Orme.

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-Oh, eccola signorina Rosier! Temevo che non si facesse viva!-

Esordì il professor Lumacorno, dopo aver assistito all'imbarazzante entrata in ritardo di Daphne.
La strega si stava auto infliggendo maledizioni mentali per essersi dimenticata del primo incontro con i membri del Lumaclub.

-Mi perdoni, professore! È stata una giornata particolarmente pesante.-

L'uomo le fece cenno di accomodarsi.

-Prego, si accomodi accanto alla signorina Evans.-

Daphne roteò gli occhi infastidita e prese posto; non voleva starsene seduta vicina a una Grifondoro.

-Ciao, io sono Lily. È un piacere conoscerti.-

La rossa le porse la mano ma lei non gliela strinse.

-Daphne, Daphne Rosier.-

Sentenziò, priva di entusiasmo e desiderosa di terminare lì quella conversazione.

Sentenziò, priva di entusiasmo e desiderosa di terminare lì quella conversazione

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-Ho sentito molto parlare di te... Sei spesso in compagnia dei malandrini.-

Lily era sorridente e cordiale e sembrava quasi non fare caso all'irritazione presente nella voce di Daphne.

Tipico dei Grifondoro.

-Sirius Black è il mio migliore amico.-

La rossa annuì.

-Ma sei anche la ragazza di suo fratello, giusto?-

Daphne sbuffò innervosita e si voltò velocemente verso Lily Evans.

-Si, sono la ragazza di Regulus. Ti serve sapere qualcos'altro o puoi smetterla di parlarmi e chiudere il becco?-

Tutta quella finta gentilezza nei suoi confronti non la sopportava.

-Ma io... io volevo solo...-

Lily divenne paonazza, era mortificata.

-Tu volevi cosa? Fare amicizia? Beh, grazie ma io non ho bisogno di nuove amiche.-

Lily sgranò gli occhi verdi e all'interno di essi Daphne riconobbe diversi sentimenti, come la paura, la vergogna, la delusione e l'amarezza.
La serpeverde avvertì una forte fitta di dolore al petto, seguita da un'ondata di calore che le si propagava in tutto il corpo.
D'istinto si alzò dalla sua postazione e uscì dall'aula.
Aveva bisogno di ossigeno.

"Noi due siamo così simili, Daphne..."

Una voce somigliante a un sibilo di serpente le rimbombò nella testa, costringendola a serrare gli occhi e a poggiarsi alla parete per non perdere l'equilibrio.

"Voglio il sangue..."

Si portò i palmi alle tempie, aumentando pian piano la pressione su di esse.

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