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Trasalisco, perché la mano che sto stringendo è più piccola della mia e non sembra quella di un uomo.

Non ho neanche il tempo di guardare la mia compagna, perché lei ha già cominciato a camminare tirandomi per il braccio. La seguo con più facilità ora che siamo vicini.

Camminiamo per circa due ore, in rigoroso silenzio, finché non giungiamo in una piccola radura dove la mia guida si ferma.
-Ci fermeremo qui, per stanotte- sono le prime parole che le sento pronunciare. La sua voce è calma e suadente, ma autoritaria.
Poi si stacca da me e comincia ad accendere un piccolo fuoco.
-Non è pericoloso accamparci?- le chiedo. -No, siamo abbastanza lontani e ci serve riposarci- risponde mentre armeggia con un acciarino.

La guardo impacciato non sapendo cosa fare; è una donna giovane, quasi una ragazza, minuta e snella. I capelli lisci e castani riflettono i bagliori delle fiamme e le sfiorano le spalle.

Quando ormai il fuoco è avviato la mia compagna si sposta, e si siede poco lontano. Poi cerca nella bisaccia del cibo e con un cenno mi fa capire che posso sedermi e mangiare. Che scemo, potevo arrivarci anche prima.

Mentre mi siedo però emetto un mugolio, perché le ferite bruciano. Qualcuna l'ho fatta tentando di scappare quando mi hanno catturato, e i polsi e le caviglie sono doloranti perché mi hanno tenuto legato per molto tempo. In più ci sono i graffi della fuga del bosco. Diciamo che poteva andare meglio.

Fattosta che la ragazza, di cui ancora non conosco il nome, si accorge della mia sofferenza e mi scruta con occhio esperto. Dice solo – Prima mangia, poi ti controllo le ferite- bè almeno ho capito che è una tipa di poche parole, non mi dispiace la schiettezza.

A palazzo sono tutti servizievoli e adulatori, tutti dicono ciò che devono dire per compiacere i superiori. Non esiste la verità ai piani alti, solo pochi realmente la conoscono e la sfruttano. E io dovrò diventare uno di loro.

Comunque ribatto dicendole -Non importa posso fare da solo, non sono ferite gravi- -Questo sta a me deciderlo, credo proprio di avere più esperienza, principe- mi arrendo e alla fine dico – Va bene, ma non so ancora nulla di te-
- E chi ti dice che io sappia qualcosa di te?- mmm, tosta la ragazza.
- Dubito che tu non sappia nulla di me e liberarmi sia stato solo un passatempo, però mi presento: sono Fen, principe del Regno di Noor-
- Fen... non dovresti sapere il mio nome- dice tranquilla e io rimango un tantino stupito e stranito.
- Vuol dire che per il resto del viaggio dovrò chiamarti "Mia Salvatrice"?- scherzo per smorzare la tensione.
E funziona, perché la "Mia Salvatrice" alza la sguardo verso di me mostrandomi i suoi magnetici occhi marroni ed un sincero sorriso.
- Non mi dispiacerebbe l'idea, ma... puoi chiamarmi Reyna- conclude.

Sorrido anche io, tutto sommato mi trovo bene con la mia salvatrice. È schietta e autoritaria, ma anche ironica e pratica.

In tutto ciò abbiamo finito di cenare e Reyna si è alzata per avvicinarsi a me.

Grazie per aver letto questa parte!

Fatemi sapere cosa ne pensate <3

CC

Il principe e la ladraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora