IN GABBIA

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- Confessi di aver ucciso Jack Falton?

No!

- Confessare è la decisione migliore...

Non siamo state noi!

- Nella casa della vittima, sul lago Glass, ci sono solo le vostre impronte; come avete fatto ad uccidere Jack? Non si trovava in casa perché ci sarebbero state anche le sue impronte.

Non abbiamo ucciso nessuno! C'è qualcuno che mi ascolta?

Elena si guardava attorno. La stanza, dalle pareti grigie, era isolata. Non c'era nessuno oltre a lei e all'ispettore Brooke, e la telecamera che filmava tutto ovviamente. L'uomo sorrise, diventando più inquietante del solito.

"Perché ucciderlo?" chiese l'uomo.

"Non abbiamo ucciso nessuno!" rispose stanca l'adolescente.

Stava piovendo. L'atmosfera che si era creata era perfetta per rappresentare quella situazione. Lampi, tuoni, vento, pioggia; sembrava che si fosse unito tutto quello che c'è di angosciante al mondo. Dianna stava seduta sul suo letto. Non riusciva ancora a credere a quello che era successo. Avevano arrestato due delle sue migliori amiche per un crimine che lei sapeva che non avevano commesso. Guardò la finestra. Il cielo era di un grigio scuro. Un lampo, improvvisamente, illuminò lo sfondo tenebroso. Dianna ricordò un pomeriggio passato con le sue amiche. Erano a casa di Louise. Stavano parlando della festa di Natale. Sarah, essendo eccitata, non smetteva di raccontare quello che avrebbe voluto come regalo. In quel momento entrò Britney con un vassoio di dolci.

"Ciao! Ho pensato di portare qualcosa per addolcire questa giornata" disse.

"Grazie!" disse Sarah prendendone uno.

Louise la guardò come per rimproverarla. Poi, con la sua solita vanità, si avvicinò alla sorella.

"Non abbiamo bisogno dei tuoi dolci fatti in casa, puoi andare" disse.

Britney, visibilmente arrabbiata, andò via. Le ragazze non si spiegavano il perché di tanto odio.

"Voleva solo essere carina..." esclamò Charlotte.

"A tutto c'è uno scopo" disse Louise.

Dianna, tornando al presente, riprese il libro. Se davvero Jack si era interessato alla morte di Louise, forse aveva trovato qualcosa che poteva aiutarle. Lesse qualche pagina.

"Louise ricevette qualche messaggio anonimo. Era spaventata e non aveva la minima idea di chi potesse essere; poteva essere chiunque, aveva tanti nemici. Pensava fosse uno scherzo di pessimo gusto. Poi ricevette una bambola, era inquietante. Rimase molto sconvolta. La incontrai e mi raccontò tutto. Disse che ero l'unico che poteva capirla perché non la giudicavo. Non pensavo che quel qualcuno potesse ucciderla a sangue freddo. Il giorno dopo al nostro incontro venni a sapere che era morta. Venne uccisa dopo che, lasciata la festa, mi raccontò della faccenda. Da quel giorno ho cercato di scoprire chi fosse l'assassino. La mia prima ipotesi furono le ragazze del gruppo. Magari Elena perché era gelosa, Sarah perché aveva scoperto del ricatto fatto a Nick, o magari tutte perché avevano scoperto che lei mi stava aiutando per questo libro..."

La ragazza andò a sedersi sul davanzale della finestra, era il suo posto preferito per leggere. Prese una coperta e continuò.

"Durante la festa nel capanno vidi lo "scherzo", se così si può chiamare, fatto a Charlotte. Da lì iniziai a pensare che non c'entrassero le ragazze. Il problema era che Louise aveva tanti nemici, come avrei potuto fare? Iniziai a rileggere tutto quello che mi aveva raccontato, feci delle ricerche e spesso seguì delle persone. Tutto questo ha portato a un risultato. Louise è stata uccisa da qualcuno che conosce bene la città, qualcuno che conosce bene tutto, è vicino a tutti noi. Ci guarda, lo incontriamo, ci parliamo. Qualcuno che, per un motivo o un altro, è diventato proprio quello che non sarebbe mai voluto diventare..."

Dianna sfogliò in fretta le pagine seguenti. Non c'era nulla, vuote.

"No! No! Chi è l'assassino? Perché non l'hai scritto!" disse ad alta voce.

Lanciò il libro contro il muro. Non era riuscita a scoprire niente. Come avrebbe potuto aiutare le sue amiche? Si buttò sul letto e iniziò a dare pugni al cuscino.

Charlotte, a differenza di Elena, era tranquilla. Era un tipo molto competitivo e aveva trasformato la faccenda in una sfida con l'ispettore Brooke. Chi sarà il migliore? Chi scoprirà chi è l'assassino?

"La tua amica ha confessato, puoi dirmi tutto..." disse l'uomo.

Charlotte sorrise.

"Crede davvero che io sia stupida? Noi non abbiamo commesso alcun reato" disse.

"Perché ci avete messo tanto? Ci avete portato in prigione perché avete trovato la nostre impronte. Ma perché non farlo subito? Cosa avete aspettato?" aggiunse in seguito.

"Sono io che faccio le domande" esclamò l'ispettore Brooke.

"Oh...ha ragione. Ma io mi chiedo se lei davvero sappia cosa sta facendo..." disse Charlotte.

Successivamente, avvicinandosi, disse a bassa voce:

"Io so che non siamo state noi e, quando la verità verrà a galla, voglio venire a rinfacciare questi momenti...o forse sarà troppo tardi e lei starà dietro le sbarre..."

Sarah era andata a fare la spesa. Aveva comprato tanta carne per suo padre, era un appassionato, e qualche tipo di insalata per sua madre. Stava tornando a casa. Non vedeva l'ora di mettersi sotto le coperte e dormire. La giornata era stata lunga e, il pensiero che le amiche stavano in quel posto, la tormentava. Almeno nei sogni avrebbe vissuto qualche situazione felice e spensierata. Camminando, vide Britney e Mia parlare con Nick. Le due, sorridenti, non facevano altro che ammiccare. Nick intravide Sarah e, alzando la mano, urlò:

"Sarah!"

Qualche secondo dopo le stava accanto. Prese le buste della spesa e, sorridendo, le disse che l'avrebbe accompagnata a casa. La ragazza guardò le due che avevano uno sguardo tutt'altro che felice.

Elena e Charlotte vennero portate in prigione. Elena, sedendosi sul letto, vide una parte rialzata. Alzò il lenzuolo e vide una bambola. C'era un bigliettino.

"L'arancione ti dona, potrebbero creare una collezione, no?"

La ragazza prese la bambola. Era una di quelle del negozio. Aveva la tuta della prigione. Tirò il filo.

"C'è qualcuno che mi sente? Perché sono sempre sola! Aiutatemi! Non ho nessuno!" ripeteva la bambola.

Dopo la terza volta, si sentì con tono alto di voce:

"Starai in gabbia per sempre, stronzetta!"

Sarah era tornata a casa. Posò le cose che aveva comprato nel frigorifero. Nick l'aveva salutata sul ciglio della porta, era meglio non affrettare le cose. Poteva esserci Kim in casa. Stava andando in salone quando notò qualcosa sul tavolo. Si avvicinò.
Saltò dallo spavento.
Era la sua bambola squartata e con una sostanza rossa che fuoriusciva dal corpo.

"È l'ultimo avvertimento" c'era scritto sul foglio accanto.

UGLY SECRETSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora