Come trasformare l'amore in odio.

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Erano mesi che seguivo uno strano rito, ogni sera, prima di andare a dormire. Mi infilavo nelle lenzuola lisce e profumate, sistemate dalla mamma. Mi accoccolavo in un angolo soffice del letto e attendevo che mia madre uscisse dalla stanza.

"Buonanotte."
"Buonanotte."

Una volta sentito il rumore che avevo imparato a riconoscere, quello di quando la porta si era chiusa bene, mi mettevo all'opera: Tiravo fuori il mio nintendo DS e avviavo il motore di ricerca. Digitavo: "Donne nude bellissime", poi mi godevo le immagini. Le scorrevo e le contemplavo con curiosità. Era chiaramente una cosa sporca, ma irresistibile.

Per molto tempo, questo era il punto fino a cui mi spingevo. Poi mi veniva sonno, spegnevo la console e mi addormentavo. Ma presto arrivò una serata con risvolti ben diversi. Non lo avevo programmato, semplicemente era il momento in cui il mio corpo aveva deciso di attivare qualche nuovo istinto.

Ma in quei mesi, i miei gusti si erano plasmati e avevo scoperto come introdurmi in qualche sito porno. Mi avevano sempre raccontato che in quei siti non si deve entrare, perché pieni di virus. Ma in quel momento la curiosità era troppo forte, quindi feci un atto di fiducia. Ne scelsi uno che mi pareva più raccomandabile degli altri: xvideos. Incrociai le dita e ci cliccai sopra. Non accadde nulla. Mi aspettavo finestre e finestre di roba da chiudere, qualche conto alla rovescia per l'auto-distruzione del mio sistema operativo. Ma nulla, si aprì il sito e il suo mare di possibilità. Che la storia dei virus fosse solo un inganno per impedirmi la visita di quei siti? Probabile, ma per sicurezza avrei usato solo xvideos per i successivi quattro anni.

Scorrendo, scorsi per la prima volta l'unione tra porno e anime (i cartoni giapponesi di cui mi drogavo durante la prima fase della mia adolescenza.). Ci dovetti cliccare sopra e non appena caricato, schiacciai in tutta fretta il tasto play. Non so perché in quel momento mi dovesse sembrare più eccitante una ragazza disegnata, rispetto ad una vera, ma le mie azioni non erano esattamente sotto il mio controllo.

Non dirò il nome del porno (o dovrei dire hentai?), perché ho una teoria riguardo la visione dei primi porno: Penso che i gusti della propria futura vita sessuale, siano molto influenzati, se non addirittura la diretta evoluzione, di ciò che si guardava nel periodo della scoperta della masturbazione. Mi sono reso conto che tutt'ora, quando mi trovo solo, spesso guardo video riconducibili alla mia fase da neo-segaiolo. Già che ho parlato di hentai, vi ho detto troppo.

Però per i primi porno che ho visto, nutro un po' d'affetto. Così soft. Quasi innocenti (si può usare "innocente" rivolgendosi alla pornografia?). Poi ci si fa il callo, letteralmente. Inizi a stufarti delle banali penetrazioni e delle semplici palpate. Così finisci per guardare cose che non avresti voluto vedere. Cose che ti eccitano da morire, fino al momento in cui rimani tu, il tuo prodotto finale spiaccicato in un fazzoletto e un senso di disgusto e disapprovazione per te stesso. O forse sono io, che ho solo una curiosità suicida. Ma prima di parlarne, mi sono accertato che fosse così anche per altri maschi. E mi auguro di star scioccando qualche signorina. Sì, ma'am, noi maschietti facciamo vomitare, come dicono le estremiste del femminismo. Hanno ragione.

Ricordo bene la prima volta. Eccitato marcio, completamente sotto alle lenzuola, nel buio, col volto illuminato da un gran bel paio di tette 2D rimbalzanti. Senza nessun secondo fine apparente, la mia mano venne attirata, come per un gioco di magneti, all'interno del mio pigiamino pulito. Iniziai a strofinare il palmo sul mio compagno, creando un simpatico effetto a mattarello. Scoprii negli anni seguenti l'impugnatura più adatta, ma in quel momento dovetti improvvisare.

Continuai per un po' di tempo, senza avere idea di cosa stessi facendo, ma non intento a fermarmi. Poi successe. Mi sborrai addosso. Non ne ero sicuro. Ne avevo già sentito parlare, ma non pensavo che a dodici anni si potesse produrre quella roba. Un momento di panico e confusione, poi la mossa. Presi il lenzuolo e mi pulii come se fosse solo un po' d'acquetta. Ancora provo un forte e nauseabondo imbarazzo, quando immagino l'espressione che si dev'essere stampata sul volto di madre nel momento in cui ha visto la grande macchia, che aveva irrigidito le lenzuola. Quel che è fatto è fatto.

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