9. Violenza

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James

James aveva tutta l'aria di qualcuno che era fuori posto in quel luogo. Circondato da musica, alcool e giovani ubriachi che non smettevano di infastidirlo.
Non aveva mai avuto né modo né tempo per capire sulla propria pelle quanto gli anni avessero apportato netti cambiamenti alla società odierna, ma adesso poteva dire di aver visto una fetta di quel cambiamento e, la cosa, lo disturbava.
Perché lui era abituato a tutt'altro. Aveva vissuto in altri modi, accompagnato da alcune usanze che davanti ai suoi occhi non esistevano praticamente più.
Si sentiva vecchio? Sì, terribilmente.
Ecco perché quello sguardo serio e annoiato non aveva fatto alcun cenno nel lasciare il suo volto.
Neanche dopo le parole di chi l'aveva accompagnato in quella serata orribile.

"Perché non provi il gin? Sono sicuro che quello non ti farà schifo."

"E' quello che mi hai già ripetuto per gli ultimi 3 drink che ti sei preso, Sam."

"Ma questo è decisamente adatto a te."

E così si era lasciato convincere, non avendo alcuna voglia di rifiutare per l'ennesima volta un drink ed essere poi assillato da un Sam che, indubbiamente, voleva mettere alla prova la sua pazienza.
Peccato ritenesse di averne già poca.

I suoi occhi non si mossero dal suo obbiettivo neanche nel momento in cui si portò lo shottino di gin alle labbra, concentrato nel lavoro che aveva da svolgere.

Era dannatamente buono.

"Buck, la stai fulminando con lo sguardo."

"Tutto pensavo di lei, tutto, tranne che mi avrebbe costretto ad andare ad una cazzo di festa."

"E' giovane, tutti i giovani vanno alle feste."

"E io sono la guardia del corpo che deve subire, giusto?"

"Sei astuto, Barnes, complimenti."

Possibile che si fosse distratto così tanto da non notare quanto lei si fosse avvicinata?
Dannazione. Ma tra tutte le punizioni che poteva ricevere, poteva esserci qualcosa di peggiore di dover stare dietro ad una giovane bella quanto insopportabile?

Perché si, lo era.
Dannatamente bella quanto insopportabile.

E questo era stato chiaro per lui sin dal primo istante in cui l'aveva vista. Con quell'espressione contrariata e quegli occhi affascinanti che ti scrutano dentro l'anima.
Quegli stessi occhi, colpiti dall'eterocromia, che adesso lo stavano fissando divertiti dopo le parole pronunciate.
E lui non disse niente, perché continuava a ripetere dentro di sé che era meglio così.
Peccato che stava continuando a fissarla, in quel maledetto vestito color smeraldo che lasciava poco all'immaginazione ad ogni uomo presente in quel locale.

Compreso lui.

E si sarebbe dato un pugno in faccia da solo, quando si dimenticava che chi stava guardando in quel modo non era una ragazza qualsiasi, ma la nipote di Tony Stark.

Meno male che aveva un angelo custode che l'aveva accompagnato quella sera, che stava prontamente interrompendo quel momento.
Perché fosse stato per lui, avrebbe passato minuti interminabili ad osservare tutto di lei.

"Anne, ti vorrei ricordare che c'è un coprifuoco-"

Sam si portò la mano al torace, in un espressione sorridente ma dispiaciuta al tempo stesso.

"Per cui, calcola una mezz'ora di libertà."

La vide rivolgere lo sguardo al suo amico, mentre lui faceva un respiro profondo e distoglieva anch'esso lo sguardo da lei.
Sicuro del fatto che piuttosto che tornare a fissarla, per il bene della sua sanità mentale e del suo rapporto con Tony Stark, già difficile, avrebbe puntato le luci accecanti della discoteca.
Così forse avrebbe smesso.
Così forse non si sarebbe più distratto da quell'eterocromia perfetta.

INHUMAN | Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora