Em
Nel corso della mia vita avevo affrontato diverse situazioni imbarazzanti, ma nessuna avrebbe mai battuto quella in cui mi stavo cacciando.
Mai.
Il mio turno al Quince era appena terminato, eppure non potevo uscire dalla porta. La persona che consideravo la mia "arcinemica" era in piedi nell'atrio, aspettando di andarsene con il ragazzo con cui aveva avuto un appuntamento.
Per tutta la serata avevo cercato di non farmi notare. Non mi vergognavo di fare la cameriera, ma mi infastidiva che Janie scoprisse che lavoravo in uno dei ristoranti lussuosi di San Francisco - con tanto di lampadari affissi al soffitto che gettavano una luce soffusa, vecchi dipinti sulle pareti e grandi vasi pieni di fiori accanto alle tende beige.
Janie approffittava di ogni situazione per schernirmi. Non ero certa di potermi trattenere dal sbatterle il dito medio in faccia se avesse aperto bocca per criticarmi.
Non potevo neanche permettere che mi licenziassero, quel lavoro mi serviva.Afferrai la mia borsa dal gancio affisso alla parete e sgattaiolai via dalla stanza di servizio. Mi inoltrai nel piccolo corridoio e spinsi la porta sulla destra: il bagno degli uomini.
Mi si rivoltava lo stomaco al pensiero di doverci entrare, eppure dovevo.
Preferivo uscire dalla finestra di quel lurido, se pur elegante bagno, piuttosto che sfilare davanti a Janie.Infilai la testa dentro per assicurarmi che il bagno fosse vuoto. La stanza beige e nera era libera. Rilasciai un sospiro di sollievo.
Per fortuna non c'era nessuno. Era la mia occasione.Entrai e mi chiusi svelta la porta alle spalle, poi corsi verso la finestra in fondo, posizionata a due metri da terra. Ahimè, quella era l'unica che dava sul parcheggio. Era un'ottima via di fuga, e altrettanto tremenda.
La aprii, mettendomi in punta di piedi e cercando di essere il più silenziosa possibile, e buttai dall'altra parte la mia borsa di tela ingiallita. Sentii un tonfo e sperai di non aver rotto il cellulare. Non avevo i soldi per comprarne un altro.
Studiai per un secondo la parete e cercai un modo per arrampicarmi. Come diavolo facevo? Fino ad allora non ci avevo pensato.
D'un tratto il rumore dello sciaquone infranse il silenzio e mi immobilizzai quando vidi un ragazzo dai capelli chiari uscire dalla prima cabina nera. Aveva una faccia disgustata, mentre si avvicinava ai lavandini. Si sciaquò le mani in un lampo e si prese del tempo per sistemarsi i capelli.
Trattenni il fiato e lo fissai con il timore che si girasse e mi notasse. Invece continuò ad ammirarsi nello specchio con estrema attenzione.Alzai gli occhi al cielo. Che narcisista.
Decisi di approffitarne e andarmene, prima che mi notasse. Puntai i piedi contro la parete e strinsi le dita lungo il cornicione della finestra.
Potevo farcela. D'altronde, quando ero piccola, avevo avuto la brutta abitudine di arrampicarmi sull'albero dietro casa come protesta contro le patate per cena. Potevo scalare una finestra.Strinsi le labbra e provai a salire. Il piede mi scivolò contro la parete e rischiai di perdere l'equilibrio.
《Che fai?》chiese una voce maschile. Le parole rimbombarono nel bagno silenzioso.《Non mi pare che questo sia il bagno delle donne. Non dovrestu stare qui.》
《Lo so, grazie tante》grugnii e pensai a un modo per issarmi. Ormai avevo perso anche la borsa...
Lui mi ignorò.《Per una ragazza potrebbe essere pericoloso.》
《Ora ci sei solo tu, però.》
《Guarda che qui c'è la porta.》
Sbuffai e mi girai. Lo trovai a qualche passo da me, le mani nelle tasche dei pantaloni di marca e l'espressione curiosa. Sotto la luce artificiale i suoi capelli apparivano più chiari, sulle tonalità del bianco, e i suoi occhi erano scuri e penetranti.
Ebbi la sensazione di averlo già visto, e non solo perché era il ragazzo con cui Janie aveva cenato fino a un attimo prima.
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Bad For Business
RomanceEmilee "Em" Price non hai mai badato alle relazioni romantiche. Preferisce concentrarsi sugli studi e i turni di lavoro al Quince per pagarsi la retta universitaria, anche a costo di rinunciare alla sua cotta per l'asso della squadra della USF. Sawy...