3. Forza

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"Buongiorno, Anne.
Ieri mi sono completamente dimenticato di avvisarti sulla possibilità di utilizzare la palestra del Campus. So che non ami quella pubblica per motivi che noi già sappiamo, per questo ho lasciato la tua tessera per accedere senza problemi, a Barnes.
Se vorrai, cosa che ho preso in buona considerazione, potrà esserti direttamente utile lui nell'allenamento.
Si è reso disponibile senza alcun problema."

Il messaggio di testo che stava trasmettendo il suo Apple Watch, da parte di suo zio, la lasciò confusa ma felice per ben due motivazioni.
La prima era che aveva aspettato settimane prima di poter utilizzare finalmente quella palestra. Odiava quelle pubbliche.
La seconda era il solo pensiero di doversi far aiutare dalla sua guardia del corpo per allenarsi.
Inutile dire che avrebbe fatto da sola.

Uscì dalla propria camera da letto, intenta a raccogliere i propri capelli in uno chignon alto.
Il corpo avvolto dall'accappatoio, appena uscita da una doccia rinfrescante.
A New York le temperature si erano alzate di molto, in quei giorni. Consapevole che fosse arrivata quella stagione dell'anno che lei non amava particolarmente.
Si bloccò nei suoi stessi passi quando incrociò lo sguardo dell'ultima persona che si aspettava di trovare a casa sua.

"Ti do dieci cazzo di secondi per dirmi come hai fatto ad entrare qui dentro."

Un rumore di chiavi, che oscillavano tra l'indice e il medio dell'uomo, catturò lo sguardo della giovane, prima di riportarlo scioccata su di lui.
Bucky non fece assolutamente nulla per nascondere quel sorriso divertito che adornava le sue labbra carnose, mentre seguiva la traiettoria del suo sguardo.

Cazzo. Era coperta solo da un accappatoio.

"Mio zio non ti ha insegnato cosa significhi il termine privacy?"

"Non hai risposto a nessuna delle mie chiamate. Ho dovuto fare a modo mio."

"Tu non puoi entrare in casa mia."

"A quanto pare, si."

Sgranò gli occhi a quella frase, sentendosi andare il viso a fuoco per il nervoso.
Poi, un'idea le balenò in testa.

"Sei sicuro che mio zio approverebbe se venisse a sapere che sei entrato in casa mia mentre ero completamente nuda?"

"Anne.. tu non sei nuda."

"Ancora per poco."

Si guardarono intensamente, mentre Bucky riportava le chiavi nella tasca dei jeans e si alzava dalla sedia.

"Accogli tutti con uno spogliarello a casa tua?"

"Solo quelli più fortunati."

Rispose con freddezza, tenendo i pugni stretti lungo i fianchi. I suoi occhi caratterizzati dall'eterocromia continuavano a fissare la figura dell'uomo.

"Non mi ritengo fortunato, per oggi."

Cosa?

E lo vide, quello sguardo compiaciuto per essere riuscita a farla stare zitta.
Osservò il suo corpo porre maggiore distanza tra di loro, uscendo dall'appartamento senza più guardarla.
E Annette riprese a respirare.

Come diavolo si permetteva?

——

Era sicuramente passata una mezzora.
Annette si era preparata in 10 minuti ma, apposta, aveva fatto attendere Barnes più del dovuto.
Così, coperta da un paio di leggings neri a vita alta e un top del medesimo colore, uscì finalmente dal portone del condominio.

Si guardò attorno, gli occhiali che l'aiutavano a sopportare il sole.
Non ci mise molto a trovare la figura dell'uomo, appoggiata alla portiera di un suv nero.
Di fronte a lui, una ragazza della quale poteva vedere solo la schiena.
I capelli rosso fuoco venivano accarezzati dal leggero vento.
Incuriosita si avvicinò ancora, andando a disturbare una conversazione che non volev far altro che conoscere.

INHUMAN | Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora