EXTRA: Le Cronache degli Elfi

22 3 0
                                    

Le Cronache degli Elfi è il libro che Galanár prende dalla biblioteca di Laurëgil e legge insieme a Silanna nel capitolo 18, Sicuti caelum deis...

Non mi serviva scriverlo davvero, visto che si tratta un libro interno alla storia e che ci viene sommariamente raccontato dai due protagonisti. Un po' per gioco, un po' perché sentivo il bisogno di gettare realmente le basi di Amilendor, alla fine l'ho scritto davvero. Ne è venuta fuori una piccola cosmogonia. Ho pensato di lasciarla qui come curiosità legata alla mia storia, anche se è un po' lunga e scritta volutamente con un linguaggio arcaico ed enfatico (sorry!).

Se siete curiosi di scoprire come il mondo ha avuto origine, andate pure avanti... buona lettura!


YÉNONÓTIË ELDAIVA

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

YÉNONÓTIË ELDAIVA


Delle origini del mondo e della creazione dei sacri Daimon

Tre sono le fasi del tempo.

Tre sono gli elementi che compongono gli esseri senzienti.

Tre sono gli Antichi Dei.

Vertici di una forma stabile e perfetta, gli Eterni che tutto sanno abitavano lo spazio quando Amilendor giaceva ancora silenziosa e vuota.

Amaurëa la Lucente, la maggiore e la più dotata tra gli Immortali, aveva amato Amilendor al primo sguardo e l'aveva desiderata come propria dimora. Fu lei che sognò lo spazio animato di forme e colori meravigliosi. Al suo risveglio narrò ai fratelli le bellezze che aveva osservato con la sua vista interiore. Arandor il Possente disse allora:

"Dividiamo lo spazio tra di noi, affinché ognuno sia libero di plasmare la materia secondo il proprio desiderio".

Quelle parole furono infauste, poiché generarono una lunga disputa tra quel dio e il suo gemello, Eär l'Inquieto per il possesso degli spazi.

Mentre Amaurëa tornava ad affondare nel sogno, nella speranza che nuove e più ampie visioni giungessero a lei, i due fratelli iniziarono a combattere, inseguendosi nelle volte senza tempo, senza giorno né notte, dove sole e luna regnavano insieme. Stremati infine da quella lotta che non avrebbe mai visto un vincitore, i due giunsero a un accordo: Arandor avrebbe preso le terre emerse ed Eär quelle che riposavano sotto le acque. Amaurëa, svegliata dal suo sonno, benedisse quella scelta e tenne per sé ciò che gli altri avevano lasciato: lo spazio sopra le terre e le acque.

Così fu stabilito nella notte dei tempi: di Amaurëa è il cielo e tutte le sue creature, di Arandor la terra e quanto essa contiene, di Eär sono le acque e i suoi fondali.

E gli Antichi plasmarono i loro regni. Per farlo, ognuno di loro diede vita a uno spirito, per avere soccorso nella sua opera. Amaurëa generò Vilya, colei che non può essere contenuta. Arandor modellò Nór, colui che muovendo gli altri è esso stesso immobile. Eär diede vita a Nén, colei che possiede la forma di chi la contiene. Quindi, unendo le loro forze, e di comune accordo, gli Antichi forgiarono Nár, l'Imparziale, affinché potesse illuminare e, al contempo, tenere a bada il potere degli altri tre spiriti con la sua forza distruttiva.

Il figlio dell'Idra (Arthalion's Chronicles #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora