VILLA SAN RODRIGO

165 5 0
                                    

"Non trovo un nesso..." esclamò Sarah, raccontando dei messaggi che aveva ricevuto.

"Neanche io, ti dice di lasciare Nick?" chiese Dianna.

"Sì..." rispose l'altra.

Erano arrivate alla villa San Rodrigo. Era un edificio vecchio, abbandonato a sé stesso, che si trovava al Nord del paese. Il messaggio che avevano ricevuto le ragazze diceva di recarsi lì. Sarah aveva paura, infatti si era chiesta più volte se fosse la decisone giusta ma poi si arrese alla volontà di Dianna. L'amica disse che, arrivate a quel punto, dopo che Sarah era stata investita e le loro due amiche si trovavano in una cella, non potevano fare altrimenti. Ovviamente non voleva seguire gli ordini di uno psicopatico però quello era l'unico modo, per lei, di avvicinarsi a questa persona e magari scoprirne l'identità. Dianna aprì il cancello, bastava togliere la catena e spingere un po' con la mano. Davanti a loro c'era un palazzo enorme.

"E se fosse armato?" chiese Sarah preoccupato.

"Non succederà nulla, avrebbe potuto ucciderti quando ti investì; quindi non vuole ucciderci, almeno non per ora, dobbiamo scoprire chi è..." rispose l'altra.

"Non per ora? Rassicurante..." esclamò la bionda.

Si avvicinarono all'entrata. Il portone era stato pulito rispetto all'ultima volta che erano state lì. Si sentiva una canzone provenire dall'interno. Dianna con un colpo spalancò la porta. C'era un corridoio immenso. Una decina di lampadari sfarzosi sì susseguivano sul soffitto. Un lungo tappeto rosso si trovava sul pavimento.

"Me la ricordavo più fatiscente..." esclamò Sarah.

Entrarono. Fecero qualche passo in avanti. Cercarono di non spingersi troppo in là. Aumentavano a passi lenti e guardando tutto quello che c'era attorno a loro. C'erano diversi quadri. Erano dipinti di scene di una storia, forse una fiaba. Non vi diedero molto peso. Continuarono fino ad arrivare a una grande sala. La stanza non era molto decorata, rispetto al corridoio. C'era solo un lampadario che non faceva molta luce.

"Non c'è nessuno, cosa facciamo?" chiese Sarah.

"Aspettiamo..." rispose l'altra.

Passò un po' di tempo. Sarah stava seduta su un tavolo. Non si spiegava il perché fossero ancora là.

"È come se due pecore aspettassero un lupo" esclamò.

In effetti la situazione era simile. Questa persona aveva dimostrato di poter essere molto pericolosa. Dianna però rimaneva della sua idea. La ragazza tornò nel corridoio. Dopo aver dato uno sguardo alla moquette delle pareti, che le ricordava quella di qualcuno ma non ricordava chi, forse un'amica. In seguito prestò attenzione ai dipinti. Il primo raffigurava una signora con tre figli (due bambine e un bambino) in un giardino. Il secondo rappresentava un momento di allegria e serenità per quella famiglia. Poi si susseguivano uno in cui nacque dell'odio tra i fratelli, uno in cui i fratelli erano cresciuti ma rimanevano con questa rivalità, uno in cui una delle ragazze aveva creato un gruppo di amiche e infine uno in cui questo gruppo (rappresentato come una setta di demoni) aveva ucciso l'unico ragazzo tra i tre.

La ragazza stette ferma. Forse non era un caso che quei quadri si trovassero lì. Doveva riuscire a collegarli a qualcosa, ma non capiva a cosa. Ripercorse la sua esperienza con Louise. Stava lì, immersa nei pensieri, quando venne spinta contro il muro. Emise un urlo fortissimo. Sarah si alzò di scatto.

"Dianna!" urlò.

Dianna guardò il suo aggressore. Aveva una felpa con il cappuccio e una maschera inquietante. Gli diede un pugno. Iniziò a correre più veloce che poteva verso la sala. Venne presa per il braccio. Con una forza straordinaria, dovuta all'adrenalina e alla paura, diede un calcio che avrebbe steso chiunque. Continuò a correre.

"Scappa!" disse all'amica impaurita.

Le due corsero a controllare se ci fossero delle uscite. Dianna vide una porta ma, quando, speranzosa, l'aprì, si trovò davanti a un muro di mattoncini. L'aggressore si stava avvicinando.

"Tu continua a cercare una via d'uscita" disse Dianna guardando l'altra.

In seguito si diresse verso lo sconosciuto. Iniziarono a spingersi e a darsi pugni. La ragazza andò a sbattere con la testa contro il tavolo. Aveva il sangue che le percorreva il viso. Sarah, vedendo ciò, iniziò a piangere dalla disperazione. Si era fermata. Non riusciva più a essere lucida. Dianna intanto stava continuando a incassare colpi. Stava sdraiata a terra con diverse tagli. La persona si stava avvicinando. Avrebbe potuto ucciderla. La ragazza respirava a fatica, aveva perso la forza. Ripensò al fatto che lei aveva voluto rimanere là. Aveva costretto Sarah ad andare in un posto pericoloso e se le fosse successo qualcosa non se lo sarebbe perdonato. Prese un aggeggio di ferro che serviva per il camino e lo buttò sul piede dell aggressore. Si alzò in piedi.

"Sarah? Muoviti!" urlò.

L'amica, sconvolta, ripeteva:

"Sì, sì, ora trovo un'uscita...sì"

Purtroppo non c'erano. Le lacrime aumentarono. Si girò verso Dianna.

"Non ci sono" esclamò.

In quel momento lo sconosciuto diede un colpo, con lo stesso arnese, sul braccio alla ragazza che gli si trovava vicino, facendola cadere a terra. Sarah emise un urlo agghiacciante. Sentiva che ormai le speranze era morte. Sarebbero morte. L'aggressore la guardò. Sarah tremava. Si stava dirigendo verso di lei. Successivamente, come un miracolo inaspettato, Mia colpì lo sconosciuto con una pietra.

"Muoviti" esclamò guardando la bionda.

Sarah aiutò Dianna ad alzarsi. Le tre, affrettandosi si diressero verso il portone, da cui erano entrate. Mia spalancò la porta. Le due ragazze videro la salvezza. Uscirono finalmente da quel posto. Sarah posò l'amica su un muretto.

"Devi andare in ospedale" disse.

"Sì..." esclamò Dianna.

"Grazie" aggiunse, in seguito, rivolgendosi a Mia.

"Non dovete ringraziarmi..." esclamò la ragazza.

"Sì, saremmo morte senza il tuo aiuto" disse Sarah.

"Fidatevi, non sono un'eroina in questa storia" disse Mia.

"Cosa vuoi dire?" chiese la bionda.

"Vi spiegherò tutto, ora ha bisogno di cure" rispose l'altra indicando Dianna.

Le due malcapitate entrarono nella macchina di Mia. Andarono nell'ospedale più vicino. Sarah accompagnò l'amica al pronto soccorso. Mia, stando seduta su una sedia, si toccava la faccia come se stesse pensando a qualcosa che aveva sbagliato. Sarah, quando Dianna fu nelle mani di un medico, le si avvicinò.

"Che hai?" chiese.

"Ti spiegherò...ora lasciami stare" rispose.

"Tu ci hai salvate, voglio aiutarti" esclamò la bionda abbassandosi, così che potessero guardarsi negli occhi.

Una lacrima percorse il viso di Mia.

"Io...Io...vi ho fatto del male" disse.

"Cosa?" chiese.

"Sono stata io a mandarvi quei messaggi" disse la ragazza piangendo.

UGLY SECRETSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora