LA CASA DELLE BAMBOLE

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Il gioco consisteva in una sorta di quiz. Apparivano delle domande sullo schermo, loro dovevano rispondere con un nome. Per esempio:

"Chi ha rotto il vaso costoso della signora Smith per poi dare la colpa a un altro?"

Ognuna doveva rispondere alle domanda dicendo il nome di chi fosse stata. Dopo aver dato la risposta, si sentiva un urlo. Era agghiacciante. Se rifiutavi di rispondere, capendo che alla persona che avevi indicato veniva fatto del male, partiva una scossa che ti faceva saltare dal dolore. In entrambi i casi soffrivi. Era spaventoso pensare a cosa la mente di quel pazzo fosse arrivata, per non parlare della rabbia perché, questa persona, stava facendo del male alle tue amiche. Era insopportabile. Le ragazze dopo aver sentito un urlo, perché avevano risposto, provarono ad abbandonare il gioco, stando in silenzio. Il dolore però si fece sentire. Era lancinante. Prima alle gambe, poi alla schiena, al braccio. Non potevano resistere. Così, anche se in lacrime, ripresero a giocare e a rispondere. A ogni domanda la sofferenza aumentava, il rancore e la rabbia si univano alla tristezza. Tutto questo durò per un'ora circa.

"Smettila! Hai avuto il tuo gioco!" urlava in lacrime Sarah.

Elena, invece, con era suo solito, non riuscendo a contenersi, urlava:

"Quando finirà tutto, ti spaccherò la faccia!"

Il televisore si spense. Le ragazze furono libere di alzarsi dalla sedia. Elena iniziò a dare a pugni e a calci la tv. Doveva sfogare tutta quella rabbia che ormai dominava le sue emozioni. La fece in mille pezzi. Rimase un cumulo di vetro in un angolo della stanza. Si girò verso la telecamera, che aveva notato durante il gioco. Questa persona guardava tutto.

"Farai la stessa fine!" urlò indicando.

Si aprirono le porte. Le ragazze uscirono nel corridoio. Si abbracciarono. Non avevano parole. Era già tanto che potessero vedersi e accettarsi che stavano tutte e quattro bene. Dianna teneva stretta Sarah. Era sempre stata come una madre. Voleva proteggerla da tutto, la bionda era indubbiamente quella più emotiva e fragile.

"Charlotte, Sarah e Dianna avete vinto il gioco. Seguite le frecce e recatevi nel salone. Elena, hai perso, la stanza in fondo al corridoio ti aspetta" disse la voce.

Le ragazze si guardarono. Avrebbero voluto aiutare Elena ma purtroppo era impossibile. Non potevano fare nulla, erano come bambole in mano a un maniaco. L'adolescente abbracciò le amiche. Si fece forza e andò. Non era di certo una che si tirava indietro, anche se in realtà non poteva farlo. Doveva per forza andare, o chissà cosa le sarebbe potuto accadere.

Le altre entrarono nella stanza, indicata dalle frecce luminose. Era una stanza non molto grande. Ricordava molto il salone di casa Williams. C'era un divano, dei quadri, era arredata bene. Charlotte si avvicinò al tavolo, accanto al divano. C'era un vassoio con delle tazze di caffè e dei biscotti.

"Sta scherzando? Cos'è?" chiese Sarah.

"È una casa delle bambole..." esclamò Dianna.

Charlotte andò ad affacciarsi nel camino. Poteva essere una via d'uscita. Era tutto scuro. Alzò lentamente la mano. C'era del cemento. Il camino era finto.

"Ci avrei scommesso" esclamò.

Poi, guardando Dianna, aggiunse:

"E noi siamo le sue bambole"

Elena era entrata nella stanza. Era piccola, molto piccola. Sembrava uno sgabuzzino. Non c'era nulla. Quattro pareti grigie e un pavimento. Non si spiegava il perché fosse stata mandata lì. Voleva punirla? Si mise seduta in un angolo. Non c'era altro da fare che aspettare. Cosa avrebbe potuto fare? Aveva già dimostrato di poter essere una persona molto perfida. Poteva succedere di tutto. Elena ripensò al gioco. Erano domande su degli eventi accaduti nella loro vita, dei segreti. Da cose non dette a dispetti e vendette. Cercò un punto di collegamento tra le varie domande ma, forse per la paura o per la rabbia, non riusciva ad essere lucida. Improvvisamente un getto di aria gelida la fece rabbrividire. La stanza stava diventando freddissima.La temperatura scendeva. Elena iniziò a tremare. Si mise coricata. Nel muoversi diede un colpo con il piede al muro. Cadde un pezzo di cartongesso. Guardando dal buco, vide un'altra stanza. Senza pensarci due volte, diede a calci la parete. Fece un buco largo, così da poter passare. Entrò in quella stanza. C'erano tanti televisori, da lì, il maniaco, guardava ogni stanza. Elena vide le sue amiche. Si avvicinò allo schermo.

"Incredibile" esclamò.

Notò diversi bottoni su una specie di tavolo. Poi, guardando in uno dei televisori, intravide un'ombra dietro di lei. Si girò subito. Qualcuno con il cappuccio e una maschera si stava avvicinando. Impaurita, gli diede un calcio. Lanciandogli, in seguito, una sedia che si trovava lì, corse alla porta. Scappò nel corridoio. Correva velocissima. Quel corridoio, già poco illuminato, dipinto di grigio scuro, sembrava non terminare più. Era lunghissimo. Ogni tanto si voltava, la stava seguendo. Non sapeva dove andare, cosa fare. Non c'era il minimo accenno a una via di salvezza. Vide una porta. Si diresse verso quella direzione. Entrò nella stanza. Chiuse la porta a chiave, così che potesse risultare difficile per quella persona entrare. Nella stanza c'erano tante foto. Ricordava molto la stanza nel capanno di Jack. Però, in questo caso, c'erano anche altre persone: Mia, Jack, Britney, Nick, Kim, Tayler, l'ispettore Brooke. Su quella di Mia e di Jack c'era una grande x rossa.

"Sono morti" esclamò la ragazza.

Sotto ogni immagine c'era scritto qualcosa.

"Traditrice" sotto quella di Mia.

"Troppo curioso" sotto quella di Jack.

La ragazza poi si avvicinò a quella di Tayler. Non sapeva neanche il perché si trovasse lì. Cosa c'entrava?

"Segreto, Louise" lesse.

Lo sconosciuto riuscì a spalancare la porta. Elena venne presa alla sprovvista. Non aveva ancora pensato a come fuggire da lì, le foto l'avevano distratta. Questa persona avanzava e la minacciava con un bastone. Elena indietreggiò fino a toccare il muro con la schiena. Era disperata. Per lei era finita. Come faceva a salvarsi? Era impossibile. Il maniaco era sempre più vicino. L'ansia aumentava. A un certo punto cadde a terra, colpito da qualcosa. Sulla soglia della porta c'era Charlotte con una sedia rotta.

"Usciamo da questo posto" esclamò.

UGLY SECRETSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora