VIA DI FUGA?

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"Perché siamo qui?" chiese Sarah.

Non riusciva a dare una spiegazione a tutto quello che stava succedendo. Si toccava i capelli in modo irrequieto. Lei e Dianna stavano sedute in quella stanza isolata da tutto e tutti.

"Ha incastrato anche noi" esclamò Dianna battendo il pugno sul tavolo.

Entrò l'ispettore Brooke. Le guardò in silenzio. Le ragazze erano alquanto preoccupate per quello che poteva fare l'uomo. Era ambiguo e sembrava non perder occasione per fare loro del male.

"Le vostre amiche sono incolpate per l'omicidio di Jack, voi per quello di Mia; non ci metterò molto per trovare qualche prova che vi colleghi alla morte di Louise così che voi possiate pagare" disse l'ispettore.

"Non abbiamo fatto niente, nessuna di noi" disse Dianna.

"Le prove dicono il contrario" esclamò l'uomo.

"Che prove?" chiese Sarah.

"È stato trovato il vostro sangue sul corpo e sui vestiti di Mia Petrova. L'avete picchiata, lei si è difesa in ogni modo possibile ed ecco il perché delle macchie di sangue" rispose l'altro.

"Non può essere vero, non l'abbiamo toccata!" esclamò Sarah.

Dianna fece mente locale. Erano andate a donare il sangue. Qualcuno aveva preso le loro provette e l'aveva incastrate. La ragazza era furiosa.

"Qualcuno sta cercando di farci rimanere in prigione, abbiamo delle prove, possiamo dimostrarlo" disse.

L'ispettore Brooke si avvicinò alla ragazza. A bassa voce, sussurrò:

"Nessuno vi crederà"

In seguito chiamò delle guardie che portarono le ragazze nelle rispettive celle. Sarah iniziò a scalciare e a urlare di essere innocente. Era tutto snervante. Perché qualcuno voleva che pagassero? Passò la notte. Dianna Non riuscì a chiudere occhio. Ripensava a quando era iniziato tutto. Credevano fosse uno scherzo ma, dai fatti seguenti, poteva essere affibbiato qualunque aggettivo a quella situazione tranne divertente. Si rimproverava di non aver fatto abbastanza, di non aver cercato abbastanza indizi. Pensò alle cose che aveva scoperto e le sembravano senza nesso e insensate. Sarah invece passò ore a piangere finché, per la stanchezza, le si chiusero gli occhi.

La mattina seguente le ragazze ricevettero un avviso da una guardia. Era permesso loro di uscire nel campo. In genere si usciva per un'ora nel pomeriggio, c'era chi giocava a pallavolo, chi prendeva il sole, chi pensava a chissà cosa. Ognuna delle ragazze rimase stupita da questa notizia. Era permesso solo a loro. Perché? Non erano mica state premiate. Una cosa strana fu l'insistenza della guardia, come se volesse che uscissero. Insistette tanto e alla fine le ragazze decisero di fare come era stato proposto.

Intanto le loro famiglie erano preoccupate e ovviamente confuse. Da un giorno all'altro si trovarono in una situazione stranissima. Le loro figlie erano accusate di omicidio e non avevano la minima idea di come fosse successo. Non si spiegavano tutto ciò. Si incolpavano di non aver capito e di non aver agito, e in alcuni momenti pensavano che fosse tutto impossibile. Le loro figlie non erano in grado di uccidere qualcuno.

Le ragazze si incontrarono. Ci fu un abbraccio di gruppo che poteva far invidia a quelli strappalacrime dei film. Sarah abbracciò fortissimo le altre. Aveva bisogno della loro forza. La guardia le lasciò sole. Le quattro andarono a sedersi. Dianna e Sarah raccontarono quello che avevano scoperto in quei giorni in cui le altre due amiche erano state in prigione. Elena rimase sorpresa, a differenza di Charlotte che si aspettava già qualcosa di simile. Ovviamente non avrebbe mai potuto prevedere la morte di Mia, quello fu scioccante per tutte.

"L'ispettore Brooke ce l'ha con noi" disse Elena.

"Davvero? Non l'avrei mai detto" esclamò ironicamente Dianna.

"Lui c'entra. Quando ci hanno arrestato, gli ho parlato. È strano ma sono certa che abbia a che fare con questa storia" disse Charlotte.

In seguito si sentì un odore strano. Era molto forte e insopportabile. Dianna si alzò per rendersi conto da dove provenisse. Però non fece in tempo a guardarsi attorno che cadde a terra priva di sensi, proprio come le altre ragazze.

Elena lentamente aprì gli occhi. Si stiracchiò. Guardò la stanza in cui si trovava. Non era mai stata lì. Si girò a destra, c'erano le sue amiche. Si gettò subito verso di loro per svegliarle. Quando vide che i loro occhi si stavano aprendo, si sentì meglio. Erano vive. Si appoggiò al muro e tirò un soffio di sollievo. Charlotte si alzò.

"Cos'è questo posto?" chiese.

"Ho paura" esclamò Sarah.

Dianna l'abbracciò. Tutte erano impaurite. Charlotte ispezionò il luogo. Era una stanza grande ma vuota. Le pareti erano blu notte e il pavimento era fatto di cemento. C'era una porta di ferro in fondo. Sembrava di stare in una cabina di una navicella, solo che la realtà era molto più spaventosa. Non sapevano nulla. Non sapevano dove si trovavano, non sapevano come avevano fatto ad arrivarci, non sapevano più nulla della loro vita.

Si sentì una voce. Era una voce modificata, ricordava quella delle bambole. Le ragazze, sentendola, saltarono dallo spavento.

"Siete pregate di seguire il percorso"

La porta di ferro a fine stanza si aprì. Charlotte, con cautela, si avvicinò. Mise la testa fuori dalla porta. C'era un corridoio e sulle pareti si trovavano dei cartelli con delle frecce luminose, che appunto indicavano il percorso da fare.

"Ragazze, venite" disse.

La altre la seguirono. Lentamente, le quattro adolescenti, percorsero il tragitto. C'erano quattro porte con i loro nomi sopra. Erano porte di legno, a differenza di quella che stava nella stanza di prima.

"Siete pregate di entrare ognuna nella stanza con il proprio nome e di sedervi sulla sedia che troverete" si sentì.

"Non voglio stare sola" esclamò Sarah.

"Entra" disse Charlotte.

"Perché? non voglio lasciarvi" aggiunse la bionda.

Elena le fece segno affinché notasse dei fori sul muro. Le due si guardarono.

"Spara laser" disse Elena muovendo la bocca ma senza pronunciare suoni.

Le ragazze entrarono. Sarah fu l'ultima. Riguardò i buchi e, sospirando, mise la mano sulla maniglia. Le stanze non erano diverse da quella in cui erano state. Avevano le pareti blu, il pavimento sempre di cemento e in più c'era una sedia e un televisore. Si sedettero.

"Che il gioco abbia inizio" si sentì.

In pochi secondi le ragazze si trovarono legate mani e piedi su quelle sedie. Erano in preda alla paura.

UGLY SECRETSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora