XVI.

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Due giorni.
Erano passati due giorni da quando si era separata da Leta, ed era disperata. Era nervosa e di cattivo umore. Non sapeva se lei stesse bene, anche se supponeva di sì. Aveva capito che Kidd non avrebbe permesso a nessuno di farle del male.
Non sapeva come le stava andando con la nuova ciurma, se anche lei era almeno un po' triste senza di lei.
E poi la notizia della morte del padre le scombussolava ancora la testa. Avrebbe tanto voluto rifugiarsi in uno dei caldi abbracci di Leta.

"Raissa avanti vieni a mangiare con noi." la chiamò Penguin, ma lei scosse la testa.

Non le piaceva essere separata da sua sorella. Sapeva che lei aveva deciso così però si sentiva vuota, come se le mancasse un pezzo. Aveva smesso di mangiare e se ne stava seduta per terra, imbronciata. Si rendeva conto di sembrare una bambina capricciosa, ma era il suo modo di fare.

Shachi e Penguin la raggiunsero e si sedettero vicino a lei allungandole un pezzo di pane.

"Non vogliamo vederti così triste Raissa! Facci un sorriso!" esclamarono in coro.

"Mi manca Leta." ammise.

Loro le accarezzarono la schiena affettuosamente. Ormai si erano legati molto alla ragazza e la consideravano un'amica preziosa. Poi avevano capito che il capitano teneva a lei in modo particolare.

"Lo sappiamo, ma lei é in gamba lo sai. Fidati di lei e tra poco potrete rivedervi."

Raissa annuì asciugandosi delle piccole lacrime.
Avevano ragione. 
Leta le aveva detto di stare al sicuro, e piangersi addosso non sarebbe servito a nulla.
Prese il pane che Penguin le stava mostrando e lo addentò.
Stava morendo di fame.

"Grazie ragazzi!" li ringraziò abbracciandoli forte.

I giorni dopo andarono decisamente meglio e grazie all'aiuto della sua ciurma, sentiva un po' meno la mancanza di sua sorella.
Pensò raramente a suo padre, non voleva stare ancora male.

"Al mio tre! Uno, due tre!" urlò uno della ciurma che faceva l'albitro alla gara di bevute tra lei, Penguin e Shachi.

Aveva legato particolarmente con loro in quel periodo, con cui si divertiva a fare la scema. Ne facevano di tutti i colori e spesso le sentivano da Law.
Erano tutti a cena quella sera, compreso il capitano che stava leggendo il giornale, e avevano finito di mangiare da poco. Shachi aveva proposto una sfida di bevute che avevano accettato solo lei e Penguin.

"Giù, giù, giù!" cantavano gli altri sbattendo le mani sul tavolo facendo una gran confusione.

Law li guardava ogni tanto e scuoteva la testa.
Raissa si era ripresa alla grande e finalmente aveva accettato l'idea che lei e la sorella potevano vivere anche separate. Con lui non aveva parlato molto in quei giorni, c'era ancora un leggero imbarazzo per quello che era successo alla radura. Si aggiungeva poi il fatto che l'aveva stretta a sé quando aveva perso il controllo dopo la notizia della morte del padre.

"L'ha vinta Penguin!" 

Raissa spalancò la bocca.

"Cosa? Non é vero! Io sono stata velocissima!"

"Ma non abbastanza!" fece Penguin vantandosi.

"Rivincita!" 

E così riprepararono i boccali.

"Tre, due, uno, via!" 

Raissa portò il bicchiere alle labbra, ma lo sputò tutto sul tavolo facendo ridere tutti.

"Chi é il coglione che si é divertito a metterci tre quintali di zucchero nella mia birra?" 

Risero tutti facendo imbronciare la povera Raissa. Cominciò una piccola guerra tra i Pirati Heart.
Law si era immobilizzato con il giornale in mano e la sua mente stava viaggiando lontano.
Raissa scivolò a terra sbattendo il sedere mentre rincorreva Shachi, e Law questa volta fece cadere il giornale.
Nessuno se ne accorse troppo presi a ridere e prendere in giro Raissa.

"Sei un'imbranata!" esclamarono tutti insieme.

Law si alzò e si chiuse nel suo studio.
Era stato un momento stupido, eppure Raissa che sputava la birra e che cadeva come un'imbranata, gli avevano ricordato il suo caro Corazon. Si mise una mano sul tatuaggio che aveva sul petto e respirò pesantemente.
Quegli atteggiamenti da imbranata, le facce stupide, il suo modo genuino di mostrare e dichiarare i suoi sentimenti. Ecco perché Raissa lo irritava così tanto, perché in fondo gli ricordava Cora-san.

"Capitano? Va tutto bene? Mi sono accorta che te ne sei andato piuttosto stravolto dalla sala pranzo, quindi mi sono preoccupata un pochino." chiese Raissa bussando piano.

Si era già accorta che era andato via, se ne accorgeva sempre, come se lo tenesse sempre d'occhio.

"Tutto bene Raissa-ya, sono stanco." inventò.

"Oh, va bene, scusami se ti ho disturbato. Buonanotte Law." lo salutò con una voce strana, un po' triste.

Forse sperava che gli avrebbe aperto, ma Law non ne aveva intenzione. Soprattutto dopo aver realizzato che gli ricordava Cora-san.

A notte fonda Law non arrivava ancora a prendere sonno e decise di andare a fare un giro per il Polar Tang. Era abituato a dormire poco, soffriva di insonnia da quando era un bambino.
Le sue gambe vagarono senza meta fino a quando non si ritrovò davanti alla porta della camera di Raissa. La spinse un po' e si accorse che era aperta. Ovviamente si era dimenticata di chiuderla.
Entrò silenziosamente e la vide dormire a pancia in su con le coperte tutte sfatte e vestiti stropicciati. Aveva indosso solo una delle felpe che era stato costretto a darle dopo aver perso a sasso, carta e forbice. I capelli azzurri erano davanti al viso e qualcuno le era entrato nella bocca che era leggermente aperta.

"Mmh, che c'è?" mugugnò con gli occhi ancora chiusi e grattandosi il naso.

Stava ancora dormendo.

"Chissà cosa stai sognando Raissa-ya.." sussurrò allungando la mano verso di lei.

Le tolse i capelli dal viso e osservò quei lineamenti angelici così rilassati.
Raissa era così bella e pura che lo spaventava da morire.

Non ha senso nasconderlo. Ti amo Law.

Ripensò a quelle parole piene d'affetto che gli aveva dedicato. 

E lui cosa provava per lei? 
Fastidio? Irritazione? 

Non lo sapeva più nemmeno lui. 
Da quando era entrata nella sua vita come un terremoto, aveva scombussolato ogni cosa buttando giù quegli enormi muri dietro cui si nascodeva.

"Law.. Law.. dove sei? Non lasciarmi mai, ti amo così tanto.." borbottò ancora girandosi sul fianco.

Law si immobilizzò e poi chiuse gli occhi sospirando.

Non posso. Ho degli obiettivi. Non ho tempo per queste cose.

Aprì di nuovo gli occhi e lentamente la coprì fino alle spalle.

"Non posso Raissa-ya...Buonanotte." disse uscendo dalla stanza velocemente.

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