Silanna cominciava a domandarsi se la conversazione notturna con Galanár non fosse stata solo un sogno. Lui era sparito per giorni e lei non aveva la possibilità di aggirarsi a proprio piacimento tra le mura di quel castello, dove l'ostilità tra gli ospiti era sempre più palpabile.
L'attesa era una delle pratiche che aveva imparato a Valkáno, ma non rientrava tra le sue attività preferite. Così quella sera, quando il velo blu del cielo si era fatto abbastanza fitto da nascondere i segreti, decise di cercarlo.
La fortuna le fu amica, o forse Galanár aveva deciso di farsi trovare, perché lo scovò sulle mura esterne, poco distante dal luogo in cui avevano parlato l'ultima volta. Sedeva per terra, con la schiena appoggiata alla parete di pietra, ed evidentemente non lo interessava il pensiero di imbrattare la camicia che stava indossando. D'altronde era assai probabile, ragionò l'elfa, che ne possedesse un numero irragionevole e perfino superfluo.
Una gamba era piegata a fare da leggio e sorreggeva un volume poggiato sull'addome. Al suo fianco, un candeliere reggeva un grosso cero che gli illuminava le pagine. La fiamma danzava tra le increspature della carta e le ciocche dei suoi capelli sciolti. Era un'immagine distante ed estranea a quella che il principe proiettava di sé ogni giorno: in quell'atteggiamento, Galanár sembrava innocuo.
"I passatempi delle nostri corti devono sembrarvi parecchio monotoni, se preferite trascorrere la setata in questo modo", osservò Silanna con tono lieve.
Il principe sollevò le iridi azzurre dal libro e la luce della candela li fece guizzare di un vivo bagliore.
"A essere sincero, leggere mi annoia molto, ma qualcuno mi ha detto che questo sforzo era necessario se volevo essere amato".
"Una donna senza dubbio".
Galanár sorrise e la invitò a fargli compagnia con un gesto della mano. L'elfa raccolse le vesti e si rannicchiò vicino a lui. Da quella breve distanza, poté avvicinarsi per vedere il titolo del volume che stringeva tra le mani.
"Yénonótië Eldaiva", pronunciò a fior di labbra. "Le cronache degli Elfi".
Sollevò le ciglia stupita e delusa al contempo, e si ritrasse.
"Una lettura elementare", commentò. "Inadeguata per chi sostiene di essere stato istruito dal maestro Quenthar. Mi avete mentito, l'altra notte?".
Le labbra di Galanár si piegarono in una smorfia ironica e chiuse il libro con un colpo secco.
"Tre sono le fasi del tempo", iniziò a recitare alla perfezione, senza mai staccare gli occhi da Silanna. "Tre sono gli elementi che compongono gli esseri senzienti. Tre sono gli Antichi Dei. Vertici di una forma stabile e perfetta, gli Eterni che tutto sanno abitavano lo spazio quando Amilendor giaceva ancora silenziosa e vuota. Amaurëa, la maggiore tra gli Immortali, l'amò da subito e la desiderò come propria dimora, così disse ai suoi fratelli..."
Si interruppe e rimase in attesa, mentre si godeva la sorpresa di lei e, insieme, il suo imbarazzo per aver dubitato.
"Dividiamo lo spazio tra di noi", completò l'elfa con un filo di voce, "affinché ognuno sia libero di plasmare la materia secondo il proprio desiderio... Perché vi interessa questo libro, se lo conoscete a memoria?"
Il principe distolse lo sguardo e la linea che disegnava la sua bocca perse la sua grazia.
"Perché questo libro", enfatizzò battendo i polpastrelli sulla copertina robusta, "è scritto in maniera diversa".
Silanna scosse il capo come se lui avesse pronunciato una bestemmia.
"Questo libro non può essere scritto in maniera diversa, perché è l'origine di ogni altra storia. Chiedetevi piuttosto se non sia la vostra copia a essere stata tradotta in maniera errata".
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Il figlio dell'Idra (Arthalion's Chronicles #1)
Fantasy"Figlio mio, leggende e profezie servono a ricordarci l'origine e il senso della nostra vita. Rammenti il nome con cui vieni chiamato nelle storie e nelle ballate?". "Il Figlio dell'Idra, il Principe del Sogno". "Sì, è così. Non dimenticare che, nel...