Da quando sono andata via da casa ho iniziato a pensare che nella vita per stare bene bastasse bastarsi.
Che non fosse necessario la presenza di altre persone per sentirsi completi.
Infondo, tutti possono ferirti, persino chi ti ha messo al mondo, quindi..che senso ha circondarsi di gente che presto o tardi potrebbe farti del male?
In effetti nessuno.
Guardandomi intorno noto con poco piacere che la gente di questo quartiere è sempre la stessa, pochi di loro hanno lasciato la periferia, pochi di loro hanno desiderato lasciare le loro radici.
Io le mie radici le avrei lasciate anche prima, ma non è stato possibile, purtroppo.
Non è cambiato niente.
In questi sette lunghi anni in cui ho vissuto a Liverpool, dai miei zii, qui non è cambiato nulla.
Cammino tra le persone e sembra quasi che quella strana sia io.
Pochi metri mi separano dalla mia destinazione, sicuramente non un posto in cui avrei voluto tornare, ma recentemente mia zia mi ha informato che mia madre sta molto male, quindi ora eccomi qui.
Svolto l'angolo e la vista di quel portone giallo ocra decisamente brutto da vedere mi fa chiudere lo stomaco.
Odio questo posto.
In me riaffiorano solo brutti ricordi quando lo vedo, quando ci penso.
Qui non c'è mai stato un ricordo felice, mai.
O forse sì, ma niente a che vedere con la mia famiglia, assolutamente no.
A ventiquattro anni e non più bambina, mi accingo a varcare la soglia di quel portone.
La puzza di vecchio investe le mie narici all'istante.
-Che schifo..- sussurro.
Salgo le scale con riluttanza mentre alcune urla dal secondo piano mi fanno capire che si, i Murff vivono ancora qui.
Come pensavo, la gente che vive qui è sempre la stessa.
Il primo piano del palazzo ha quadro appartamenti..
Il corridoio non è molto lungo, ma decisamente soffocante.
3-B.
Guardo la porta dei Loyer, non sento le urla di Kelly che intima i suoi fratelli Axel e Theo di non far casino. Non sento nemmeno le urla del signor Loyer contro sua moglie Dorothy, ne il suono degli schiaffi che delle volte mi capitava di sentire.
Erano suoni familiari, perché quegli schiaffi avevano lo stesso suono di quelli che mio padre Peter, dava a mia madre Carolyn.
4-B.
Lane-Flames
Sorrido.
Dovrebbe decidersi a togliere quel cognome da lì..
Lane, il mio cognome o meglio quello di mio padre, quello dell'uomo che non ha mai mostrato un minimo di affetto nei miei confronti o in quelli della donna che aveva sposato.
Potrei cambiarlo, ma ormai ci ho fatto l'abitudine.
Suono il campanello mentre sistemo alcune ciocche bionde incastrate sotto la spallina della borsa.
Il click della serratura e l'odore di lavanda.
Carolyn Flames.
Ho come l'impressione di star guardano lo specchio.
Siamo molto simili, quasi uguali oserei dire.
Il suo sguardo si illumina e il suo sorriso ha una luce tutta nuova.
-Isabell..sei tu..sei davvero tu?-
-Ciao mamma.-
-Che fai lì sulla porta!? Entra! Su forza!-
Entro dentro quella che un tempo era la casa in cui vivevo.
L'unica differenza che noto é l'assenza di Peter e la puzza di alcol.
-Come stai? Oh cielo, sei proprio cresciuta! Ho visto delle foto che mi ha mandato la zia, ma dal vivo..-
-Sto bene. Tu, so che non stai benissimo.-
Il sorriso le muore sulle labbra.
-L'hai saputo..-
-Dovresti curarti.-
-Lo faccio.-
-Ah si? Con quali soldi?-
-Isa..-
-Con quali soldi mamma?-
-Esco con un uomo..-
-Certo..esci con un uomo e lui ti paga le visite e le medicine? Wow, davvero un eroe.-
-Isa..credo di meritarmi un'altra occasione non pensi? Sono stata una madre pessima, lo so, ma io non sapevo cosa..fare, come cambiare le cose..-
-Non sapevi come cambiare le cose? Avresti potuto iniziare sbarazzandoti prima di quell'idiota di mio padre. Avresti potuto farlo prima che iniziassero le botte, prima che..- chiudo gli occhi e mi porto i capelli all'indietro..
-Lo so..avrei dovuto farlo molto tempo fa, ma lui..-
-Era troppo forte e lo amavi. Lo so, te l'ho sentito dire fino alla nausea.-
Mi siedo in cucina e lei fa lo stesso.
-Isabell sono cambiata, non bevo più, non c'è più quella presenza negativa nella mia vita, io..ho cambiato le cose..-
-Peccato che tu non l'abbia fatto al momento giusto.-
-Non è mai troppo tardi..Isabell..mi dispiace te lo giuro..-
Davanti alla mia indifferenza tenta di prendermi la mano poggiata sul tavolo, mi scanso. -Tesoro..ti prego..dammi modo di rimediare ai miei errori del passato. Non escludermi dalla tua vita..sono sette anni che non ti fai ne vedere né sentire..mi sei mancata..possiamo ricominciare..noi due insieme..-
Le sue suppliche mi danno sui nervi..
-Come puoi chiedermi una cosa così?? Sai perché me ne sono andata! Ho sopportato le botte! Le urla! Il rumore dei vetri rotti! Le brutte parole!Ma quelle no! Le mani addosso no! Le sue mani addosso NO!!- urlo. -E tu..non l'hai fermato..non l'hai fatto..ed io non te lo perdonerò mai..-
-Non potevo fermarlo..-
-Avresti potuto chiamare la polizia..chiedere aiuto, ma hai lasciato che andasse avanti, hai lasciato che le sue mani toccassero il mio corpo ancora acerbo, che le sue sudice dita violassero il mio corpo..che facesse a me, ciò che aveva sempre fatto a te..ed io ti odio per questo e mi odio per non essere stata abbastanza forte.-
-Siamo state le sue vittime Isabell, entrambe..lo sei stata tu, lo sono stata io...scusami..non sono stata abbastanza forte, non sono stata coraggiosa..-
Gli occhi azzurri come i miei si velano di lacrime..
Sembra che per lei il tempo non sia mai passato..
I capelli biondi sono raccolti in una coda di cavallo alta, le rughe sul suo viso sono davvero leggere, quasi impercettibili, il corpo sinuoso e snello.
Ha per caso fatto un patto col diavolo?
Mi lascio andare sullo schienale della sedia..
-Dimmi..perché la vita ci ha riservato questo trattamento?-
-Perché è crudele a volte, ma tu sei il più bel regalo che la vita potesse farmi. Ho sbagliato, non sono stata in grado di proteggerti, di essere presente per te, ma voglio rimediare Isabell, credimi..dammi una possibilità..-
La guardo negli occhi..
-Mamma..ho smesso di fidarmi delle persone molto tempo fa..io..non credo..-
-Non dire così! Sei giovane! Hai una vita davanti! Non lasciare che la sua presenza distrugga anche la tua vita..-
-Non è facile..lui vive nei miei peggiori incubi..-
-Ti prego Isabell..-
-Lo odio.-
-Lo so..-
Mi alzo e lentamente mi avvicino alla finestra.
Guardo fuori i bambini che giocano in strada, un'auto sportiva parcheggia proprio qui sotto attirando l'attenzione di molti curiosi, ed anche la mia.
Che ci fa qui un'auto come quella?
-Cos'è questo vociferare?- chiede mamma affiancandomi. -Oh..è venuto a trovarli..-
-Chi?- non stacco gli occhi dall'auto nemmeno per un istante.
-Axel.-
Axel Loyer.
Lo vedo scendere dall'auto, i capelli castani rasati ai lati e con un ciuffo ribelle spettinato. Occhiali da sole, una sigaretta tra le labbra, carnose.
Un lieve accenno di barba ben curata.
Fisico allenato, spalle larghe, indossa una felpa grigia con un logo nero stampato sulla schiena. Un paio di jeans neri e delle Nike.
È cambiato davvero poco dall'ultima volta che l'ho visto..doveva avere più o meno diciotto anni..
Si guarda intorno con aria direi scocciata, la sua figura poi svanisce dietro il portone.
-Eravate amici quando eravate piccoli.-
-Si, lo eravamo.-
-Perché non vai a salutarlo?-
-Meglio di no, non si ricorda nemmeno sicuramente.-
-Beh non lo saprai finché non ci provi.-
-Non che mi interessi che si ricordi di me.-
-Sai pensavo che avessi una cotta per lui quando andavate al liceo.-
-Eh?-
-Passavate del tempo insieme e così l'ho pensato..- dice.
-Oh si, passavamo il tempo nel terrazzo del palazzo per sfuggire a dei padri di merda. C'era anche suo fratello Theo con noi.-
-Oh..già..anche sua madre non viveva una bella situazione, adesso il signor Loyer, beh..non si comporta più così, è cambiato molto..-
-Magari si è solo stufato.-
-Isabell..-
-Si?-
-Le persone cambiano..-
-Lo so, guarda me, sono diventata una vera stronza, tutto a causa vostra.-
Sospira rassegnata.
-Cosa farai adesso?-
-In che senso?-
-Dove vivrai? Continuerai a stare lontana da me, oppure vuoi ricominciare qui con me..?Hai già trovato un lavoro?-
-Lavoro già da due anni, facevo tirocinio in uno studio legale, dopo la laurea, mi hanno assunta definitivamente.-
-Questo significa che resti a Liverpool?- chiede mentre la delusione si fa largo nel suo sguardo.
Annuisco.-Capisco..-
-Sembri delusa.-
-Speravo..che una volta laureata saresti tornata da me..che avremmo..ricominciato..-
-Ho saputo che hai una malattia, ma che fortunatamente è curabile. Lo studio legale per cui lavoro ha una sede anche qui a Londra. Resto fin quando non sarai guarita, dopo di che si vedrà.- dico
Il suo sguardo si illumina,
-Dici..dici davvero??-
-Si, ma ad una condizione.-
-Tutto quello che vuoi!-
-Se mai quella persona dovesse presentarsi qui, non metterà piede in questa casa. Ho dei soldi messi da parte, risistemiamo quest'appartamento e cancelliamo ogni traccia di quel pezzo di merda. Dopo di che prenderò un auto, mi serve per spostarmi. Tu..lavori ancora?-
-Eh? Ecco..s-si..-
-Bene, se non dovessi sentiti di continuare non preoccuparti, farò gli straordinari.-
-N-No! Ce la faccio!-
-Domani arriva la mia roba. Ho solo qualche cambio.-
-Isabell..puoi dormire nella mia stanza se vuoi, anche con me..-
-Dormirò sul divano, quando sarà tutto sistemato, ritornerò nella mia camera.- prendo la borsa.
-Dove vai?!-
-A fare la spesa, quel frigo è vuoto.-
-Vengo con te.-
-Non c'è ne bisogno, tu..fai qualcos'altro, ho bisogno di una boccata d'aria. Le tue medicine le hai?-
-Si..-
-Se non provo niente per quell'uomo che ti paga visite e medicine, liberatene, non serve più.-
Raggiungo l'ingresso e apro la porta.
-Isabell! Tu..mi perdonerai un giorno?- mi guarda come se stessi per dargli una sentenza.
-Non lo so.- esco dall'appartamento e chiudo la porta.
In quel preciso istante una figura alta e slanciata si trova davanti alla porta dell'appartamento di fronte al mio.
Si volta nella mia direzione e mi osserva da capo a piedi.
È lui.
-Salve.- faccio per andarmene.
-Salve? Sul serio?-
Mi fermo a pochi passi da lui.
-Eh?- mi volto indietro e lo guardo.
-Se non ricordo male, sei Isabell, giusto?-
-Esatto.-
-Sono Axel.-
-Ah si? Beh, ciao.-
So benissimo chi sei.
-Ti ricordi?-
-Vagamente.-
Mento.
-Vagamente?-
-Negli anni ho cercato di rimuovere ogni cosa riguardante questo condominio.-
-Posso immaginare, vale lo stesso per me, ma non significa che mi dimentico delle persone.-
-Non mi importa di ricordare le persone.-
Sorride.
-Sei cambiata.-
-Tu dici?-
-Eri una ragazzina timida, dolce e premurosa un tempo, che ti è successo? Mi sembri un po' inacidita.-
-Dici bene, ero, ora non più. Tu sei sempre lo stesso? Non credo.-
-Già, nemmeno io sono più lo stesso, ma infondo tu puoi capirmi, abbiamo vissuto quegli anni in maniera molto simile, non trovi?-
-Si, se la memoria non mi inganna, con l'unica differenza che a me è andata peggio, ma questi sono affari miei.-
-Peggio?-
-Proprio così. Ora se non ti dispiace ho delle cose da fare. Buona serata.-
-Vivi qui?-
-Che ti importa?-
-Dicevi che non saresti più tornata.-
-Lo dicevi anche tu, ma eccoci qua.-
-Io non vivo qui.-
-Beh, io lo farò da oggi per un po' di tempo, niente di definitivo.-
-Capisco.-
-Ci vediamo.-
-Isabell.-
-Mh?-
-Quel portone giallo..-
-È davvero orrendo.- concludo per lui.
È la frase che dicevamo sempre quando tornando da scuola arrivavano davanti casa..
Sorride compiaciuto.
-Allora questo non l'hai dimenticato.-
-É che lo penso tuttora.-
-Fingerò di crederti.-
-Come ti pare.-
Imbocco le scale lasciando morire la conversazione con Axel.
Una volta fuori sento come se l'aria fosse tornata a riempirmi i polmoni.
Osservo il cielo sopra di me.. è grigio oggi..
Proprio come il mio umore.Isabell
Axel
Loro sono i due protagonisti della storia.
Autrice: buonasera! Eccoci qui nel primo capitolo di questa nuova storia!
Io spero che possa piacervi!❤️
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Fallen Angel ~L'angelo dalle ali nere.~
RomancePer Isabell Lane era strano trovarsi nuovamente davanti al portone di quel condominio, che nei suoi ricordi era un luogo di pura tristezza. Eppure sua madre Carolyn viveva ancora lì e dopo aver terminato il college pochi mesi fa, non poteva far altr...