Quattro anni.

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Ho scoperto che in quattro anni si possono fare tantissime cose. Si iniziano progetti e se ne finiscono altri, si raggiungono traguardi e se ne impostano di nuovi, si cresce e si apprendono nuove verità. Dio. Sono quattro anni. Si può fare di tutto.

Io negli ultimi quattro ho totalmente stravolto la mia vita. Certo, è normale, visto che sto affrontando l'età dei cambiamenti. A vent'anni nulla è deciso, tutto può cambiare e fa una paura fottuta.

Volano. Poi ti scivolano addosso i ricordi e non ti resta che piangere. Ricordi preziosi che fanno solo male. Anche quando fanno bene fanno male.

Io quattro anni fa frequentavo gli ultimi anni delle superiori, avevo un bel gruppo numeroso di amici e stavo facendo la conoscenza di una ragazza che, ancora adesso, possiede il mio cuore.

Me l'ha strappato dal petto in pochi istanti e non l'ho mai più rivisto. Indossava un cappotto nero e stava spiegando inglese ad una mia amica, al bordo di un campo da basket. Io stavo giocando, perché ancora non mi ero reso conto di quanto sia pericolosa la pallacanestro per un pianista (poi mi sono spaccato un dito, porca di una troia.).

La notai immediatamente. Mi avvicinai e dissi, di sicuro, qualche minchiata. Dio santo, che bella. I capelli ricci e castani che mi urlavano di affondarci dentro le mani e io che lottavo con i miei pensieri intrusivi a fatica. Poi sfoggiò il sorriso più tenero di sempre e TAC. Mi aveva rubato il cuore. Non me ne accorsi all'istante, ma ogni volta che parlavo con lei, mi era un po' più chiaro. Era ancora più palese quando parlavo di lei a Luce (onnipresente nella mia vita, a quanto pare.).

"Bro. Ma quella è la ragazza perfetta?"
"Mi sa di sì."
"Partiamo dal fatto che non esistono ragazze più belle."
"Okay, forse esageri-"
"Poi è bellissimo parlare con lei. Non mi guarda come se fossi uno stramboide, ma anzi, capisce le mie battute e le sue risposte sono favolose."
"Sì, bro. Hai ragione tu. È perfetta."
"Okay, era giusto per esserne sicuri."

Ricordo una conversazione del genere tra me e Luce, durante la prima uscita di Mic col nostro gruppo di amici. Si era inserita a meraviglia. Piaceva a tutti, o a me piaceva abbastanza da compensare anche per gli altri.

Dopo un paio di mesi si è fidanzata con il ragazzo più brutto del gruppo. Oggettivamente. Un bravissimo ragazzo, dall'aspetto compromesso dalla Kinder, il Mc Donald e le sue origini sarde (spero che se mai leggerà questa frase, deciderà di non menarmi).

Sembrava sprecata tra le sue braccia, ma non rimasi sconvolto dal fidanzamento, perché ai tempi stavo sviluppando un flirt con Alessandra e pensavo che così, perlomeno, non avrei dovuto scegliere tra le due fanciulle.

Poi, all'unisono, Mic si lasciò e Alessandra partì per l'Inghilterra. Il suo viaggio sarebbe durato soltanto un mese, ma bastò per sabotare il nostro futuro insieme (se mai ne avremmo avuto uno.). Mi bastarono due feste in presenza di Mic per capire che fosse la ragazza giusta per me.

Non avevo nemmeno l'intenzione di provarci con lei. Fu naturale. C'era sintonia e i discorsi filavano tra le risate e gli sguardi consapevoli. Era chiaro che ci piacevamo.

Della prima festa mi ricordo qualche speciale istante: io ubriaco che abbraccio Mic, la morbida realizzazione di averle toccato il seno con il mio petto, io ribaltato su un tavolo di legno ubriaco (io, non il tavolo), che le parlo senza freni.

"Ma hai già rotto con Leno?"
"Sì, qualche giorno fa."
"Oh... Mi dispiace." ma in realtà non mi dispiaceva affatto e si capiva dal fatto che me la stessi ridendo di gusto. Oltretutto Leno era presente e stava ascoltando. Percepii il suo odio, ma dopo aver valutato l'idea di menare a sangue un ragazzo ubriaco e inerme, se ne andò.

"Non fa nulla. Te invece che mi dici?"
"Prima stavo dicendo una cosa a Luce."
"Cosa stavi dicendo?"
"Mi sa che non te lo posso dire."
"Dai, mantengo il segreto."
"Oh, allora... Stavo dicendo che sei molto carina."
"Ma davvero?"
"Sì, no. In effetti non ho detto 'carina', ma ho detto che sei fica."

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