5. Sguardi

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Pov. Bucky

Bucky sapeva cosa significasse perdere il controllo, sapeva cosa significasse non avere risposte a delle domande di vitale importanza e ancor di più sapeva cosa significasse il senso di colpa.
Ti gratta l'anima, la mente, non ti lascia via di scampo. Soprattutto se nei sensi di colpa sono ben incisi i numerosi volti delle vittime che hai ucciso.
Sapeva anche che lui non avrebbe mai smesso di sentirsi in colpa, perché era ben consapevole che chi si era sporcato le mani di sangue innocente o non, era lui.
Chi gli aveva fatto il lavaggio del cervello era sempre rimasto dietro le quinte. Gli avevano tolto tutto, tutto ciò che di umano aveva potuto avere.
E adesso, dopo anni, dopo le guerre, dopo il percorso di recupero, di lui cosa era rimasto?
Ben poco. Che lo sapesse o che cercasse di auto convincersi di ciò aveva poca importanza. Perché Bucky era certo che niente avrebbe scalfito quel muro tirato su con urgenza dove dietro nascondeva il suo passato. Dove dietro nascondeva la sua vera essenza.
Quindi, non se ne preoccupava. Non l'aveva fatto in Wakanda, non l'avrebbe fatto ora.
Tanto, sapeva di avere il controllo di se stesso - giusto?



"Novità?"

Una voce interruppe il percorso dei suoi pensieri che lo avevano tenuto lontano dalla realtà da una buona mezz'ora.
La voce di Steve.
Sorrise appena, mentre allontanava lo sguardo da quell'aggeggio infernale chiamatosi telefono dove compariva ben illuminato un messaggio.
Un messaggio che avrebbe volutamente ignorato.

"Sono in biblioteca. Non venire qui. Posso stare senza la tua insopportabile presenza mentre studio. Grazie."

"Posso lasciare a te il compito della nipote di Stark?"

E lo disse con uno sguardo sofferente ma ironico.
E questo fece ridere Steve, perché lui sapeva quanto la giovane avrebbe messo a dura prova la pazienza di Bucky.

"Non mi dire che ti ha già messo al tappeto."

E scosse la testa, divertito, mentre spegneva lo schermo del cellulare e si alzava dal divanetto della sala da pranzo della Torre.

"Tralasciando ieri... non direi."

E ci fu un istante di silenzio, in cui sembrò proprio che Steve si ricordò d'un tratto il perché fosse lì.

"A proposito di ieri... Wanda è arrivata. E sta andando in escandescenza. Penso che tu debba venire ad ascoltare cosa ha da dire."

"E Annette?"

"Tony sa che è nella biblioteca in un campus qui vicino. La tiene d'occhio lui per qualche ora, il tempo che tu parli con Wanda."

Rimase in silenzio, con un espressione confusa e piena di interrogativi che, scelse di tenersi per se.

Seguì così il corpo di Steve, prendendo un ascensore che li avrebbe portati all'ultimo piano; l'ufficio di Tony.
E quando si aprirono le porte, la situazione gli rese ben chiaro quanto fossero accesi i toni in quella conversazione.
E se gli altri perdevano le staffe lui doveva essere quello che restava calmo.
Parecchio calmo.

"Non posso credere al fatto che hai permesso di metterla al corrente di così poco, Tony. Lei ha diritto di sapere ogni cosa!"

Bucky restò semplicemente vicino a Steve, le braccia incrociate al torace e lo sguardo attento. Avrebbe semplicemente ascoltato, così come era intenzionato a fare Steve stesso.

"Non posso, non ora. E' troppo presto e loro la stanno cercando. Sbloccarle quelle ... capacità, permetterebbe loro di trovarla e non è quello che voglio, in alcun modo. Ecco perché.. ho chiesto a Bucky di proteggerla."

INHUMAN | Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora