ci saranno conseguenze gravi>> concluse con una di quelle risate malvagie che si sentono solo nei film.

A quanto pare esistono anche nella realtà.

<<Me lo dici quindi il tuo nome?>> continuai a non fissarlo, di solito affrontavo i miei problemi ignorandoli ma a quanto pare per questo problema avrei dovuto reagire in maniera diversa
<<E va bene, l'hai voluto tu>> molteplici coltelli immaginari mi attraversarono tutto il corpo, continuamente e gridai mentre mi piegavo per tirare fuori il dolore
<<È soddisfacente sai? Magari la prossima volta mi ascolterai>> mi trattenni il labbro inferiore per non urlare ulteriormente, anche se delle lacrime mi scesero sulle guance, ma non volevo dargli altra goduria.

Era questo quello che Mattheo provava da tutta la vita per tutti i giorni?

Mi faceva piangere il cuore la sua situazione, soprattutto ora che avevo assaggiato una millesima parte della sua vita.
Era un sentimento forte quello che provavo per lui e non avrei mai voluto che affrontasse tutto questo, almeno non da solo. Ci sarei stata io al suo fianco, questa era la mia decisione nonostante tutti i pericoli che comportasse.

Il dolore si fermò e così mi ricomposi seduta fissando il pavimento, mentre l'uomo si alzò e uscì dalla stanza come se nulla fosse.

Che cosa avevo fatto di male? Perché ero lì rinchiusa a subire le maledizioni da un mangiamorte mentre i miei amici facevano le lezioni ad Hogwarts?
Cosa c'entravo io? Perché io?

Appoggiai la testa sulle ginocchia mentre silenziosamente cadeva ancora qualche lacrima e notai la maglietta sporca di sangue.
Ma non potevo fare niente. Non avevo la bacchetta e avevo le mani legate, in tutti i sensi.

Quei dannati occhi verdi | Mattheo Riddle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora