11. Scarlatto

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—— Annette ——

Dentro di sé lo doveva sapere che una volta chiusi gli occhi le emozioni negative avrebbero preso il sopravvento. Eppure addormentarsi era stato piuttosto semplice, nonostante avesse pensato il contrario.

Era stanca mentalmente, esausta.
Ecco perché in quel letto sconosciuto, sentirsi sola e ovviamente in pericolo l'aveva fatta cadere in un sonno disperato.
Un sonno che presto le avrebbe dato visioni orribili.
Qualcosa a cui lei era ormai abituata da anni, dove gli incubi la trovavano ogni notte, travolgendola e lasciandola poi da sola immersa nel buio senza respiro.

E come tutte le altre volte, questa era la medesima nella quale essi si presentavano.

Da che aveva memoria, i suoi sogni erano sempre molto simili tra di loro.
Le lasciavano un senso di inquietudine addosso che con fatica la lasciava andare.
E quei sogni li aveva sempre custoditi dentro di sé, mai raccontati a nessuno nonostante il dolore che le provocavano.

Sognava di distruzione e di morte.
Sognava di stringere una mano impregnata di sangue.
Sognava il dolore di una perdita, quella che ti frantuma l'anima e non ti lascia più vivere, quella che continua a farsi presente e che non ti lascia più scampo.

Lei sapeva dentro di sé che sognava il dolore straziante che aveva provato da piccola con la perdita dei suoi genitori. Non aveva certezze, erano solo sensazioni le sue.
Perché lei di ricordi non ne aveva.
Il suo cervello aveva ben pensato di prendere tutti quei traumatici eventi e di cancellarli dalla sua memoria.
Eppure quei sogni, ogni notte, puntualissimi, si presentavano. Come a ricordarle che quel qualcosa di orribile che era successo in passato, non l'avrebbe mai lasciata andare veramente.
E neppure la sua mente che tanto aveva cercato di proteggerla avrebbe potuto fare qualcosa quando i ricordi sarebbero venuti a galla.

Quella notte tutto era diverso.
Il terrore che la stava strozzando era più forte, perché l'incubo che stava facendo era totalmente diverso dagli altri.
Le sensazioni erano più forti, più terrificanti. La confondevano e il non capire realmente cosa stesse succedendo non preannunciava niente di buono.
Perché nonostante il sonno nel quale era sprofondata, lei si sentiva vigile nell'incubo.
Come un sogno lucido.
Nel quale lei non poteva muoversi, parlare e a malapena respirare.

Vedeva un uomo.
Le sue iridi la stavano fissando con così tanto odio e determinazione che non le davano modo di riflettere.
Non riusciva a scorgere niente di quella persona se non i suoi occhi cerulei che non si lasciavano sfuggire neppure un suo singolo movimento.
Il terrore che sentiva era viscerale, accompagnata da una forte ansia mentre sperimentava una sensazione di impotenza e minaccia. Era così che si sentiva, minacciata. Mentre quello sguardo colmo di ira che la inchiodava sul posto non dava alcun cenno di lasciarla in pace.
Non riusciva a svegliarsi. Era bloccata in uno stato di semi incoscienza.
Poi, una voce, la voce che apparteneva a quella persona dagli occhi così spaventosi, arrivò alle sue orecchie.

"Ты умрешь."

A quella parola, per lei incomprensibile, il suo corpo reagì al posto suo, sovrastata dall'imminente bisogno di fuggire - scappare da un pericolo.

Un dolore viscerale e acuto la trapassò da parte a parte. La gola prese a bruciarle come se le stessero ficcando nella trachea dei tizzoni ardenti.
Una scossa fece tremare il suo corpo che con uno scatto disumano si tirò su a sedere, lasciando successivamente che dalla sua bocca spalancata uscisse un urlo, colmo di paura e di angoscia.
I suoi occhi erano sgranati, in preda all'incredulità nel non riuscire a controllare le emozioni del suo corpo.

INHUMAN | Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora