06. LEMURES

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Il principe di Arthalion avrebbe sentito la sua presenza in ogni istante. Avrebbe avvertito il suo tocco guaritore anche sul minimo graffio. Nessuna ferita sarebbe mai stata mortalmente grave grazie ai suoi ripetuti incantesimi, che si rafforzavano ogni volta che li recitava nuovamente. Silanna stava dando fondo a tutte le sue energie e a tutte le sue conoscenze, ma continuava a ripetere a se stessa che quello sforzo era necessario se voleva ottenere qualcosa. Era così vicina alla prima linea che i cavalli recalcitranti sembravano venirle addosso. Avrebbe dovuto indietreggiare e mettersi in salvo, ma non lo fece. Era decisa a rischiare. Restò immobile, con le palpebre serrate per non lasciarsi distrarre dall'orrore. Mentre gli uomini le cadevano accanto, schizzandola di fango e sangue, cercava con mano nervosa le sue Rune, le cui scritte arcane brillavano al tocco delle sue dita.

I fanti erano ingaggiati in un feroce corpo a corpo. Lo scontro si era fatto frenetico e tutto quell'ordine che Galanár aveva imposto con tanta cura ai propri reparti sembrava essere stato spazzato via dalla foga dell'azione. Le armi si intrecciavano sotto la luce argentea della luna, che era tornata a splendere dopo la breve tregua invocata da Silanna, e l'intera spianata era terreno di molteplici duelli.

I cavalieri caricavano con le lance i nemici ma, una volta disarcionati, erano costretti a difendersi con la spada dalle asce affilate dei guerrieri Troll. Gli incantatori, stretti al centro dell'esercito, creavano barriere di fuoco e, al contempo, tentavano di contrastare le magie naturali degli sciamani, che colpivano i soldati del principe più letali di qualsiasi altra arma. Renderli inoffensivi con un incantesimo o con una freccia ben scoccata non era un compito facile: si nascondevano abilmente tra quelle rocce che conoscevano bene e continuavano a lanciare i loro sortilegi senza tregua. Così gli uomini perivano, immobilizzati da radici che crescevano a dismisura sotto i loro piedi o inghiottiti dalle rocce che si aprivano di colpo per richiudersi sulle urla degli sfortunati. I pochi guaritori al seguito delle truppe facevano del loro meglio per strappare i feriti alla morte, ma erano del tutto inermi di fronte alla manipolazione arcana della natura.

A dispetto di quelle minacce e di tutto quel dolore, Galanár si sentiva leggero. Si era abbandonato ebbro alla battaglia, perché aveva compreso che qualcuno stava vegliando su di lui. Combatteva sicuro di poter rischiare, giostrando Ariendil con agilità e misura, e restava saldo sul suo destriero, senza più sorprendersi della delicata luce dorata che talvolta appariva a circondarlo in un abbraccio ristoratore.

 Combatteva sicuro di poter rischiare, giostrando Ariendil con agilità e misura, e restava saldo sul suo destriero, senza più sorprendersi della delicata luce dorata che talvolta appariva a circondarlo in un abbraccio ristoratore

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Silanna era stremata. Nonostante il suo addestramento, rinnovare con tanta frequenza uno scudo protettivo si stava rivelando una fatica superiore alle sue forze. Si concentrò per l'ennesima volta, cercando di non perdere di vista l'elmo lucente di Galanár, che si impennava con violenza assieme al suo cavallo ogni volta che il principe calava la spada sopra la testa di qualche nemico. D'un tratto, però, qualcosa mutò in quella scena, e in maniera del tutto inattesa. Le parole che stava recitando con foga le morirono sulle labbra per la sorpresa: lo scudo magico che aveva tessuto attorno a lui non era stato più intaccato e non occorreva rinnovarlo.

Il figlio dell'Idra (Arthalion's Chronicles #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora