Ho ricominciato a raccontare perché mi sono resa conto di come vivere fosse molto più facile quando scrivevo ogni giorno una pagina di diario.
Fin dall'inizio, quello del diario segreto è stato ben più di un gioco o di un passatempo. Da bambina immaginavo di scrivere lettere interminabili rivolgendomi a qualcuno che, tra una quantità di tempo indefinita – mesi, anni, secoli – avrebbe trovato le mie storie una volta conclusa l'apocalisse, una volta distrutta la mia casa ed arsa al suolo la città.
Prima o poi sarebbe sicuramente avvenuto: qualcosa avrebbe portato via tutto, un terremoto, un nubifragio. Io sarei scappata, costretta ad emigrare da sola in luoghi sconosciuti, e di quel tutto sarebbero rimasti solo un paio di fogli che seppur scritti da una mano inesperta avrebbero contenuto emozioni così forti, immaginavo, da costituire la forza edificatrice di un nuovo universo, con memorie che portano a credere ancora nel mondo e nel destino.
Ogni volta che pioveva forte e ogni volta che la terra tremava io ero contenta. Con le catastrofi, gli strati della mia vita avevano la possibilità di essere spazzati via da un momento all'altro conservando di me solo i più vividi ricordi scritti. Forse desideravo restasse qualcosa di tangibile della mia vita perché sapevo che crescendo tutto ciò che ero sarebbe scomparso lentamente, quindi perché non dissolvermi subito, tutto d'un colpo?
Scrivendo mantenevo le redini del destino, che libero a briglia sciolta avrebbe avuto il potere dell'inaspettato. Era tra le mie mani l'onnipotenza della creazione: anticipare i colpi di scena, la tristezza, le emozioni, gli epiloghi usuali e quelli più insoliti. Recitare ed essere regista di sé.
A volte covavo la segreta speranza che succedesse qualcosa di tragico, di memorabile, persino doloroso, soltanto per il gusto di poterlo tramandare. Ho fatto cose che nella vita vera non avrebbero posto solamente perché sentivo necessario romanzare ogni momento, anche quelli più mondani e banali. Provavo così il gusto di intrattenere un pubblico immaginario con una performance di tutto punto, non già inventando una vita non mia, ma interpretandola in prima persona.Era vivo in me, e lo è sempre stato, quel misterioso potere di drammatizzare ogni accadimento dell'esistenza in modo da renderla dolce e amara, piena, credevo, persino agli occhi di Dio.
In verità, per anni sono stata chiusa dentro le mie pagine imperiture come in una gabbia di carta, nella convinzione che almeno lì avrei trovato delle risposte. Le risposte però continuavano a non arrivare, e se arrivavano era solo per contraddirsi tra loro; ad ogni nuovo avvenimento si riscrivevano le leggi della storia, si stabilivano nuovi finali.
Vivere dentro la carta scritta ammirandone le mura dense di parole era sicuro e confortevole. Ma solo quando ho smesso di raccontare ho saputo iniziare a costruire una vita diversa, creata dalle stesse mani che un tempo avrebbero solo potuto inventarla.Ora non ho più motivo di scappare.
Ho ricominciato a sfogliare i miei diari d'infanzia, dedicati a quel voi impersonale che un giorno avrebbe compreso e accolto le mie inezie dai toni arguti, provocatori e a volte lamentosi.
Ho scelto di tendere la mano alla bambina che emerge dalle pagine, permettendole di aiutarmi un'ultima volta così come fino ad ora mi ha guidata sapientemente raccontando per me la sceneggiatura di questo grande teatro.Quella bambina è qui presente – forse, non se n'è mai andata –.
Le strade del paese cambiano, mutano forma negli anni, ma lei le percorre ancora con passo lento e silenzioso.
La piazza si è svuotata con il passare delle stagioni.
Il cane bianco è morto.
Non crescono più fiori nelle aiuole.La bambina si gira verso di me. Mi sorride divertita, pronta a riportarmi alla prima origine delle cose.
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Ecco la parte introduttiva del nuovo romanzo che sto scrivendo! Spero vi piaccia <3
E' un progetto a cui tengo molto e spero di poterlo pubblicare una volta finito, ci terrei tantissimo ad avere vostre opinioni!!
aiko-
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Non ci sono fiori nel deserto - Parte I: Il castello di sabbia
Fiction générale"Con il senno di poi ho pensato più volte che sarebbe bello potersi sedere, per qualche istante, accanto a quella bambina. Vorrei giocare con lei, dirle di restare così com'è sempre comunque e che tutto ciò che cercherà di stravolgerla non dovrà ma...