DOBBIAMO PARLARE

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"Pensi che sia la cosa giusta da fare?" chiese Dianna.

"Certo" rispose Charlotte.

Le due si trovavano davanti alla porta di casa della famiglia Williams. Avevano passato tante giornate in quel luogo che ormai ne conoscevano ogni centimetro. Charlotte si apprestava a suonare il campanello. Dianna si guardò il vestito. La madre di Louise le aveva sempre detto di vestirsi più da "signorina". Era una donna del ceto medio-alto, amava tenere tutto sotto controllo e sopratutto adorava le cose frivole e il lusso; in poche parole, era una ragazzina superficiale che, con l'età, non è maturata. Louise, per quanto tutti la paragonassero alla madre, non era di certo un'immatura. Riusciva a comprendere e a comportarsi in un determinato modo, mostrando un'età che non aveva, come quasi nessuno sa fare. Ovviamente, a volte, la parte da ragazzina prendeva il sopravvento. Ma tutto questo fa capire quanto fosse facile, per lei, cambiare personalità.

Charlotte spinse il bottone. Il campanello suonò. Si sentì l'eco per tutta la casa, che era mostruosamente grande. La signora Williams aprì la porta.

"Ragazze!" esclamò la donna.

Indossava uno dei suoi vestiti neri di pizzo, valorizzato da una collana di pietre. Teneva i capelli legati così che si potesse notare il suo volto, fresco di ritocchini.

"Buongiorno signora" disse Charlotte sorridendo.

"Accomodatevi" disse la donna, non facendo terminare la frase all'adolescente.

Le ragazze entrarono lentamente. Dianna abbassò lo sguardo, per non incrociare quello della signora Williams. Forse aveva ancora paura del suo giudizio.

"Complimenti! Sei diventata una bellissima signorina!" disse la donna guardandola.

"Grazie" esclamò la ragazza, mostrando un sorriso palesemente finto.

Andarono nel salone per sedersi su quel famoso divano rosso, lì si sedevano per parlare di tutto quello che succedeva in città e nella loro vita.

"È un modo per essere unite" diceva Louise.

In realtà a parlare erano solo le quattro ragazze. Louise ascoltava le amiche e commentava con la sua solita ironia, ma non raccontava mai di sé. In un modo, ogni volta diverso, riusciva a distrarle e a spostare la conversazione su altro.

"Come stanno le altre?" chiese la donna.

"Bene..." rispose Charlotte.

"È stato difficile, lo so. Per giorni ho pensato di essere stata una cattiva madre per lei, poi ho capito che lei avrebbe voluto che io fossi felice" disse la signora Williams.

"Bel modo per consolarsi..." pensò Dianna.

"E Sarah? Prende ancora quelle pillole? Poverina, non è colpa sua se è nata così" disse la madre di Louise prendendo dei biscotti.

"No, sta bene" esclamò Dianna.

Sarah era andata a casa di Nick. Dopo la conversazione con Kim, aveva bisogno di parlargli. Aveva pensato a lungo prima di decidere di andarci; era la cosa migliore. Dovevano parlare. La ragazza stava salendo le scale quando lui aprì la porta.

"Sarah!" esclamò.

"Ciao! Sono venuta per parlarti..." disse la bionda fermandosi.

"Certo" disse il ragazzo facendola entrare in casa.

"Kim ieri mi ha detto che devo lasciarti stare, mi ha raccontato di Louise e quello che ti ha fatto..." disse la ragazza.

Nick rimase fermo. Stava prendendo delle bibite ma, sentendo ciò, non ebbe la forza. Guardò Sarah.

"Come stai?" chiese.

"Male...perché non mi hai detto nulla?" rispose lei.

"Non potevo...non avrei mai voluto farti stare male" disse il ragazzo.

I due si abbracciarono. Nick strinse forte la ragazza che, sentendosi al sicuro, non si oppose alle proprie emozioni e iniziò a piangere. Lui la guardò e, sorridendo, le diede un bacio.

"Va tutto bene, sei bellissima" esclamò.

"Ora? Kim?" chiese la ragazza.

"Ci siamo lasciati" rispose Nick.

"Sarà un problema..." esclamò Sarah.

"Ce la faremo, io ci credo" disse il ragazzo guardandola negli occhi.

"Anche io" disse la ragazza.

Elena invece era uscita con Tayler. I due si stavano conoscendo. La ragazza aveva bisogno di qualcuno che non le facesse pensare alla sua vita insoddisfacente. Tayler era la persona giusta; schietta, divertente e spesso maldestro. Le risate erano assicurate.

"Hai sempre vissuto qui?" chiese il ragazzo.

"Sì, da sempre" rispose lei.

"Che palle!" esclamò senza pensarci l'altro.

Poi, riflettendoci, subito aggiunse:

"Scusa, non volevo offendere questo posto, magari ci sei legata e pensi che sono uno di quei tipi che offendono i luoghi senza sapere nulla perché comunque ognuno si affeziona al luogo di nascita, è normale...scusa..."

Elena iniziò a ridere. Tayler la guardava e, facendosi trascinare, sorrise.

"Sei adorabile" esclamò Elena.

"Non ci sono affezionata, odio questo posto. Se non ci fossero le mie amiche, sarei già in uno quartiere di New York. E poi troppi ricordi..." aggiunse.

"Louise?" chiese il ragazzo.

"Come fai a...?" esclamò Elena sorseggiando la sua Pepsi.

"A quanto pare in città è famosa, eri un membro del suo gruppo?" disse Tayler.

"Sì...un membro, così vengo definita. Era sempre lei la star, tutti al suo cospetto erano zero" disse la ragazza.

"Perché eri sua amica?" chiese l'altro.

"Non lo so, forse avevo bisogno di lei" rispose lei.

"Sei senza personalità allora..." esclamò il ragazzo.

In seguito, sorridendo, e vedendo che Elena aveva cambiato espressione, aggiunse:

"Era una battuta, tranquilla"

Charlotte aveva chiesto alla signora Williams della stanza di Louise. Era stata bruciata e pensava non ci fosse più niente di suo. Però la donna le disse che alcune cose era riuscita a salvarle e si trovavano in camera di Britney. Così, l'adolescente, con la scusa di dover andare in bagno, si aggirava per i corridoi. Dianna era rimasta sola con la signora; non era di certo felice, anzi, quando sarebbero uscite, aveva intenzione di sgridare l'amica.

"Giochi ancora con i ragazzi?" chiese la signora.

"Qualche volta" rispose l'adolescente.

"Oh...e ti diverti?" chiese ancora la donna.

"Sì..." esclamò Dianna.

Charlotte era arrivata alla camera di Britney. Non c'era nessuno. Lentamente, spalancò la porta.

"Rosa, chi se lo aspettava" esclamò guardando le pareti.

Cercò qualcosa di Louise. Voleva trovare qualcosa per capirne di più sul legame che aveva con Jack. Non poteva avvicinarsi alla casa dell'uomo, quindi era l'unico modo. Libri, trucchi, bambole, orsacchiotti colorati; c'era di tutto ma non quello che cercava. Vide una bambola che le ricordava quelle che avevano ricevuto lei e le sue amiche. Vide l'etichetta, era la stessa. Era bionda, con gli occhi chiari e un po' bruciata sul lato destro. Tirò il filo.

"Sono una doppiogiochista! Scappa! Scappa!" iniziò a dire la bambola, con voce modificata, che rendeva tutto più tetro.

Poi, la bambola, dopo aver emesso un urlo agghiacciante, finì dicendo:

"Ti ucciderò, stronzetta"

Charlotte si girò di scatto verso la porta. Aveva sentito un rumore.

UGLY SECRETSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora