LA SFILATA

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Il giorno seguente, il video di quello che era successo alla povera Charlotte, era già online. C'erano i soliti simpaticoni che ironizzavano, quelli che difendevano la ragazza dicendo che il bullismo è ormai una piaga per la società (i soliti finti buoni che si battono per i diritti e poi, di nascosto, fanno di tutto) e infine c'era chi, come le ragazze e l'ispettore Brooke, vedeva l'accaduto con sospetto.

"Come stai?" chiese Dianna guardando Charlotte.

"Come qualcuno che è stato preso in giro davanti a tutti e poi messo in ridicolo sul web" rispose l'altra.

"Passerà del tempo e si dimenticheranno la faccenda, tranquilla" disse l'amica.

Le prime ore di scuola passarono. Charlotte aveva affrontato tutto cercando di essere più tranquilla possibile e, esponendo il proprio progetto di geografia, aveva dimostrato di essere una delle ragazze più intraprendenti dell'istituto.
Alla mensa, Sarah, stava osservando tutto quello che c'era. Patatine fritte, alette di pollo, hamburger; i suoi occhi erano incentrati solo su quel lato. Prese un hamburger e delle patatine. Poi girò lo sguardo verso l'insalata. Ricordò il messaggio che le era arrivato la sera precedente e, spinta dalla tristezza, rimise sul tavolo ciò che aveva appena posato sul proprio vassoio. Si diresse dalle amiche con solo un'insalata fresca.

"Sarah? Stai bene?" chiese Charlotte notando il vuoto che c'era sul suo vassoio, cosa che non accadeva da tempo.

"Sì...non ho molta fame" rispose la bionda.

In quel momento passò Mia con un tubino rosa e delle zeppe color carne. Sorridente, si era avvicinata al loro tavolo.

"Sarah, hai optato per una dieta?" chiese.

L'altra, poiché stava mangiando, si limitò a un sorrisino che lasciava intendere la voglia di prenderla a schiaffi.

"Charlotte...mi dispiace per ieri, deve essere stato umiliante" disse Mia girandosi verso la ragazza.

"Tu hai sopportato anni di umiliazione...deve essere stato molto peggio. Hai qualche consiglio?" esclamò l'altra.

Sarah iniziò a ridere, tanto da catturare l'attenzione dei tavoli accanto. Mia, infastidita, andò via.

"Così si fa" disse Dianna sorridendo.

Successivamente arrivò Elena con una viso visibilmente stanco e uno zaino pieno di libri. La ragazza, sedendosi, appoggiò la testa sul tavolo.

"Qualcuno ha bisogno di un caffè..." disse Dianna.

"Ne ho bevuti tre da stamattina, non hanno l'effetto desiderato..." esclamò la ragazza.

"Questo pomeriggio puoi dormire, per domani non hai molto da studiare" disse Sarah.

"Purtroppo no...c'è una sfilata a cui partecipa anche mia madre e devo andare" disse Elena alzando la fronte dal legno.

"Divertente!" esclamò Sarah.

L'amica la guardò come per dire "davvero?". Ogni volta era la stessa storia. Stava lì a guardare le modelle sfilare e la madre che si impadroniva della passerella, come solo lei sapeva fare, lasciando tutti a bocca aperta. Tutti pensavano che Elena potesse diventare la perfetta "erede" ma, crescendo, benché la bellezza fosse quella, la ragazza non aveva né l'altezza né lo sguardo provocatorio della madre. È facile capire come si potesse sentire l'adolescente.

"Ti accompagno" disse Dianna mettendo la mano sulla sua spalla.

Quando tornarono a casa, Dianna, si informò sulla sfilata che sarebbero dovute andare a vedere, non sapendo dove si tenesse. Prese il suo portatile e cercò su Internet.

"Lo stilista Francis Anderson presenterà la nuova collezione alla sfilata del ventidue settembre. Sarà presente anche, in qualità di modella di punta, la top model Alissa Sparks, da poco reduce da una serie di sfilate a NY"

Vide una delle tante foto; raffigurava una ragazza con un vestito da sogno e un make-up splendido. Dianna ricordò la sua infanzia. Era una bambina coraggiosa, non aveva paura di niente. Guardava il mondo con occhi curiosi. Amava gli sport e, ogni sera, tornava a casa sporca di fango. Crescendo, iniziò a essere presa in giro perché si comportava come un maschio. Sostanzialmente giocava solo con i bambini, sfidandoli in qualsiasi cosa, e praticava nuoto e calcio. Quando conobbe Louise, la situazione cambiò. Iniziò ad avvicinarsi al mondo "femminile" e a far uscire la propria femminilità. Certamente all'inizio fu strano, sopratutto per i tacchi e le gonne. Louise le disse che con uno spacco e delle belle gambe si poteva conquistare il mondo. Quella frase le rimase impressa, e in effetti, da quando iniziò a essere più femminile, gli stessi ragazzi che la prendevano in giro si prostarono ai suoi piedi, in senso metaforico ovviamente.

La ragazza, di sera, andò a prendere Elena. L'amica uscì di casa con delle scarpe alte e un vestito che mostrava tutte le forme, reso più particolare con una collana brillante.

"Sei spettacolare" disse Dianna.

"Grazie" esclamò Elena sorridendo.

Arrivarono all'evento. Dianna non era mai stata a una sfilata e le sembrava tutto stupendo. Tutti avevano uno stile particolare, ma sempre elegante.

"È normale che mi stiano fissando?" chiese.

"Sì, prima dell'inizio della sfilata si guardano tutti attorno" rispose Elena.

"È inquietante..." esclamò Dianna.

"Pensa a me che sono dovuta andare a qualunque tipo di sfilata fin da piccola" disse l'altra sorridendo.

In quel momento si avvicinò una signora che disse ad Elena dì seguirla, la madre voleva parlarle. L'adolescente andò senza obbiettare. Aveva imparato a non fare tante domande in quelle situazioni.

"Cosa c'è?" chiese.

"Sono in ansia...manca una modella" disse la madre.

"E quindi?" chiese confusa Elena.

"Sono, per la prima volta nella mia carriera, la modella di punta; deve essere perfetto!" disse la signora Sparks.

"Chiamate un'altra modella, no?" disse la ragazza.

"Impossibile..." esclamò la madre.

Si avvicinò il signor Anderson con un completo bianco e una cravatta viola molto eccentrica.

"Abbiamo bisogno di una modella" disse.

"Lo so..." esclamò la top model.

"Potrei sfilare io" disse la ragazza.

Ci fu silenzio. L'uomo la guardava, forse per vedere se fosse giusta per quel vestito. La donna invece non perse tempo e disse:

"Tesoro, sai che il tuo destino non è fare la modella"

Elena la guardò, pensando a chissà cosa. Era arrabbiata. Perché sua madre doveva comportarsi così?

"Piuttosto la tua amica; lei sarebbe perfetta" aggiunse.

"Sì...vado a parlarle" esclamò l'adolescente andando via.

Così Dianna, che non sapeva nulla della moda, diventò modella per una sera. Il vestito le stava alla perfezione. Sfilando, si sentì finalmente bella. Era felice. Quel momento però non durò molto. Infatti, quando tornò nel camerino, c'era un messaggio che l'aspettava. La frase era scritta sullo specchio, dove l'avevano preparata in precedenza.

"Il trucco non può coprire le bugie"

Sarah stava tornando a casa. Aveva passato qualche ora, fino alle dieci, in un bar. Non voleva stare a casa, c'erano troppe tentazioni culinarie. Stava percorrendo a piedi il tratto di strada. Sentì una macchina che avanzava. Non andava veloce né piano, teneva il suo passo. La seguiva ormai da una decina di minuti. La ragazza decise di attraversare per andare dall'altro lato della strada. La luce dei fari, che prima intravedeva nelle pozzanghere, si fece molto più chiara. Aveva accelerato.

UGLY SECRETSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora