Era una guaritrice. Era un Daimonmaster. Era stata definita in molti modi, ma di certo non poteva essere la fanciulla che vedeva riflessa nell'argento.
La seta, color avorio, era la più preziosa che si fosse vista in Arthalion e i ricami che decoravano il bordo erano mirabili. Una cinta con tre fili d'oro adornava la veste. Il taglio, però, era parecchio inusuale: il tessuto, drappeggiato intorno al corpo, era fissato su una spalla.
Prima di passarlo attraverso la stoffa, Silanna ne osservò il fermaglio che avrebbe dovuto, da solo, sostenere quel capolavoro di stoffa: l'idra di Arthalion si curvava sinuosa, scolpita nell'argento più puro. Una delle zampe ungolate era sollevata e reggeva una fiamma. Era l'insegna personale di Galanár.
Sospirò e l'affibbiò con cura, cercando di non pensare al turbamento che l'aveva assalita: quei doni sembravano un anticipo su un conto che prima o poi avrebbe dovuto pagare, e quel fermaglio aveva tutto l'aspetto di un marchio di appartenenza.
Lei non era mai stata proprietà di nessuno e lui intendeva mettere un sigillo sul suo corpo? E quanti altri sigilli erano stati posti su entrambi da quando erano giunti a corte?
La vita che conducevano a Formenos o nei giorni di marcia era per loro l'unico modo per stare insieme, ma non era reale. Sul campo, Galanár era il generale, l'eroe. I suoi uomini lo amavano e accettavano senza condizioni qualsiasi sua decisione, persino la più bizzarra. A corte, però, era l'erede di Arthalion, il futuro reggente della Lega, le cui scelte erano soggette a innumerevoli influenze esterne, che a lui piacesse o meno.
Silanna chiuse gli occhi. Pur senza chiederlo apertamente, aveva preteso dal principe una presa di posizione nei suoi riguardi. Si era comportata, in definitiva, come qualsiasi altra donna e forse lui stava solo provando a far fronte alla sua richiesta, nei limiti che gli erano concessi.
Cercò con lo sguardo il fermaglio d'argento che risaltava sulla seta: in fondo, per raggiungere i suoi scopi, doveva accettare qualche compromesso. Che importanza aveva se, per una notte soltanto, si fosse mostrata a tutti come lui desiderava? Docile, bellissima e di sua proprietà.
Se fosse stato necessario a renderla regina, lo avrebbe fatto.
I valletti impiegarono un'ora per accendere le candele e sollevare i candelieri sopra le tavole. Il maestro delle cerimonie aveva ordinato stoviglie di oro sbalzato e i cacciatori avevano portato la migliore selvaggina. Il principe Galanár aveva indetto un banchetto per celebrare l'investitura dei fratelli.
In realtà, quella cena rispondeva a un'urgenza ben diversa: doveva rafforzare il patto di alleanza con gli Arconti, dal momento che, di lì a poco, avrebbe dovuto chiedere loro un nuovo tributo di sangue.
La presenza di Silanna non era stata pianificata: semplicemente non era riuscito a rinunciare a lei. Era stata senza dubbio una debolezza ma, dal momento che non conosceva mezze misure, aveva deciso che era meglio sfoggiarla invece che nasconderla. Il cerimoniale di corte prevedeva che al suo fianco sedessero gli Arconti in ordine di anzianità, quindi dispose per lei il seggio di fronte, tra i due principi gemelli, come andava fatto per un ospite d'eccezione.
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Il figlio dell'Idra (Arthalion's Chronicles #1)
Fantasy"Figlio mio, leggende e profezie servono a ricordarci l'origine e il senso della nostra vita. Rammenti il nome con cui vieni chiamato nelle storie e nelle ballate?" "Il Figlio dell'Idra, il Principe del Sogno". "Sì, è così. Non dimenticare che, nell...