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All'età di sei anni ho dato il mio primo bacio.

La nonna era sempre stata convinta che avessi una maggiore propensione verso il genere maschile rispetto alle altre bambine. Fin da piccolissima - potevo avere qualche mese, al massimo un anno, mi portavano in giro sul passeggino e non parlavo ancora -, quando mi accompagnava al mercato coperto il lunedì mattina sosteneva che facessi gli occhi dolci al pescivendolo.

Non appena conoscevo un bambino con cui mi trovassi particolarmente bene a giocare partivano una sorta di allusioni. «Insomma ti sei fatta lo sposo!», «Guarda, cume siete bill, datevi un bacetto». La nonna ora si giustifica dicendo che io, fin dentro l'anima, ero un'inguaribile romantica già in tenera età che amava ancor prima di sapere cosa fosse l'amore. Del resto, mi spiega, come poteva essere altrimenti? Sei cresciuta senza un padre, andavi ricercando nella figura maschile un qualcosa che non hai avuto, ti legavi a uomini adulti, ragazzi, bambini indiscriminatamente se solo si mostravano un po' gentili con te.

Io non ci credo. Tutte le supposizioni sui miei conflitti interiori ora suonano false e pretenziose, come se fossero state fabbricate su misura per dare una spiegazione al modello che mi veniva in realtà impartito giorno dopo giorno.
Nei miei primi anni di vita un papà non sapevo nemmeno cosa fosse. Lo immaginavo come una versione più giovane di un nonno, meno rugoso, forse. Ma, poiché un nonno io l'avevo già, di quell'altro potevo benissimo fare a meno. Anni dopo, iniziai a credere che un papà si potesse comprare. Come un cane o un gatto, come un giocattolo, dicevo a mia mamma di volerne uno per Natale. Era bello poter credere di non averne bisogno e che anzi, qualora fosse stato necessario, avrei potuto andare io stessa al supermercato con lei e scegliere il modello che più mi piaceva.

Della figura maschile non avevo piena coscienza. In fondo, cos'era l'essere maschio se non il possesso di un organo diverso da quello femminile? Perché avrei dovuto provare l'istinto di sentirmi vicina a qualsiasi rappresentante del sesso opposto? Ripensandoci forse fu proprio la nonna, insegnandomi ad innamorarmi perdutamente e senza ritegno, fu lei che forse non aveva mai amato davvero ad avviarmi a sentimenti che ancora non comprendevo.

Da quel primo interesse verso il pescivendolo, che non aveva idea naturalmente di cosa stesse succedendo, la nonna incoraggiò tutti i miei successivi amori. I parenti mi raccontano spesso divertiti la storia di quando a tre anni mi invaghii di Nicola Cocci che faceva parte della comitiva di mia zia. La mia cotta, naturalmente e per fortuna non corrisposta, non durò a lungo e lui andava per i venticinque quando una sera d'estate passeggiando per la villa comunale io e la zia lo incontrammo con la sua ragazza. Nicola aveva l'amante, tutta Atri ne era al corrente. Con un tono serio e ponderato da adulta, non appena lo incontrai gli dissi: «Mi dispiace ma ti devo dire una cosa. Non mi piaci più tu, ora mi sono innamorata di un altro». Greta, la fidanzata, scoppiò a ridere ed elogiò la mia sincerità, affermando allusivamente che qualcun altro avrebbe dovuto prendere esempio.

Poco tempo dopo, si lasciarono.

Negli anni successivi continuai ad interessarmi a numerosi bambini della mia età (e non). Ero solo all'asilo e tuttavia avevo smesso di essere così schietta. Iniziavo a prendere atto di come a nessuno importasse sul serio sapere a chi fossero rivolte le mie attenzioni, e di conseguenza importava poco pure a me. L'uomo aveva qualcosa che io dovevo ricercare, che mi colpiva e affascinava continuamente. Ciò che contava era provare qualcosa, mostrare sentimenti che dagli adulti erano ritenuti speciali e necessari. Non ritenevo di dover essere fedele a nessuna delle mie fiamme in particolare, così quando di comune accordo io e Alessio, il nipote della vicina di casa Costanza nonché migliore amica della nonna, ci fidanzammo, non persi occasione di mostrare simpatia anche per molti degli altri miei compagni di classe durante tutto il corso della nostra infantile relazione.

Non ci sono fiori nel deserto - Parte I: Il castello di sabbiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora