7. Debole

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Quella mattina il cielo aveva deciso di accogliere un'atmosfera opprimente e pesante. Delle nuvole scure incombevano minacciose nel cielo, avvolgendo l'orizzonte con un velo grigio.
L'aria era carica di elettricità, anticipando l'arrivo di un temporale imminente.

Annette era avvolta da questo odore di pioggia che la fece immediatamente rilassare, lasciando alle spalle quella tensione che aveva sentito sulla pelle per tutta la notte.
Una notte dove non aveva chiuso occhio. Era rimasta sveglia, persa nel ripesare alle parole di suo zio.

"E' necessario per te seguire un percorso di addestramento con Barnes."

E lei doveva sottostare all'ennesima decisione presa, senza che potesse realmente saperne il motivo.
Sapeva poco, quasi niente, ma era riuscita ad arrivare da sola alla ovvia conclusione che la situazione non era tranquilla. E che suo zio voleva proteggerla da qualcosa o meglio qualcuno di cui lei non sapeva assolutamente niente.
Nonostante la sua necessità di sapere non avrebbe insistito con lui, sapendo perfettamente che sarebbero stati tentativi vani quelli di cercare di sapere di più.
Così, si sarebbe dovuta adattare. Sarebbe dovuta arrivare a delle risposte in altri modi.
Ed era inevitabile che chi la potesse aiutare ora l'avrebbe incontrato a breve.

Era circondata dagli alberi, una foresta l'aveva accolta in un terreno umido e cupo. E per un momento, se non avesse avuto ben impressa la strada da seguire nella sua mente, avrebbe avuto il dubbio di essersi persa.
Eppure quella foresta la conosceva, più di quel che le piaceva ammettere.
Perché durante la terapia EMDR era stato così semplice, ad occhi chiusi, realizzare i suoi traumi mentre la sua mente l'aveva portata ad immaginare proprio quel luogo.
Un luogo che la faceva sentire sia al sicuro che esposta.

Stava continuando a percorrere il sentiero battuto, per raggiungere il campo libero dagli alberi ed era certa che mancassero pochi metri.
Guardò l'orologio al polso e si rese conto solo adesso che era in anticipo di mezz'ora.

Non aveva più visto Bucky negli ultimi giorni, da quando l'aveva accompagnata da Tony e portata via dalla biblioteca.
Aveva visto un lato di lui che forse avrebbe volentieri evitato di farle conoscere ma lei, invece che esserne infastidita, si era ritrovata attratta da cotanta sicurezza.
Perché lui emanava sicurezza in ogni gesto, in ogni parola. E lei non aveva fatto altro che apprezzare, un sentimento che tenne ben nascosto.

I suoi passi si arrestarono al suono di un rumore. Un rumore che per quanto debole risultasse a causa della pioggia, lei l'aveva sentito.
Si guardò intorno con circospezione, dando modo ai suoi sensi di acuirsi del tutto.
Rimase ferma, ovviamente, insicura di quanto potesse stare tranquilla nel ritrovarsi da sola in una foresta.

Un altro suono seguì l'ultimo.
E lei si girò di scatto, ponendo lo sguardo attento dietro di sé.
Ma ciò che vide fu solo il buio.
Ciò che sentì invece fu molto; un respiro lento, un profumo già sentito, un corpo contro il suo che con la sovrastava e la teneva bloccata.

Era spaventata.

Non vedeva niente e, solo adesso, si rendeva conto di avere qualcosa di freddo, gelido e duro che le teneva la bocca chiusa.
Cercò di urlare diverse volte, lasciando purtroppo uscire solo dei suoni incomprensibili.
Quella persona che la stava tenendo ferma era forte, decisamente forte. E questo le annebbiò il cervello dalla paura.

"Sei debole."

Quella voce la conosceva.

Bucky.

I suoi mugolii diventarono più forte, mentre ora il suo corpo non più paralizzato dalla paura si muoveva con forza, cercando di liberarsi dalla sua presa.
Lo sentiva ovunque.
Averlo dietro di sé, che circondava il proprio corpo riuscendo a renderla sia cieca che muta, la faceva incazzare.
Ma tutta quella rabbia non la poteva usare, lui era troppo forte e lei non aveva abbastanza forza fisica per farlo allontanare neanche di un millimetro.
Così, rilasso i muscoli, appoggiandosi al corpo dell'uomo, in attesa.
Perché altro non poteva fare.

INHUMAN | Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora