Capitolo 8: Che il mistero abbia inizio!

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«Sarei molto onorato se una tale bellezza danzasse con me»

«Voi sareste?» domandò confusa Nephele, di fronte al ragazzo dai capelli castani e l'espressione sicura che le stava proponendo di danzare.

«Potete chiamarmi Arnow. Sono il figlio del visconte Threm»

«Mi dispiace, Arnow» la ragazza sottolineò il nome. «Ho promesso il prossimo ballo a qualcun'altro»

«Il ragazzo dai capelli biondi? Avete danzato con lui per tutta la sera»

«Mi avete spiata?». Le sue labbra si incurvarono verso l'alto, l'espressione sconcertata. Caiden l'aveva lasciata sola un attimo, e quel ragazzo si era precipitato da lei. «Siete inopportuno». La ragazza si allontanò dal ragazzo, che, per bloccarla, le afferrò il polso.

«Sarei invidiato da tutti gli scapoli se danzasse con me, e lei da tutte le signorine»

«Ma chi credete di essere?». La ragazza strattonò il polso, liberandosi dalla presa. Quella situazione stava cominciando ad irritarla. La confusione emanata dalla massa indeterminata di gente, quel giovane insistente, il fatto che avesse perso di vista Caiden...

«Mi sta rifiutando per rendersi desiderabile. Vi capisco, voi donne» sorrise lui. La ragazza lo guardò gelida, con l'intento di andarsene.

«Evidentemente non abbastanza» disse, cercando di allontanarsi.

«Nephele, ti stavo cercando» si intromise una voce, che la ragazza benedisse. Sorin. La ragazza stava ancora guardando con disgusto il ragazzo che aveva di fronte, il quale aveva un'espressione indecifrabile.

«È successo qualcosa?» chiese il moro.

«Niente. Andiamo, Sorin». Allontanandosi da quel ragazzo, Nephele si domandava dove fosse finito Caiden. Il senso di angoscia che martellava nel suo petto.

*

«Ma dove si è cacciato?» sbruffò la ragazza, mentre assecondava la musica, rivolta al moro. «L'ho perso di vista non appena si è concluso il precedente ballo» disse lei. «Si era allontanato per prendere qualcosa da bere»

Sorin la seguiva e osservava la ragazza dal volto preoccupato. Nei suoi occhi, Nephele nutriva una sincera apprensione. Sentiva quel volto vicino al suo petto, quasi da percepire il fiato della ragazza. Si muoveva armoniosamente, Sorin lo avrebbe definito il suo modo di danzare un aggraziato ma deciso equilibrio di passi. Lo stesso equilibrio che aveva contraddistinto il suo modo di suonare, quando sua zia Phelia l'aveva costretta ad "allietare la sua giornata". C'era qualcosa dietro quei passi, dietro quelle dita che accarezzavano risolutamente i tasti. Nessuna stonatura, ma una magica e spontanea precisione.

«Dubito che qualcuno l'abbia rapito» disse sarcastico. «Sarà sicuramente in giro per la villa»

«Probabilmente hai ragione» si calmò lei. Dopotutto, Lusheath era la sua casa.

"La ricerca di ciò che è perso può corrodere l'animo". Le parole le tornarono in mente. Danzare con Sorin, sotto le stelle le aveva fatto pensare a quella mattina al tempio, quelle rovine che avevano affidato loro un avvertimento. Sentì qualcosa opprimerle il petto e le si formò un groppo in gola. Angoscia.

«L'avvertimento» disse, dopo aver deglutito, guardando gli occhi scuri del ragazzo, che si muoveva armoniosamente con lei in quella pista affollata. «Ricordi?»

«"La ricerca di ciò che è perso può corrodere l'animo"» confermò lui. «Non smetto di pensarci. E sebbene abbia fatto ulteriori ricerche, rimane impossibile sapere a cosa o a chi sia riferito»

«Non so perché...ma ho una brutta sensazione. Da tutto il giorno» disse lei. «Caiden ci sta impiegando troppo.»

Sorin cambiò espressione. Il fatto che Nephele, una persona che gli aveva dato l'impressione agire in base alla logica, non alle emozioni, si stesse preoccupando per una sensazione, non era affatto positivo. "È proprio così che la magia sorprende" gli aveva detto il suo maestro. "Sembra andare contro ogni logica, ogni legge fisica. Ma noi sappiamo che se le cose si muovono in una determinata maniera, se obbediscono a delle leggi, allora è perché la magia ha scritto quelle leggi. Mette ordine dove altrimenti sarebbe caos. È essa stessa principio di ogni logica. E tutti gli uomini, essendo parte del mondo, e quindi cosmo, ne possiedono un poco. Ma ciò che ci rende diversi dagli altri animali è che possiamo esternarla, scrivere le leggi tramite essa. Talvolta la esterniamo inconsciamente, tramite le emozioni influenziamo l'avvenire, o, visto in altri termini, prediciamo l'avvenire. Che influenzino o predicano, mio caro, è un grande mistero: siamo noi a creare il nostro destino, oppure è già scritto? Le profezie ci avvisano, quindi gli astri lo conoscono. Sanno quello che accadrà. Ma lo sanno perché loro lo scrivono, o perché noi, con in pugno le nostre penne d'oca, lo scriviamo? Si limitano a conoscerlo oppure lo determinano loro?"

Da un'espressione neutra, i lineamenti del suo viso divennero più seri. Le sopracciglia leggermente aggrottate, le labbra leggermente arricciate. Una lucciola luminosa passò in mezzo ai due, facendo distanziare i loro volti.

«Descrivimi questa sensazione» affermò serio.

«Io...non lo so. Qualcosa sta per accadere» disse, tuttavia quando si rese conto di essere stata per nulla specifica, continuò. «Sento una morsa allo stomaco. E la mia preoccupazione per Caiden sta per toccare il cielo»

«Senso di pesantezza?»

«Come se qualcosa mi stesse opprimendo»

«Nephele». La ragazza alzò lo sguardo verso Sorin. Gli occhi scuri del ragazzo guardavano un punto preciso del giardino. «Credo di aver trovato Caiden»

Nephele di scatto girò la testa. Caiden, vicino ad un tavolo delle bevande, richiamava la loro attenzione. Fu sollevata nel costatare che il ragazzo stesse bene, tuttavia la sensazione di oppressione non era svanita. Il fatto che Caiden li stesse chiamando con così tanta insistenza non implicava nulla di positivo.

Concluso il ballo, i due accorsero verso di lui. «Cosa è successo?» domandò la ragazza, notando il viso pallido di Caiden, quasi confuso e frastornato. Sembrava preoccupato, e il suo viso non nascondeva l'urgenza di comunicare qualcosa.

«Dorea. Non sta bene» disse coinciso. «È svenuta»

Mille interrogativi si formarono nella mente della ragazza. Tuttavia, in quel momento, la priorità era una.

«Dov'è?»

«L'ho condotta dentro la villa. L'ho fatta stendere nella sua stanza. Non riusciva a parlare, era sconvolta»

Subito, i tre entrarono nella villa: le melodie prodotte dall'orchestra risultavano attutite. Nephele non avrebbe mai giurato sul fatto che uno spazio chiuso potesse risultare meno opprimente di uno spazio aperto. Solo a pochi passi da loro, il suolo era calpestato da persone e persone, invece all'interno della villa tutto risultava più calmo, senza frenesia e confusione.

Sentì il sangue affluirle alle guance, a causa della differenza di temperatura tra interno ed esterno. Senza esitazioni, salirono le scale, e andarono dritti nella stanza di Dorea.

Varcata la soglia, Nephele lo sentì. Eccome se lo percepì. Quello sarebbe stato l'inizio di una notte infinita.

Mistero a LusheathDove le storie prendono vita. Scoprilo ora